Cuore Napoletano impavido
Quando Antonio Conte ha posato lo sguardo su Napoli la scorsa estate, ha fatto ciò che gli riesce meglio: ha scelto i suoi uomini e ha preteso vittorie. Con un passato di quattro Scudetti alle spalle, il tecnico pugliese ha ricostruito la rosa in quarantott'ore, portando al Maradona Romelu Lukaku e – soprattutto – Scott McTominay, il centrocampista che il Manchester United considerava sacrificabile. Quella scelta si è rivelata decisiva: i due nuovi arrivati hanno firmato 26 gol in campionato e hanno spinto il Napoli fino al tricolore del 23 maggio 2025.
Il condottiero in panchina
Conte, primo allenatore capace di vincere la Serie A con tre club diversi, ha imposto subito il suo credo: organizzazione, senso di appartenenza, e un 3-5-2 cucito addosso ai suoi interpreti. Nello spogliatoio tutti parlano di un gruppo «più unito della somma dei singoli», la stessa coesione che Conte pretendeva alla Juventus e all'Inter. Ma la scintilla che ha incendiato il cuore dei tifosi partenopei porta il nome di un eroe venuto dalle Highlands.
Scott McTominay, il "Braveheart" di Fuorigrotta
Scartato dall'Old Trafford, McTominay ha trovato a Napoli non solo minuti, ma una nuova identità tattica: da mediano di rottura a "raider" d'inserimento, capace di chiudere la stagione con 12 reti in 34 gare e il premio di MVP della Serie A. Con quel volo in rovesciata contro il Cagliari, il 26enne di Lancaster (ma scozzese fino al midollo) ha consegnato il quarto Scudetto alla storia del club. Insieme a Billy Gilmour è il primo scozzese a sollevare il trofeo italiano da 120 anni, dai tempi di Jack Diment e James Squair con la Juventus nel 1905 Football Italia.
Il parallelo con William Wallace
Qui l'emozione travalica i numeri e incontra la leggenda. Sir William Wallace, che nel 1297 guidò l'insurrezione scozzese e sconfisse gli Inglesi a Stirling Bridge prima di essere tradito e giustiziato, è celebrato come simbolo eterno di libertà Encyclopedia Britannica. La sua epopea – resa popolare dal film Braveheart di Mel Gibson, vincitore di cinque Oscar nel 1996 – racconta il coraggio di chi sfida un impero pur di affermare la propria identità.
McTominay non rischia la forca, certo, ma la traiettoria emotiva è simile: rifiutato dal sistema inglese che lo aveva cresciuto, arriva in una terra lontana, conquista la fiducia di un popolo appassionato e, trascinato dallo slogan "Cuore Impavido", combatte fino all'ultimo minuto per un obiettivo più grande di lui. Le immagini dei vicoli di Napoli tappezzati di kilts, bandiere azzurre e tartan ricamano la connessione tra Nord e Sud, tra libertà e riscatto.
Due eroi, una stessa fiamma
Visione e leadership: Wallace fu nominato "Guardiano di Scozia" dopo Stirling Bridge; Conte, in senso calcistico, esercita lo stesso ruolo di guida suprema verso la vittoria.
Regola dell'esempio: Wallace ispirava i clan scendendo sul campo armato di claymore; McTominay galvanizza la squadra pressando fino al 95′ e correndo più di chiunque altro (secondo i dati Serie A percorre in media 11,8 km a partita, massimo tra i centrocampisti del Napoli).
Sacrificio personale: Wallace pagò con la vita; McTominay ha sacrificato la comfort-zone dello United, accettando un taglio d'ingaggio rispetto a tanti ex-compagni per inseguire un sogno che ora illumina il Golfo.
Uno sguardo al futuro
Nei prossimi giorni la città celebrerà il suo nuovo "Braveheart" con murales, pizze dedicate e cori in dialetto misto scots-napoletano. Quando le luci dei festeggiamenti si spegneranno (se si spegneranno), il significato profondo resterà: come Wallace insegnò che la libertà vale ogni rischio, McTominay ha dimostrato che il coraggio di cambiare orizzonte può riscrivere una carriera e la storia di un club.
E chissà, forse tra cent'anni i bambini scozzesi studieranno due nomi nei loro libri: William Wallace, eroe dell'indipendenza, e Scott McTominay, il guerriero che conquistò l'Italia armato solo di passione, sudore e di un pallone azzurro.
Andrea Ruggeri