Inter, la nuova maglia della sfortuna si chiama Ferragni

Chi porta sfiga? La nuova maglia della sfortuna si chiama Ferragni
Ora lo so: solleverò un polverone. Ma fatemi una domanda semplice. Secondo voi esistono persone che — senza volerlo, magari con le migliori intenzioni — riescono a seminare sfortuna ovunque passino? Non per cattiveria, eh. Magari sono pure gentili, educate, empatiche. Ma ogni volta che appaiono, zac!, qualcosa va storto. Coincidenze? Forse. O forse no.
Chiamiamola pure scaramanzia, superstizione, folklore. Ma se da secoli in ogni paese del mondo esiste un modo per dire "quello porta sfiga", un motivo ci sarà. In Italia, poi, la tradizione è più viva che mai. C'è chi tocca ferro, chi sale col piede destro, chi evita il viola e chi fugge da certi soggetti come da un esattore delle tasse.
Massimo Boldi, per esempio, non ha dubbi. In un'intervista ha detto chiaramente: "Io credo assolutamente che ci siano delle persone che portano sfiga… Bisogna far finta di niente e stargli lontano il più possibile. Io cerco di evitarli, e se li incontro, mi tocco subito le palle."
E se lo dice Cipollino, non può essere solo una battuta da cinepanettone.
Ferragni: dalle uova ai gol mangiati
Prendiamo il caso Chiara Ferragni. In pochi anni è passata da imprenditrice di successo a protagonista di una vera e propria commedia all'italiana. Pandori finti solidali, uova di Pasqua con la sorpresa legale, colombe mal lievitate e bambole accusate di essere tutto tranne che inclusive. Un crollo d'immagine che nemmeno i mercati azionari in tempo di guerra.
E fin qui, direte voi, sono solo errori imprenditoriali. Ma il punto è che questa ondata negativa pare contagiare anche chi le sta intorno.
Ultimo caso? L'Inter.
La nostra "influencer nazionale" si presenta bella sorridente in una foto con la maglia nerazzurra, su un suo social, orgogliosa di condividere la sua "passione" con i tifosi. Tempismo perfetto: da quel momento, l'Inter inizia a perdere tutto. Fuori dalla Coppa Italia con un sonoro 0-3 contro il Milan, sconfitta col Bologna, tonfo con la Roma. E il primato in campionato? Sparito.
A quel punto, la rete esplode: "Per favore, Chiara, mettiti la maglia del Barcellona prima di martedì!"
Aveva già fatto lo stesso indossando la maglia del Milan.
Sfortuna o karma algoritmico?
Ora, che sia malocchio o algoritmo impazzito poco importa. Il dato di fatto è che ovunque Ferragni metta piede — che sia su un pandoro, in un'aula di tribunale o in una curva nord — le cose iniziano ad andare storte.
E questo non lo dicono solo i social con meme a raffica, ma anche una fetta crescente di opinione pubblica, che ha iniziato a usare il nome "Ferragni" non più come marchio ma come sinonimo di "porta male".
Dove finisce la superstizione e dove inizia la realtà mediatica? È difficile dirlo. Ma in un Paese dove si gira tre volte su se stessi per evitare il malocchio, non è strano che una semplice foto in maglia Inter diventi un caso nazionale.
Forse, più che influencer, Chiara è diventata una in-fallita, nel senso letterale del termine: ovunque metta mano, qualcosa fallisce. E a giudicare dai risultati sportivi, commerciali e giudiziari degli ultimi mesi, l'effetto domino è reale.
Conclusione (con cornetto rosso in tasca)
Quindi sì, cari lettori, la domanda è lecita: esistono persone che portano sfiga?
Magari no, ma esistono persone talmente cariche di energia sbagliata da contagiare tutto ciò che toccano. E forse, solo forse, Chiara Ferragni in questo periodo è una di loro.
Altro che karma digitale: qui siamo tornati al medioevo scaramantico. E vista la piega, io mi tengo il mio cornetto in tasca, e prima di aprire Instagram controllo se c'è lei.
Nel dubbio, non si sa mai.
Djàvlon
"portàri pìcciu"