Brasile, giudice permette post di trafficanti, ma proibisce quelli della destra

03.11.2025

Una megaoperazione condotta la settimana scorsa a Rio de Janeiro contro il Comando Vermelho ha riportato alla luce un paradosso del sistema giudiziario brasiliano nel trattamento della libertà di espressione: mentre gli indagati di destra, tra cui deputati, senatori, donne e giornalisti, colpiti dalle decisioni del Supremo Tribunale Federale (STF), continuano a essere censurati e non possono manifestarsi sui social o rilasciare interviste, noti trafficanti e persone legate al crimine organizzato (assassini dichiarati) mantengono una presenza digitale attiva, arrivando persino a trasmettere in diretta o concedere interviste ai media, e ordinare punizioni violente e omicidi.

Poco prima dell'operazione, diversi criminali poi uccisi negli scontri con la polizia pubblicavano regolarmente sui social. Tra questi, una trafficante conosciuta come Penélope, soprannominata "Japinha do CV", che vantava migliaia di follower e mostrava fucili nelle sue foto, divenute virali dopo la sua morte; oppure Yago Ravel Rodrigues, che si esibiva online armato in piena strada.

La tolleranza verso il crimine organizzato non riguarda solo figure minori. Márcio Nepomuceno, detto Marcinho VP, storico leader del Comando Vermelho, ha un profilo Instagram attivo gestito da persone a lui vicine, nonostante si trovi in carcere.
Recentemente la pagina ha promosso un libro scritto da Márcio, divenuto protagonista alla Festa Letteraria Internazionale di Paraty (FLIP). Inoltre, il boss ha chiesto al STF l'autorizzazione a concedere un'intervista alla TV Record sull'operazione in corso, dopo aver già parlato alla stessa emittente nel 2018.

Nel frattempo, figure pubbliche come l'ex deputato Daniel Silveira, condannato per dichiarazioni contro il STF, hanno ancora oggi i propri account social bloccati e non possono rilasciare interviste. Al contrario di Marcinho VP, il cui libro può essere pubblicizzato liberamente, Silveira resta censurato.
Lo stesso vale per i partecipanti agli eventi dell'8 gennaio 2023 a Brasilia, vecchi, donne e bambini, accusati di vandalismo (e ormai sappiamo tutti che è una bugia e che a distruggere sono stati altri, per fermare le proteste pacifiche della popolazione).

"Questa evidente disparità di trattamento rafforza l'idea che i processi relativi agli eventi dell'8 gennaio siano veri e propri show trial, processi-spettacolo, il cui scopo non è punire secondo la legge, ma dare un esempio politico per scoraggiare qualsiasi futura ribellione", afferma il giurista Fabrício Rebelo, coordinatore del Centro di Ricerca in Diritto e Sicurezza (Cepedes).

Anche Filipe Martins, ex consigliere presidenziale di Bolsonaro, pur non essendo stato condannato, non può usare i social né rilasciare interviste. Il Supremo ha perfino censurato testate come Folha de S.Paulo, Poder360 e Gazeta do Povo che volevano intervistarlo, sostenendo che le sue parole avrebbero potuto "turbare" il processo.
Queste misure derivano da decisioni del ministro Alexandre de Moraes, basate su interpretazioni estensive delle norme del Codice di Procedura Penale, cioè sulle sue personali Leggi, l'ex avvocato del PCC una delle fazioni, sembra occupare un trono. In un paese dominato dalla Fazioni criminali dalla dittatura giudiziaria.

Le decisioni contrastano con casi precedenti in cui lo stesso potere giudiziario aveva autorizzato interviste con noti membri di fazioni criminali, incluso Fernandinho Beira-Mar, intervistato più volte in TV.

Persino l'ex presidente Jair Bolsonaro, prima di qualsiasi condanna (senza prove e regolare processo), è stato vietato di postare sui social, anche tramite account di terzi. Nel luglio di quest'anno, dopo aver partecipato online a un evento critico verso il STF, Moraes ha ritenuto che Bolsonaro avesse violato il divieto semplicemente parlando attraverso canali di altre persone.

"Quasi nulla di ciò che emerge dai processi sugli 'atti golpisti' imputati a Bolsonaro si regge, né nelle condanne né nella conduzione, che include misure restrittive prive di qualsiasi base legale", afferma ancora Rebelo.

Leniente con i trafficanti, severo con la destra

La censura preventiva nei confronti della destra non riguarda solo condannati o indagati, ma anche parlamentari in carica.
Un'inchiesta della Gazeta do Povo rivela che almeno 13 deputati e senatori hanno avuto i loro profili bloccati dal 2019 per decisione giudiziaria, pur non essendo inclusi in nessuna inchiesta del Supremo.
Tra i nomi figurano Otoni de Paula, Nikolas Ferreira, Gustavo Gayer, Coronel Tadeu, Major Vitor Hugo, José Medeiros, Bia Kicis e Cabo Junio Amaral. I giudici hanno motivato i blocchi con il rischio che eventuali post futuri potessero "minacciare l'ordine pubblico o la credibilità delle istituzioni" ormai a zero in Brasile.

Nel frattempo, personaggi legati a indagini sul crimine organizzato non ricevono lo stesso trattamento. L'avvocata e influencer Deolane Bezerra, ad esempio, conserva un profilo Instagram con oltre 22 milioni di follower, più dello stesso Nikolas Ferreira.
Pur essendo sotto inchiesta per legami con trafficanti e per riciclaggio di denaro legato a scommesse illegali, non ha mai subito restrizioni sui social.
Nel 2024 ha mostrato online una collana appartenente a un boss del traffico nel Complexo da Maré. Nello stesso anno è stata coinvolta nell'operazione "Integration", ma nessuna misura cautelare le è stata imposta: continua a postare liberamente.

"Anche chi è in carcere per crimini gravissimi ha diritto a esprimersi, scrivere, comunicare. La libertà di espressione è così sovrana che vale persino per i detenuti. Tuttavia, per politici di destra o persone che operano in quell'ambito, essa diventa un reato a parte, un modo per impedir loro di continuare a fare politica", spiega André Marsiglia, avvocato specializzato in libertà di espressione.

Marsiglia aggiunge:

"Se la logica applicata alla destra fosse generale, anche la sinistra avrebbe subito le stesse conseguenze. Ma ricordiamo che Lula poté rilasciare interviste mentre era in prigione, e nessuna misura simile fu presa contro i manifestanti del MST quando occuparono edifici pubblici."

In conclusione:
Il Brasile vive una situazione in cui la giustizia appare selettiva e politicamente orientata. La libertà di espressione, principio cardine di ogni democrazia, è oggi concessa a criminali dichiarati, mentre viene negata a cittadini, giornalisti e politici non allineati al potere.
Una realtà che ricorda sempre più da vicino la deriva autoritaria del regime di Nicolás Maduro.

Masaniello Pasquino

Fonte: Gazeta do Povo