Le Olimpiadi non seguono più il pensiero di De Coubertin

01.08.2024
Gabriel Medina ; foto Jerome Brouillet
Gabriel Medina ; foto Jerome Brouillet

Poi ci dicono perché non parliamo delle Olimpiadi?

Con certezza lo spirito del barone Francese Pierre De Coubertin, che ispirò le Olimpiadi moderne, non esiste più, o per lo meno si è arreso al politicamente corretto, dimenticando i principi che lo avevano promosso.

Chi comanda nel CIO Comitato Internazionale Olimpico esclude nazioni a suo piacimento, SI a Israele, USA e altri paesi in conflitto permanente negli ultimi 100 anni, NO a Russia e Bielorussia.

Ma poi sempre il Cio ha condannato la decisione di Mosca di organizzare i "Giochi dell'Amicizia" il prossimo settembre, alcune settimane dopo le Olimpiadi, affermando che la Russia vuole politicizzare lo sport

Ed il Cio cosa ha fatto? Con la sua decisione ha fatto la stessa cosa politicizzare i giochi.

Lo sport deve unire e basta, chi usa lo sport politicamente deve essere condannato, che si tratti di Cio o di Russia.

Ma non è l'unico motivo che mi porta a non interessarmi di questa manifestazione, visti gli scandalosi arbitraggi, contro alcuni paesi, e l'inclusione di persone di cromosomi XY (prettamente maschili) in competizioni femminili, tanto per citarne altri due.

Parlo del pugile Algerino che oggi ha affrontato la pugile italiana, che ha abbandonato l'incontro.

Scusate ma è un uomo e che ne dica la Rai serva del potere per le leggi della natura, contro una donna no, io sono con l'italiana Angela Carini.

Attenzione io tiferei per una medaglia Algerina ai giochi, più per un riscatto di un popolo, che per avere la sua dipendenza dalla Francia è stato decimato dagli stessi francesi, ma non stavamo parlando di spirito olimpico? Quindi Algeria, vinciamo questa medaglia onestamente.

Chi nasce maschio, ossia portatore di cromosomi XY come il pugile algerino, trans o intersex, non ha solo un vantaggio in termini di massa muscolare dato dalla maggior quantità di testosterone. Un profilo ormonale maschile garantisce un diverso sviluppo di organi fondamentali per le prestazioni fisiche quali il cuore (con tutte le implicazioni circolatorie), polmoni, tendini, densità ossea etc… e addirittura la trachea maschile ha una maggior capacità (e conseguente possibilità inalatoria) del 40% rispetto a quella femminile. Voi capite cosa significa per qualsiasi atleta inalare il 40% di ossigeno in più rispetto a una donna biologica? Deve gareggiare con gli uomini, oppure tornare a casa.

Cercate di capire, non abbiamo niente contro persone che decidono per piacere o per sentirsi e definirsi di altro sesso, di voler vivere così, ne siamo contro il diritto che lo vogliano essere, ma competere con donne, nate con i cromosomi femminili NO.

Ma il Cio decide che deve gareggiare e proibisce alle atlete che lo affronteranno, di reclamare, perché anche loro a rischio esclusione, poi magari come in passato lo farebbero anche perdere, tanti gli scandali arbitrali, nel pugilato, judo, scherma, con schemi addirittura sin dai campionati pre-olimpici, vedi nella lotta il challenge arbitrale che a Baku ha impedito all'italiano Frank Chamizo di staccare il pass per le Olimpiadi di Parigi 2024, dopo che gli erano stati offerti 300.000 euro per perdere.

Quanti di questi episodi esistono nelle olimpiadi oggi, quanti altleti che sulla carta sono super favoriti, perdono stranamente, e quanto vale una medaglia olimpica per alcuni paesi?

Ma non basta pur di giustificare spese folli e introiti (solo per alcuni) ancora più folli, sponsorizzazioni che risolverebbero i problemi di milioni di bambini in stato di calamità e fame nel mondo, il Cio fa gareggiare gli atleti in un fiume inquinato e sporco (La Senna), sia per gli scarichi, sia per le piogge, mettendo a rischio la salute degli atleti.

Dopo la gara di triatlon alcuni atleti hanno vomitato, pazzesco che mondo al contrario direbbe un deputato europeo: due anni fa, per una pandeMania igienista, ci si doveva salutare a gomitate; oggi invece gli atleti olimpici nuotano nelle acque color cacca-o della Senna.

