MILLENOVECENTOOTTO Oggetti ritrovati  memorie dal terremoto dello Stretto

07.01.2024

Continua sino al 28 Febbraio la mostra MILLENOVECENTOOTTO – Oggetti ritrovati / memorie dal terremoto dello StrettoEsposizione a cura dei proff. Marcello Francolini e Remo Malice al Castello Aragonese a Reggio Calabria

dal lunedì al venerdì ore 8:30-13:30 e 14:30-19:00

sabato ore 14:30-19:00

domenica ore 15:00-19:00

Potremmo pensare al fatto che nonostante il terremoto sgretoli gli spazi personali in macerie diffuse, è dal recupero di piccole cose fra le tantissime scomparse, che l'uomo ritrova il senso di ri-cominciare, officiando tali cose in un altare, un monumentum, un ricordo, un simbolo. In ciò questa mostra, si pone come un dispositivo atto a favorire processi di libera immaginazione creativa del fruitore, divenendo piuttosto che un semplice processo espositivo, un complesso processo di mediazione.

Non è la solita mostra.

L'oggetto non è semplicemente esposto, è calato come un'installazione site-specific, all'interno di un'ambiente, una situazione. Il tutto è predisposto intorno all'oggetto e a partire da esso, dalle relazioni con altri dati di tipo narrativo, archivistico, sonoro, storico, fotografico, cinematico capaci cosi di espandere la mente in una continua suggestione concettuale, immaginifica.

Un percorso che correi tra i piani del Castello Aragonese di Reggio Calabria, sviluppato su tre livelli: Materia; Spirito; Esperienza. Ogni porzione di mostra è pensata come una "stanza-mentale", in tutto cinque, capaci di espandere la mente del visitatore in una continua e ulteriore suggestione concettuale, immaginifica: "La Soglia", "Dei Preziosi"; "Della Cinematica"; "Degli Oggetti Mnemonici", "Dell'Esperienza".

Così gli oggetti si estendono all'interno di paesaggi ricostruiti come fossero delle opere d'arte con la collaborazione attiva e fattuale dell'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, attraverso i suoi docenti e i suoi allievi in una nuova formula del fare mostra. Una mostra da intendersi come un medium linguistico, capace di condurci nell'estetica dirompente dei terremoti, dalla morte alla vita, dalla distruzione alla ricostruzione, in un ciclo che vuole riorientare gli sguardi verso il rapporto contingente con la natura primordiale del Mondo.