Boldrini ad Arghillà
La parlamentare del Pd Laura Boldrini a Reggio Calabria ha incontrato presso il carcere ad Arghillà plesso San Pietro, l'attivista curda-iraniana Maysoon Majidi, arrestata con l'accusa di essere una scafista.
Majidi è in carcere, accusata di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, in base a due testimonianze raccolte da un interprete afghano, tra i più di settanta migranti a bordo del veliero. A loro dire Maysoon avrebbe aiutato il capitano, il turco Ufuk Akturk, che sarà giudicato con rito abbreviato oggi 24 settembre, insomma in parole povere una scafista, magari conosciuta nell'ambiente degli attivisti, ma sempre scafista secondo l'accusa.
Comunque sono i giudici che giudicano, ne noi ne la Boldrini.
Quello che ci impressiona della Boldrini, è che non è venuta a Reggio per protestare contro i "Gravissimi disordini" avvenuti a fine agosto nella casa circondariale di Reggio Calabria, dove un gruppo di detenuti di origini georgiane ha combinato il finimondo, oppure poteva essere venuta per perorare la causa di una donna italiana, una delle tante e dei tanti calabresi in carcere, forse anche loro innocenti, quindi non è venuta a lamentare le centinaia di arresti, con ingiusta detenzione, dei calabresi, non è venuta a capire come mai dopo le assoluzioni, buona parte degli innocenti non hanno avuto indietro, i loro beni sequestrati o un giusto indennizzo.
No lei è venuta a difendere la causa di un'attivista straniera, arrestata con l'accusa di essere una scafista.
Per intenderci, gli scafisti sono quelli che a pagamento o per un altro interesse favoreggiano l'emigrazione clandestina in Europa, in Italia e in Calabria. Quelli che portano in Italia decine di migliaia di persone, che poi dopo aver arricchito chi li ospita (che ricevono ingenti somme per farlo, secondo denunce e processi in corso) vengono abbandonati letteralmente su strade che portano a difficoltà e malavita.
Magari Maysoon Majidi, come l'altra attivista arrestata in Calabria Marjan Jamali, ci auguriamo di si, potrebbero anche essere innocenti.
Ci piacerebbe però capire chi sono realmente gli scafisti.
Spero che la Boldrini, e i parlamentari che sono accorsi in solidarietà alla Majidi, si ricordino, un giorno, delle donne calabresi, degli uomini calabresi, italiani che marciscono in carcere, senza avere la visita dell'illustre deputata, poi assolti e che non riavranno indietro mai più, ne la dignità, ne i loro averi.
Magari ricordare anche quei ragazzi dei barconi, ora li ad Arghillà o in altre carceri, per aver commesso reati, dopo essere stati abbandonati, in un mondo che non era il loro, usati dalla politica e dati in pasto ai leoni.
Migranti condannati per stupro e omicidi anche e non solo di donne italiane. Gli stessi con la stessa accusa di Maysoon Majidi, che li hanno accompagnati sulle nostre coste.
Masaniello Pasquino