Con certezza gli sforzi dei francesi per fare un'olimpiade ancora più bella delle altre, hanno obbligato gli organizzatori a scendere a patti con certi patrocinatori, e quindi a scegliere la proibizione per gli atleti di paesi come la Russia e la Bielorussia, togliendo il diritto a ragazzi che sin da bambini si allenano con sforzi fisici, economici e di privazione immani, e che niente hanno a che vedere con le decisioni dei loro capi di competere per la loro terra (ma allora perché non escludere anche gli Israeliani, i Malesi, Libanesi, Palestinesi, Ucraini, Siriani, Irachiani, Etiopi, Birmani, Yemeniti, senza contare il Sudan, la Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Mozambico).

Per rispondere al pensiero iniziale: sono 59 le guerre in corso nel mondo in questo momento, ma tutte le nazioni tranne Russia e BieloRussia partecipano.

Dicevo a scendere a patti con i political correct, e i ricchi patrocinatori, finanziatori del pensiero dominante, con le regole sessuali dettate dal rispetto per chi non accetta (ed è un suo diritto) la sua sessualità naturale (ma non una regola da usare quando si parla di individui geneticamente maschi con una risposta al testosterone difettosa o differente che dir si voglia), a meno che non si voglia creare una categoria speciale come per le paraolimpiadi.

I paraolimpici sono persone con diritti uguali a tutti, ma che gareggiano in situazioni differenti, dovute alle loro differenti abilità, quindi se crei una differente abilità cambiando il tuo sesso dovresti competere con i tuoi pari.

In ogni caso quello che Pierre De Coubertin aveva pensato, non esiste più.

Il barone francese non voleva esclusivamente proporre al pubblico moderno gli antichi Giochi olimpici, ma voleva organizzare un evento internazionale il cui principio cardine fosse incentivare il valore dello sport come strumento educativo per l'epoca moderna, di unione dei popoli.

La partecipazione olimpica avrebbe dovuto far sviluppare agli atleti e agli spettatori del tratti morali e sociali utili poi al di fuori del contesto sportivo.

E non il contrario.

De Coubertin voleva creare un movimento che celebrasse la gioia nello sforzo atletico, il rispetto dei principi etici fondamentali e l'interazione tra corpo e mente attraverso lo sport, secondo una sorta di sentimento religioso e filosofico che lo stesso nobile francese denominò "Olimpismo".

Tra i punti cardine di questo ideale filosofico vi erano dunque il concetto di "Religio athletae", considerando quindi lo sport alla stregua di una religione anche attraverso l'uso di rappresentazioni e atti simbolici come gli inni e i giuramenti (compresi quelli di Russia e Bielorussia), lo sviluppo di una sorta di "aristocrazia sportiva", con l'esaltazione dell'eccellenza atletica sottolineata ad esempio dal motto Citius, Altius, Fortius (non con giudici che cambiano le regole a piacimento o con chi compra partecipazioni e medaglie) e il rapporto armonico tra il patriottismo sportivo e la pace universale tra i popoli (non mi sembra che questo esista e dovrebbe valere per tutti i partecipanti ai 59 conflitti mondiali degli ultimi 3 anni). Le Olimpiadi quindi rappresenterebbero l'unione perfetta tra la dimensione spirituale dello sport, l'agonismo delle competizioni, la difesa dell'onore nazionale e il rispetto della lealtà sportiva (lealtà assente se si fa competere un uomo con una donna).

Adesso capite perché io non scriverò più niente sulle olimpiadi, al massimo per rispetto al paese che mi ha ospitato per oltre 30 anni pubblicherò la bella fotografia del collega Jerome Brouillet, ritraendo il surfista brasiliano Gabriel Medina con una delle più belle manovre nel surf di sempre. 

La sua foto in volo sulle acque di Tahiti con il dito alzato in cielo, perché il surf è più di un semplice sport, è una filosofia, uno stile di vita. Unisce l'amore per la natura, la ricerca della libertà e il desiderio di avventura. È un modo per evadere dalla vita quotidiana, per ridurre lo stress, per essere un tutt'uno con gli elementi e per immergersi nel momento e divertirsi tantissimo come fa Medina.

Poi quel dito alzato quasi a ricordare che solo Lui lassù avrebbe potuto escludere, giudicare o modificare la natura, noi quaggiù non siamo ancora pronti.

Djàvlon