Norme Fifa, contrarie alla libera circolazione, e ora?

04.10.2024

La Corte di giustizia UE si pronuncia dopo 10 anni sul ricorso dell'ex nazionale francese Lassana Diarra e riconosce di fatto la possibilità a un giocatore di lasciare il club a prescindere dalla durata del suo contratto.

Era il 2014 allorché il centrocampista Lassana Diarra cercò di svincolarsi dalla Lokomotiv Mosca per poter firmare con un'altra squadra (il Charleroi in Belgio). 

Lassana Diarra si è ritirato nel 2019 ed era ex giocatore , tra le altre, di Real Madrid e Psg  oltre al Lokomotiv Mosca p e chiaro Charleroi. 

Il calciatore, si legge dalla sentenza, che abbiamo ripreso da Skysport: "contestava dinanzi ai giudici belgi alcune delle norme adottate dalla FIFA (…) sostenendo che esse hanno ostacolato il suo ingaggio da parte di un club belga. Le norme in questione sono contenute nel «Regolamento sullo status e i trasferimenti dei calciatori» (RSTI) della FIFA". 

Tali norme, quelle contestate - si legge testualmente - "si applicano nel caso in cui un club ritenga che uno dei suoi giocatori abbia risolto il suo contratto di lavoro senza «giusta causa» prima del termine di scadenza naturale del contratto. In casi del genere, il calciatore e qualsiasi club che intenda ingaggiarlo sono responsabili in solido per il pagamento di un'indennità al club di provenienza. Inoltre, il nuovo club è passibile, in determinate situazioni, di una sanzione sportiva consistente nel divieto di ingaggiare nuovi giocatori per un determinato periodo. 

Infine, la federazione nazionale da cui dipende il club di provenienza del giocatore deve negare il rilascio di un certificato internazionale di trasferimento alla federazione presso la quale è iscritto il nuovo club finché tra il club di provenienza e il giocatore è pendente una controversia in merito alla risoluzione del contratto". 

La sentenza

La cour d'appel di Mons (cioè la corte d'appello di Mons in Belgio) aveva allora chiesto alla Corte di giustizia europea se queste varie norme siano conformi alla libertà di circolazione dei lavoratori e al diritto della concorrenza o meno. Da qui la risposta, attesa per anni: "Le norme in questione sono tali da ostacolare la libera circolazione dei calciatori professionisti che vogliano far evolvere la loro attività andando a lavorare per un nuovo club, stabilito nel territorio di un altro Stato membro dell'Unione - recita la sentenza -. Infatti, dette norme fanno gravare su tali giocatori, e sui club che intendano ingaggiarli, rischi giuridici rilevanti, rischi finanziari imprevedibili e potenzialmente molto elevati nonché significativi rischi sportivi, che, considerati nel complesso, sono tali da ostacolare il trasferimento internazionale di questi giocatori. Per quanto riguarda, dall'altro lato, il diritto della concorrenza - prosegue la sentenza - la Corte dichiara che le norme controverse hanno lo scopo di restringere, se non addirittura di impedire, la concorrenza (…) A tal riguardo, la Corte ricorda che la possibilità di farsi concorrenza reclutando giocatori già formati svolge un ruolo essenziale nel settore del calcio professionistico". Detto di questa pronuncia, viene ricordato come la Corte europea non risolverà le singole controversie nazionali, ma "spetterà al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte". Nondimeno, è una sentenza che potrebbe rappresentare un'ulteriore svolta nel calciomercato a livello europeo.

La risposta della Fifa

"La Fifa ha preso atto della sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea in relazione al caso Lassana Diarra - si legge nel comunicato emesso dal massimo organo calcistico internazionale -. La Fifa è soddisfatta che la legalità dei principi chiave del sistema dei trasferimenti sia stata riconfermata dalla sentenza odierna, la sentenza - si legge - mette in discussione solo due paragrafi di due articoli del Regolamento Fifa sullo status e il trasferimento dei giocatori, che il tribunale nazionale è ora invitato a considerare. La Fifa analizzerà la decisione in coordinamento con le altre parti interessate prima di commentare ulteriormente".

