Francesco Gregorio Quattrone e perché non c’è una risposta al suo caso

09.04.2024

Imprenditore reggino Francesco Gregorio Quattrone oggi con 66 anni è salito questa mattina nuovamente su una gru all'interno del Palazzo di Giustizia a Reggio Calabria per protestare per avere rispettati i suoi diritti.

Coinvolto in passato nel processo "Olimpia", da cui è stato prosciolto.

L'imprenditore reggino, è stato assolto perché il fatto non sussiste, anche da un secondo processo chiamato "Enturage", durante il quale ha subito il sequestro di tutti i beni e da quel giorno, chiede, la restituzione degli stessi. L'odissea giudiziaria dell'imprenditore di Gallina continua, tra assoluzioni e rinvii nessuna risposta seria da parte della giustizia, e oggi 8 aprile 2024 nuovamente, rischiando la sua vita è salito sulla gru per far si che qualcuno, sappia che ancora oggi, non ha avuto la restituzione di quello che lo stato "ingiustamente" gli ha sequestrato.

Ormai il signor Quattrone non sa più cosa fare, il 14 giugno del 2022 si è incatenato al Cedir, chiedendo giustizia, chiaro con l'obiettivo di far conoscere la sua storia e sensibilizzare l'opinione pubblica, ma nessuna risposta da parte della giustizia, chiamata da lui InGiustizia.

Dopo quel giorno la sua protesta è continuata a Catanzaro e Roma poi, nuovamente a Reggio, fra incatenamenti e salite sulla Gru potremmo dire che sta battendo i record di perseveranza e visto che, in molti casi, l'insistenza si premia, vogliamo raccontarla anche noi e tifare perché un innocente abbia nuovamente le sue proprietà restituite.

Francesco ex imprenditore di Gallina, titolare di Arca di Joli, Luxury, Albergo Arca e Unicità. Nel 2010 viene arrestato con misura cautelare 416-bis. Dopo 20 giorni il Tribunale della Libertà annulla l'ordinanza, ma in automatico fa' scattare il sequestro di tutti i beni.

Quattrone soffre, lo stesso, un processo, e nei tre gradi di giudizio viene confermata la confisca dei beni, era il 2015.

Nel 2020 si conclude dopo anni il processo con l'assoluzione piena perché il fatto non sussiste.

Lo stesso richiede la revisione del processo e la Cassazione il 25 maggio 2022 rigetta la richiesta della restituzione dei beni sequestrati.

Questo per lo meno è quello che asserisce lo stesso Francesco e i suoi avvocati, e che più volte il sig. Quattrone ha mostrato davanti ai portoni dei Palazzi di Giustizia, dove o incatenato o salendo sulla gru.

Ma la novela continua.

Il 1 dicembre 2022 viene fissata, finalmente, l'udienza per le revisione del processo al 15 marzo 2023, ma un mese prima arriva la notifica con la scusante di un rinvio. Il caso vuole che a Catanzaro sia cambiata anche la commissione., ma forse il motivo è un altro.

I beni sequestrati del valori di vari milioni di euro, non li ha riavuti anche con l'assoluzione e forse non li riavrà mai, infatti la confisca in Italia non è legata a un reato commesso, ma alla pericolosità sociale determinata in quel momento.

Il Tribunale dei diritti dell'uomo nell'estate passata ha chiesto all'Italia di modificare questa situazione ed era quello che gli avvocati di Francesco speravano, ma il governo doveva rispondere entro il 13 novembre, e per quello che abbiamo visto anche oggi, il povero Quattrone continua la sua lotta.

È arrivata l'ora come diceva due anni fa il collega Pietro Cavallotti "Era stato pubblicizzato dai giornali asserviti a quella sezione come l'esempio più fulgido di come si colpiscono le infiltrazioni della mafia nel tessuto economico. Tradotto: era l'esempio più ignobile di come giudici irresponsabili, grazie a una legge che conferisce loro il libero arbitrio, possono colpire persone colpevoli di nulla".

Il Giudice Falcone nel 1991 ammoniva su quanto fosse «gravemente distonica, rispetto ai principi dello "Stato dei diritti", oltre che inefficace, la pretesa di ricorrere massicciamente alle misure di prevenzione contro il crimine organizzato, trascurando il rigoroso accertamento delle responsabilità attraverso il processo penale».

È successo, invece, che, tradendo Falcone, si è andati alla caccia dei patrimoni dimenticandosi di individuare i reati. Risultato? Un esproprio di dimensioni gigantesche che ha distrutto intere economie e la vita di tantissimi imprenditori incensurati, mai rinviati a giudizio o assolti definitivamente.

Djãvlon

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