Nigeria, il genocidio dimenticato dei cristiani
Mentre l'opinione pubblica è divisa tra guerra in Ucraina, Gaza e conflitto tra Iran e Israele, il genocidio silenzioso dei cristiani continua, nello Stato di Benue la Gaza Cristiana in Africa.
Nel cuore dell'Africa, lontano dai riflettori dell'Occidente, una tragedia silenziosa si consuma ogni giorno. Non si tratta di una carestia, né di un'epidemia. È qualcosa di ancor più crudele perché nasce dall'odio, dalla volontà di distruggere: villaggi cristiani bruciati, donne e bambini uccisi, comunità intere cancellate sotto lo sguardo indifferente del mondo. Accade in Nigeria, precisamente nello Stato del Benue e in altre aree del Middle Belt, dove gruppi armati islamici legati a milizie Fulani attaccano sistematicamente comunità contadine di fede cristiana.
Le testimonianze sono agghiaccianti. Interi villaggi dati alle fiamme con gli abitanti ancora all'interno delle case. Chiese distrutte. Campi coltivati rasi al suolo. Persone bruciate vive. Crimini contro l'umanità, li chiamerebbero in altri contesti. Ma qui no. Qui si tace.
Amnesty International ha definito la situazione "fuori controllo", denunciando l'inazione dello Stato. Le autorità nigeriane, guidate da un'élite politica spesso vicina ai gruppi del Nord islamico, non solo non intervengono, ma sembrano ignorare o minimizzare gli attacchi. I dati raccolti da organizzazioni come Open Doors o Christian Solidarity Worldwide parlano chiaro: la Nigeria è il Paese dove oggi si uccidono più cristiani al mondo per la loro fede.
Eppure, nessuna mobilitazione internazionale. Nessuna risoluzione dell'ONU. Nessuna apertura dei telegiornali europei.
Perché?
Perché chiamare le cose col loro nome – una persecuzione religiosa contro i cristiani – è diventato scomodo, politicamente scorretto, culturalmente imbarazzante. E allora si preferisce parlare genericamente di "conflitti etnici", "scontri tra pastori e contadini", "tensioni territoriali". Tutto vero, per carità. Ma tutto parziale. Perché il bersaglio costante, in modo sistematico, sono comunità cristiane inermi, povere, isolate.
È arrivato il momento di rompere il silenzio. Di restituire dignità e voce a queste vittime ignorate. Di chiedere conto a chi governa. Di pretendere che le istituzioni internazionali riconoscano questa crisi per ciò che è: una campagna di violenza religiosa, un genocidio strisciante.
La responsabilità di questa indifferenza non è solo internazionale. È anche interna. Il presidente Bola Ahmed Tinubu, in carica dal 2023, ha il dovere costituzionale e morale di proteggere tutti i cittadini nigeriani, a prescindere dalla loro fede o etnia. Eppure, sotto il suo governo, la sicurezza delle popolazioni cristiane si è ulteriormente deteriorata, senza alcuna strategia concreta di difesa o giustizia. Le vittime continuano ad accumularsi, i villaggi a bruciare, mentre da Abuja arrivano solo dichiarazioni generiche e sterili promesse.
Tinubu, espressione dell'élite musulmana del Sud-Ovest, ha mostrato finora un silenzio inquietante su ciò che accade nel Benue, a Jos, a Kaduna. Il suo governo sembra più interessato alla stabilità economica e ai rapporti con le potenze internazionali che alla salvaguardia della parte più vulnerabile del Paese: i poveri, i contadini, i cristiani di periferia.
Molti agricoltori Cristiani hanno protestato durante la Pasqua ed in altre occasioni, ma secondo le loro testimonianze raccolte dai colleghi locali dicono: "Non ci è nemmeno concesso di protestare. I manifestanti pacifici sono stati dispersi con violenza, mentre i militari – inviati con il pretesto di sorvegliare – avevano il chiaro intento di intimidire. Ci colpiscono, ci umiliano, e pretendono anche che restiamo in silenzio, senza versare una lacrima."
Questa latitanza (e o complicità) del potere centrale nigeriano è una delle cause principali dell'impunità con cui si compiono questi crimini. Se lo Stato non interviene, se chi ha il potere si volta dall'altra parte, chi potrà salvare queste persone?
This woman lost all her children, 5 in number including her mother. Where does she want to start from? 💔 #StopBenueGenocide pic.twitter.com/xdDXsgOn8E
— Sugary (@temii__ajao) June 16, 2025
"Ho perso mia madre e i miei cinque figli. Ora, da dove posso ricominciare?"
Difendere i cristiani perseguitati in Nigeria non è una crociata, né una battaglia ideologica. È un atto di giustizia umana, di solidarietà verso donne, bambini, anziani che pagano con la vita la loro fede. Non si chiede vendetta, ma verità. Non si cerca colpa, ma protezione. È il minimo che possiamo fare. E oggi, farlo, è un dovere morale.
Djàvlon
ps... non comprendo se solo noi e il Papa ne parliamo, dove sono i cristiani in Italia?
“I pray for security, justice, and peace in Nigeria—especially for rural Christians in Benue”– Pope Leo XIV— The Pope spoke before Pres Tinubu 🥴🧎
— Oxygist (@oxygist) June 15, 2025
(#TheManSeyiTinubu Fulanis Bola 200 Nigerians APC in 2007) pic.twitter.com/xTFqD4r4bO