L'avvocato Jean Louis Dupont: "Una vittoria totale"

"Una vittoria totale", così ha invece commentato Jean Louis Dupont, avvocato belga già protagonista della storica sentenza Bosman e ora legale di Lassana Diarra: "In un certo senso - aveva detto prima della pubblicazione della sentenza - si tratta di un caso Bosman 2.0", in grado di "porre fine" all'attuale sistema di trasferimenti. Ricordiamo che la sentenza Bosman del 1995, tra gli altri aspetti, pose fine a qualsiasi tetto all'ingaggio di calciatori comunitari da parte di club dell'Unione europe

Uno tsunami, che potrebbe avere gli effetti uguali a una sentenza Bosman bis. La sentenza Diarra, pronunciata stamattina dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, stabilisce infatti che le norme della Fifa che regolano il calciomercato sono incompatibili con la libera circolazione delle persone e quindi anche dei calciatori. Questa decisione come per il caso Bosman che potrebbe rivoluzionerà la gestione dei trasferimenti del mondo del calcio.

Sentenza Bosman

La sentenza Bosman fu un provvedimento giurisdizionale adottato dalla Corte di giustizia dell'Unione europea nel 1995 per regolamentare il trasferimento dei calciatori professionisti tra le squadre di calcio appartenenti alle federazioni dell'Unione Europea.

Nel 1990 il calciatore belga Jean-Marc Bosman giocava nel RFC Liegi con un contratto in scadenza quell'anno. Prese accordi per trasferirsi alla squadra francese del Dunkerque, ma a questa il RFC Liegi chiese un indennizzo, secondo le regole allora in vigore nel calciomercato europeo. Il Dunkerque desistette dal mettere sotto contratto Bosman, che restò in forza al RFC Liegi, ma fu posto però fuori rosa con uno stipendio ridotto del 60%. A quel punto, Bosman si rivolse alla Corte di giustizia dell'Unione europea, sostenendo che i calciatori avevano restrizioni superiori a quelli dei normali lavoratori dipendenti.

La sentenza fu emessa il 15 dicembre 1995, e in base all'articolo 39 dei trattati di Roma dichiarò restrittivo il sistema dell'epoca,[4] stabilendo che i calciatori dell'Unione europea possono trasferirsi gratuitamente, alla scadenza del contratto, in un altro club purché facente parte di uno stato appartenente all'Unione;[5] inoltre se il contratto corrente ha una durata residua non superiore al semestre, il calciatore può firmare un pre-contratto gratuito con la nuova società.[6]

La sentenza impedì alle varie leghe continentali di porre un tetto al numero di stranieri, qualora ciò risultasse discriminatorio verso atleti dell'Unione. L'UEFA, tra l'altro, consentiva di convocare un massimo di tre stranieri per le sue competizioni.[7] In tal senso, fu possibile imporre limitazioni soltanto ai calciatori extracomunitari ovvero di Stati non facenti parte dell'UE.[8] Ciò ebbe ripercussioni anche sui vivai, in quanto in alcuni paesi, in particolare l'Italia, le società manifestarono la tendenza a preferire l'acquisto di stranieri rispetto alla crescita dei nazionali.[9]

Conseguenze che riguardarono anche la Reggina

Nel 2009, ovvero circa un quindicennio dopo la sentenza Bosman, la FIFA, tramite l'Osservatorio per calciatori professionisti, condusse un'indagine volta a rilevare la presenza e la percentuale di calciatori "indigeni" nei vivai dei principali campionati affiliati all'UEFA. Prendendo in considerazione i cinque maggiori campionati nazionali in Europa – la Serie A italiana, la Premier League inglese, la Ligue 1 francese, la Bundesliga tedesca e la Liga spagnola – ne risultò che il torneo francese fosse quello con più giovani utilizzati, ovvero il 30,3%: all'ultimo posto si collocava invece quello italiano, con il 12,8% di atleti del vivaio impiegati in prima squadra. 

Riguardo ai singoli club, si segnalarono il 52,4% dello spagnolo Athletic Bilbao e il 19,2% dell'italiana Reggina.

Ma la squadra di Reggio Calabria è citata in un'altra vicenda che avrebbe potuto cambiare la giurisprudenza in materia.

Non si capisce però, perché il caso Reggina dello scorso anno, non rivoluzionò giuridicamente, come accadde con la sentenza Bosman, e ora Diarra, e che cambiò volto ai transfer dei giocatori nel 1995 e forse nel 2025.

Certo quelli sono giudici stranieri, qui noi abbiamo quelli italiani, e un certo Massimo Cellino, che di sentenze a suo favore, sembra non perderne una.

Anche qui con il caso Reggina due pesi e due misure.

Andrea Ruggeri