Indios dell’Amazzonia denunciano Ong del Peperoncino
Non tutte le torte vengono col buco e non tutte le Ong sono oneste, anzi a dire il vero pochissime si possono fregiare di questo attributo, specialmente in Amazzonia, dopo quelle che rubavano l'oro e i diamanti (tra queste investigata una grandissima impresa Toscana) agli Indios e al Brasile, dopo quelle che portavano via gli animali silvestri (anche qui l'Italia era presente) e ancora dopo quelle che condannavano gli incendi nella parte della foresta pluviale e poi appiccavano loro il fuoco per filmare il tutto e guadagnare con le donazioni, arriva anche l'Ong al Peperoncino, ma non vi preoccupate non è una Ong Calabrese dell''nduja, ma invece pagava agli Indios meno di 0,05 centesimi di euro al grammo, per un prodotto che arriva sul mercato mondiale a 25 euro al grammo, o 25.000 Euro al chilo e in molti casi neanche pagavano i 0,05 centesimi.

Composta da 40 famiglie, la comunità Ucuqui Cachoeira sul fiume Uaraná, in Amazzonia, ha pubblicato una lettera che rivela i presunti abusi commessi dalle ONG del peperoncino che operano nella regione.
Altro che Ong per salvare gli Indios dall'estinzione.
La rivista brasiliana Oeste ha avuto accesso al documento inviato martedì 26/09 alla Commissione Parlamentare d'Inchiesta (CPI) che indaga sul terzo settore in Amazzonia.
"Registriamo che la nostra comunità, dalla sua fondazione nel 1974 fino al momento attuale, non ha mai ricevuto alcun beneficio concreto dai progetti provenienti dalle Ong Instituto Sócio Ambiental (ISA) e Federação das Organizações Indígenas do Rio Negro (Foirn), di São Gabriel da Cachoeira", si legge in un estratto del testo firmato dagli indigeni di etnia Baniwa.
Secondo la popolazione, l'ISA, con l'aiuto di Foirn, si è appropriata delle conoscenze degli indigeni sulla coltivazione del peperoncino locale per trarne profitto.
L'ISA ha anche promesso una casa del peperoncino nella regione, "ma purtroppo vi è solo una casa e un nome, perché non ci sono materiali o attrezzature per lavorarlo", insomma una bella presa in giro.
"Nel frattempo, la casa serve come habitat per i pipistrelli", dicono gli indigeni.
Secondo i firmatari del documento, l'ISA pagava 4 reais (0,7346 centesimi di Euro) per ogni barattolo di peperoncino da 15 grammi e lo rivendeva a 60 reais (11,019 Euro) in città.
Solo per farvi capire il peperoncino in Amazzonia, trovato molto anche tra gli indios del Perù "Aji Charapita" è venduto a 25.000 euro al chilo, anche se "poco conosciuto" nei paesi occidentali, è ricercato tra gli intenditori di peperoncino e chef stellati come David Muñoz, ma addirittura quello degli Indios può raggiungere nel mercato internazionale i 40 Euro a grammo essendo una rarità e con tutto il percorso legato agli stessi indios Baniwa.
Sempre secondo gli indigeni, le ONG avrebbero promesso di trasferire il 10% dei profitti dal commercio con un birrificio irlandese per l'acquisto dei peperoncini utilizzati in una birra speciale (per renderla più dissetante, ma il prezzo della birra aumenterebbe da 10 a 20% portando il valore della spezia amazzonica a valori e quantità altissime).
I soldi, agli Indios però, non sono mai arrivati.
"Vogliamo giustizia e che l'ISA ci risarcisca per gli abusi e l'avidità che abbiamo subito per decenni", si legge nella lettera. "La sostenibilità e la sicurezza alimentare qui non esistono. Per garantirci il cibo, passiamo 24 ore nella foresta o sul fiume alla ricerca di selvaggina o pesce per garantire la nostra sussistenza".
Sostegno dell'IPC alla CPI sulle ONG amazzoniche
La lettera esprime anche "pieno e incondizionato sostegno" alla CPI (Commissione Parlamentare di Indagine) sulle ONG. "Rinnoviamo la speranza che, con il risultato della CPI, avremo la libertà di un reale sviluppo economico e sociale per la nostra comunità e per il Paese, consentendo così l'esercizio della sovranità nazionale nei più diversi aspetti, soprattutto in relazione a quelle opere caratterizzate come di interesse regionale e nazionale", si legge nel documento.
Fonti: Mondo del Peperoncino; Revista Oeste; Gambero Rosso; WWf.it; Site Italia.