Mercati Italiani nel Mondo e la Vergogna di Reggio Calabria
La chiusura del mercato di Piazza del Popolo a Reggio Calabria da parte dell'amministrazione comunale senza se e senza ma è l'ennesimo atto di una politica miope e disinteressata alla storia, al commercio e al turismo della città. Mentre nel mondo i mercati italiani prosperano e generano milioni di fatturato ogni mese, noi li chiudiamo, cancelliamo le piazze e con esse un pezzo di storia e di identità cittadina.
I Mercati Italiani nel Mondo
Per comprendere il valore di un mercato, basta guardare fuori dai confini nazionali. Il Mercato Municipale di San Paolo, meglio conosciuto come Mercadão, è uno dei principali mercati della metropoli brasiliana. Costruito nel 1929 e aperto nel 1933, è un esempio di successo. Progettato dall'ingegnere Felisberto Ranzini sul modello del Zentralmarkthalle di Berlino, è conosciuto anche come "Mercato degli Italiani" perché calabresi, napoletani e siciliani vi vendono da sempre prodotti ortofrutticoli, carne, pesce e altro. Di fronte, gli emigranti giapponesi hanno creato il mercato Kinjo Yamato, e insieme formano un complesso commerciale di importanza internazionale.
E poi c'è il mercato italiano della Arthur Avenue, nel Bronx, la vera Little Italy di New York. Qui si respira un'atmosfera tipicamente calabrese e siciliana. Un luogo dove le tradizioni si sono conservate meglio che in Italia, perché all'estero si è capito il valore economico e culturale della nostra gastronomia.
Questi mercati generano milioni di fatturato e sono visitati da locali e turisti, ogni mese con prodotti italiani, principalmente calabresi e siciliani. Il cibo, il commercio, le tradizioni, sono elementi che creano lavoro, identità e turismo. All'estero lo capiscono, a Reggio Calabria invece si chiude.
ma non è solo all'estero, dal mercato delle Erbe a Bologna, Isola e Suffragio a Milano, a Roma poi Campo de Fiori, Porta Portese e i mercati dell'Urbe accolgono romani e turisti da 2200 anni. Ma prima di essere luoghi di scambio commerciale, i mercati nascono come luoghi d'incontro, assemblee collettive, punti di riferimento sociali. Il foro della Roma repubblicana, la piazza del mercato, sono sempre stati luoghi di confronto, incontro e scambio anche e soprattutto di cultura e di folklore, come un tempo era stata pensata Piazza del Popolo specialmente nel dopoguerra.
La concezione del mercato come edificio riservato al commercio nasce proprio nel mondo romano intorno al II sec a.C., il macellum o i macella (termine latino derivato dal grecomakellon) erano i luoghi in cui si mangiava, ovvero dove venivano ospitati i mercanti con le loro merci per dar vita alle relazioni e le contrattazioni.
La vita stessa di una comunità passa per il mercato. Li si fanno gli acquisti per portare da mangiare alla famiglia, si comprano oggetti, abiti, stranezze, si scambiano prodotti. Da sempre i mercati sono un luogo in cui i popoli si conoscono, contrattano, si accordano, crescono assieme. Un luogo di pace e di benessere. I mercati sono l'esatto contrario degli scenari di guerra, sono i luoghi dove si costruisce della pace, ma anche sul finire luoghi che permettono a chi ha poche risorse di trovare a prezzi buoni sia alimenti che necessità, abiti, scarpe.
L'Assurdità della Chiusura di Piazza del Popolo
Il mercato di Piazza del Popolo rappresentava un punto di riferimento per la città. Anni di disorganizzazione, concessioni false e irregolarità lo hanno reso un simbolo di degrado, è vero. Ma la soluzione non era chiuderlo, bensì riorganizzarlo. Invece di costruire un mercato coperto o pulire e sistemare quello esistente, si è scelta la via più facile: chiudere tutto.
Reggio Calabria merita rispetto. Il prossimo sindaco dovrà immediatamente riformulare questa situazione. Anziché lasciare la città senza un mercato storico, bisognava intervenire con un piano serio di gestione. Un tempo chi doveva controllare veniva corrotto con un paio di scarpe o con la spesa gratuita. Da lì è nata l'illegalità, da lì sono iniziati i problemi e non o dico io ma quelli che ci lavoravano. Ma risolverli era possibile. Serviva qualcuno capace, qualcuno che volesse davvero farlo. Invece, si è preferito aspettare, lasciare tutto nel degrado e poi chiudere.
E così, mentre nel mondo i mercati italiani fioriscono, a Reggio Calabria si cancella un pezzo di storia e di identità.
Andrea Ruggeri