Presentazione del libro "Il mondo al contrario" del generale Vannacci, all'Auditorium Don Orione di Reggio Calabria
Lo vogliono associazioni in tutta Italia, ed è invitato anche a Reggio Calabria, parliamo del generale Roberto Vannacci per la presentazione del suo libro "Il mondo al contrario". Mercoledì 17 aprile alle 18:30, infatti presso l'Auditorium Don Orione, a piazza Sant'Antonio ci sarà Lui. Chi modererà l'incontro è Vittorio Gigliotti, presidente dell'Associazione culturale "Cantiere Laboratorio" e Coordinatore del Comitato Culturale "Il mondo al contrario" Sud Italia.

Non tutti sono d'accordo con la sua visione, il libro del Generale Roberto Vannacci, Il mondo al contrario, è divenuto il caso editoriale dell'estate scorsa. Uscito senza molta pubblicità, come un'opera di un autore conosciuto solo nell'ambiente militare, improvvisamente ha invaso le cronache, soprattutto grazie ai suoi detrattori e in poche ore ha scalato le classifiche di vendita su Amazon, raggiungendo in pochi giorni il numero 1 dei libri Venduti in Italia.
Sul nome: per definire una cosa dritta o il suo contrario dipende sempre dalla prospettiva, di come la si guarda, Vannacci e molti hanno una prospettiva, altri non esattamente la stessa, e infine ci sono quelli che già partono da una totalmente opposta.

Questa è l'analisi dal suo punto di vista, mentre guarda il mondo. È chiaramente il punto di vista di chi assapora una bistecca, poi c'è quello del bue, ma anche di quello che ha solo la bistecca per vivere.
Certo a livello professionale, il successo del Generale, è costato caro. La pubblicazione di alcune frasi estrapolate penso io maldestramente, tipo, discussione al bar, ha suscitato la reazione isterica di aree politiche a sinistra e anche quella del Ministro della Difesa, Guido Crosetto e di alcuni colleghi, considerati di destra, tanto da, nel giro di poche ore, rimuoverlo dal suo incarico nell'Esercito.
Sulle frasi razziste e fuori contesto generale nel libro, sono d'accordo con i suoi contestatori, un popolo non si giudica dal suo colore, ma in generale su buona parte del libro mi trova, se non totalmente d'accordo, per lo meno analiticamente sulle stesse posizioni, in alcuni passaggi.
Comunque non è perché uno ha alcuni punti in comune con i miei lo devo considerare un maestro di vita, anzi proprio per questo ho la libertà di criticarlo quando estrapola totalmente e si abbassa a un razzismo becero.
Ma il Generale lo sa, tanto che sul libro parla di dissociarsi da ogni responsabilità in merito a eventuali interpretazioni erronee dei contenuti del testo.
Al di là delle questioni specifica dell'omosessualità, e razzismo, la vicenda Vannacci è una messa alla prova della libertà d'espressione in Italia. La punizione del Generale ha fissato un precedente contro la libertà di espressione, che consentirà la punizione, sul piano lavorativo, di qualsiasi cittadino che osi sfidare i limiti del discorso "consentito". La libertà di espressione fissati ovviamente dalla Sinistra con la complicità di conservatori sedicenti o pavidi.
E qui il commento dell'Associazione dei Giornalisti Gia per bocca del suo presidente: "Non è accettabile nessun limite alla libertà di parola, espressione, scritta o stampa. La libertà è un bene preziosissimo di noi uomini, a cui mai deve essere permesso derogare (a meno che non sfoci in aggressioni ed offese alla persona o che non divulghi informazioni sensibili della sua attività istituzionale).
Posso o non posso condividere i pensieri riportati, che comunque mi piacerebbe dibattere con il generale al pari, essendo io un comunicatore e un ex Paracadutista Folgore del Tuscania, ma non accetto provvedimenti punitivi su chiunque esprima il suo pensiero sia nobile o poco nobile. Le punizioni se esistono le da la giustizia (e molte volte ci sarebbe anche li un buon motivo per parlarne). Non è accettabile che la politica possa invocare un qualsiasi limite, nel momento in cui mette in discussione la libertà d'espressione. Allo stesso modo non è accettabile che chiunque non possa esprimere e publicare le sue opinioni personali su un qualunque aspetto della società in cui vive, soltanto in quanto titolare di un qualunque ruolo istituzionale, qualsiasi sia il suo grado, escluso che proferisca offese personali o metta in discussioni dati sensibili della sua attività istituzionale"- e conclude- "nessuno ci obbliga a comprare il libro di Vannacci e tantomeno a leggerlo. Pur non condividendo la frase nel libro "il potere mediatico che vuol castrare il linguaggio per rendere la nostra lingua asessuata", preferirei una battaglia sugli argomenti precisa, come l'affermazione omosessuale sulle leggi naturali non mutabili, sulla pedofilia e pedo-pornografia, con connotati familiari, aborto e soppressione dei diritti alla vita. Non condivido o contrasto ora le opinioni espresse e se esse siano condivisibili o no (li si può aprire un dibattito serio), a noi di GIA interessa che nessun limite sia posto alla libertà d'espressione personale, il solo inizio di una qualunque forma limitativa, porta all'annullamento dei diritti, come successo con "Assange", e con noi comunicatori e giornalisti veri, durante la pandeMANIA e le attuali guerre in Ucraina e Israele".
Una citazione di Benedetto Croce all'inizio del libro del Generale può aiutarci a capire sia il suo, come il mio pensiero, compresi i limiti che ne convengono e le differenze che li compongono: "Strani questi italiani: sono così pignoli che in ogni problema cercano il pelo nell'uovo. E quando l'hanno trovato, gettano l'uovo e si mangiano il pelo".
Mi ricorda i No Ponte, di giorno protestano e la notte ricevono
Djàvlon
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