Le rinnovabili possibili caustici del blackout

Di ipotesi sul blackout che ha colpito Portogallo, Spagna e Francia arrivano anche a responsabilizzare le energie alternative, quelle rinnovabili per intenderci, di cui la Spagna faceva grande propaganda.
Rischio blackout: il lato nascosto della transizione energetica
Negli ultimi giorni, il tema dei blackout è tornato al centro del dibattito pubblico, complici alcune interruzioni improvvise registrate in diverse zone d'Europa, tra cui Spagna, Portogallo e Francia. Ma cosa sta realmente succedendo? E quanto c'entra la transizione energetica verso le fonti rinnovabili?
Un sistema sotto stress
L'Italia e l'Europa stanno puntando fortemente su energia "green": fotovoltaico, eolico, idroelettrico. Un obiettivo importante per la sostenibilità, ma non privo di insidie. Il problema principale? Le fonti rinnovabili non sono continue. Producono solo quando ci sono sole, vento, o pioggia. Questo crea una variabilità difficile da gestire per la rete elettrica, che ha bisogno di stabilità e continuità.
Pensiamo a un grande parco fotovoltaico da 1 MW: basta che passi una nuvola e la produzione scende di un terzo in pochi secondi. Appena torna il sole, il picco risale bruscamente. Questo sali-scendi continuo può stressare la rete, soprattutto se gli accumulatori — le batterie che dovrebbero assorbire le oscillazioni — sono scarichi o insufficienti. Se la richiesta energetica è alta (ad esempio per l'uso massiccio dei condizionatori), il rischio è il sovraccarico, con conseguente blackout.
Quattro possibili cause (e concause)
Diversi esperti stanno analizzando le recenti interruzioni di corrente in Europa. Ecco le ipotesi più accreditate:
1. Sovrapproduzione improvvisa da fonti rinnovabili
In condizioni meteo favorevoli, come venti forti o sole pieno, eolico e fotovoltaico possono generare più energia di quella richiesta. Se la rete non riesce ad assorbirla o immagazzinarla, la frequenza elettrica può salire troppo, attivando protezioni automatiche che staccano parte della rete per evitare danni. Esempio: la produzione eolica spagnola tocca i 17 GW, ma la domanda è più bassa. Senza accumulo o esportazione, la rete va in sovraccarico.
2. Calo improvviso della produzione rinnovabile
Al contrario, se il sole cala o il vento si ferma improvvisamente, si crea un deficit. Le fonti di backup (gas, idroelettrico) devono entrare in azione rapidamente, ma spesso non sono abbastanza reattive. La frequenza della rete scende, e può causare un collasso. Esempio: un fronte nuvoloso abbatte del 60% la produzione solare mentre la domanda resta alta. Le centrali nucleari — presenti ad esempio in Spagna — non riescono a compensare in tempo.
3. Effetti dei cambiamenti climatici
Eventi estremi, come ondate di calore, possono aumentare la domanda (per il raffrescamento) e contemporaneamente ridurre la capacità delle linee elettriche. Se questo si combina con la variabilità delle rinnovabili, il sistema si sbilancia.Esempio: temperature elevate riducono del 20% la capacità delle linee. Allo stesso tempo, il vento cala e mancano 5 GW di produzione.
4. Guasti tecnici o errori nella gestione
Non sempre serve un attacco hacker per mandare in crisi una rete. A volte basta un guasto a una sottostazione, un errore nei sistemi di previsione o un ritardo nell'attivazione delle riserve. Esempio: un software di gestione della rete non rileva per tempo un calo dell'eolico e attiva tardi i generatori di backup. Risultato: blackout.
Una verità scomoda: il green da solo non basta
La vera spiegazione di quanto sta accadendo potrebbe essere più semplice di quanto si dica: stiamo spingendo su un sistema che oggi non è ancora completamente sostenibile. Il green funziona, ma solo se supportato da un "dark" stabile, ovvero fonti tradizionali come gas, carbone, petrolio o nucleare.
La transizione energetica richiede tempo, investimenti in accumuli, infrastrutture moderne e una rete intelligente. Fino ad allora, puntare tutto sulle rinnovabili senza un sistema di compensazione affidabile può significare blackout sempre più frequenti.
Non è un fallimento del green, ma un campanello d'allarme: l'energia pulita è il futuro, ma va integrata con realismo, competenza e prudenza.
Djàvlon