Landini e la Manovra (del weekend lungo)

Maurizio Landini lancia uno sciopero generale per venerdì 12 dicembre, ufficialmente contro la Manovra del Governo. Ma la data, curiosamente, cade di venerdì — e la premier Giorgia Meloni non ha perso occasione per ironizzare: "In che giorno cadrà, secondo voi, il 12 dicembre?".
Una battuta che suona come un invito a chiedersi se si tratti davvero di una protesta contro la manovra o, piuttosto, di una manovra per il ponte: tre giorni di vacanza sotto l'albero della coerenza sindacale.
D'altronde, viene da chiedersi se tutte queste mobilitazioni non servano più a manovrare Landini verso un posto di lavoro migliore, magari alla guida di una sinistra in cerca d'autore. Perché a forza di manovrare, il rischio è che il treno deragli — e con esso anche la credibilità di chi dovrebbe difendere i lavoratori, non solo il fine settimana.
Nel frattempo, per milioni di cittadini, la mobilitazione è diventata una routine che grava sulla pelle (e sulle tasche) di chi lavora davvero.
Scioperi a ripetizione, disagi costanti, e un senso crescente che questa macchina del "no" serva più a muovere carriere che coscienze.
E non è mica finita qui: chissà che non arrivi un altro sciopero il 21 dicembre, giusto per anticipare le festività natalizie.
O magari un altro il 7 gennaio — così da estendere il ponte all'8, al 9, e riprendere fiato solo il 12.
Poi tutti in fila, sotto il cornicione, per un piatto di pasta, o un pacco alimentare, visto che con le politiche "landiniane" rischiamo di diventare sempre più poveri.
Una manovra, questa sì, che non lascia scampo.
Masaniello Pasquino
