Bilancio attacco Ucraino

Come già sottolineato nel precedente articolo, bisognava attendere le informazioni ufficiali prima di lasciarsi trascinare dall'onda emotiva costruita ad arte. Ma quanto è vero ciò che ci viene raccontato?
Colpisce — e inquieta — la velocità con cui i servizi NATO riescono a trovare esperti come Kristian Åtland, pronti a spiegare tutto in tempo reale. Impressionante, se pensiamo che durante l'11 settembre 2001, a casa loro, non sono riusciti neppure a capire chi ha fatto cosa, e ancora oggi mancano risposte precise e soprattutto vere.
La preoccupazione, certo, cresce: se l'operazione fosse davvero avvenuta nei termini descritti, ci troveremmo davanti a una gravissima escalation, con il coinvolgimento di infrastrutture sensibili, anche nucleari. Uno scenario che potrebbe alterare in modo drammatico gli equilibri geopolitici mondiali.
Tuttavia, molti aspetti restano tutt'altro che chiari. I video provengono da fonti ucraine e da social non ufficiali; alcune fonti russe hanno confermato attacchi, ma non ne hanno mai riconosciuto la reale portata.
Serve estrema cautela. In tempo di guerra, l'informazione è spesso strumentalizzata. Prima di trarre conclusioni o invocare reazioni, è necessario capire davvero cosa sia successo. Se i fatti dovessero essere confermati nella loro interezza, sì, sarebbe un evento senza precedenti, con conseguenze potenzialmente globali. Ma quel "se" pesa, eccome.
Secondo le nostre fonti — russe e internazionali — l'attacco avrebbe avuto successo solo in due aeroporti, mentre in tutti gli altri i droni sarebbero stati abbattuti. Nei due aeroporti colpiti risultano sette aerei danneggiati.
In ogni caso, essendo i droni piccoli e dotati di cariche esplosive limitate, il danno complessivo è stato relativamente basso.
I fumi e gli incendi visibili nei video? Secondo fonti del governo russo, sarebbero stati causati da pneumatici posizionati volutamente sugli aerei per impedirne lo spostamento a causa del vento e difendersi da eventuali piccoli attacchi. Una pratica comune per mezzi esposti all'aperto sin dall'antica Unione Sovietica. Due velivoli torneranno in funzione a breve, gli altri nel giro di due o tre mesi.
L'obiettivo dell'attacco era chiaro: colpire l'immagine della Russia. Ma i russi, pragmatici, sono comunque andati all'incontro previsto per esplorare la possibilità di trattative di pace. E, secondo alcune indiscrezioni, avrebbero addirittura colpito e ucciso a Sumy un agente inglese dell'MI6.
Una risposta misurata, se si considera che la reazione poteva essere ben più pesante, se non addirittura nucleare.
E in questo caso, sì, possiamo dire che le buone notizie esistono ancora — basta saperle cercare dietro il rumore mediatico.
Ma ....
Fino ad oggi, tra le potenze nucleari vigeva una regola non scritta ma rispettata: gli aerei potenzialmente equipaggiati con armi nucleari dovevano essere visibili, proprio per garantire un minimo livello di trasparenza reciproca.
Ma dopo l'attacco deliberato a velivoli che avrebbero potuto trasportare armamenti nucleari, questa prassi è destinata a cambiare.
Secondo quanto dichiarato da un generale statunitense, la Russia ora sarebbe pronta a spostare tali mezzi in basi segrete e irraggiungibili, sottraendoli di fatto a ogni possibile controllo visivo o satellite.
Una svolta preoccupante, poiché proprio quella "esposizione controllata" serviva a mantenere un fragile equilibrio tra le grandi potenze nucleari.
Se la fiducia residua svanisce anche su questo fronte, l'era della deterrenza trasparente potrebbe lasciare spazio a un nuovo clima di sospetto e opacità, con conseguenze difficilmente prevedibili.
Djàvlon