Reggina, il silenzio dopo la vergogna
Certo, la Reggina è quasi in zona retrocessione. Ma retrocessione dove? Peggio di così meglio nascondersi. E infatti la società ha scelto proprio questa strada: silenzio assoluto. Dopo la figuraccia al Granillo contro la Gelbison, nessuno ha parlato. Non la proprietà, non i dirigenti, non l'allenatore, non i giocatori. Un muro di silenzio che sa tanto di resa anticipata.
È palese – e non serve neppure sottolinearlo – che oggi la panchina del mister traballi. Lo avevamo detto e scritto a inizio torneo: se non fossero arrivati subito i risultati, tutti avrebbero pagato, per primo il mister. E infatti eccoci qui.
Ballarino, convinto di avere in mano uno squadrone, ha scaricato ogni responsabilità sull'allenatore e sui giocatori, ma chi li ha scelti? Oggi sa benissimo che la realtà è ben diversa: o si vincono tutte le partite, oppure la E è dietro l'angolo. E per lui, non solo la fine di un progetto, ma la fine per sempre nel mondo del calcio. Con lui, inevitabilmente, anche l'amministrazione che lo ha portato a Reggio ne esce a pezzi.
Intanto dal Brasile arrivano voci di personaggi illustri del mondo del calcio pronti a rilevare non solo la Reggina, ma anche a fornire giocatori e investitori in accordo con realtà locali. È chiaro però che uscire allo scoperto adesso non conviene a nessuno: il valore della squadra è ai minimi storici, e investire risorse sarebbe un suicidio.
Da tifoso, non posso che sentirmi frustrato. Da giornalista, invece, una cosa la voglio dire: già alla prima conferenza stampa di questi signori, con la loro arroganza, avevo capito che la scelta era pessima. Oggi quella convinzione non solo trova conferma, ma emerge in tutta la sua drammatica evidenza.
Vedere la tribuna attaccare la curva è stata una cosa inusitata e il match di domenica con il Savoia deciderà molte cose. In caso di sconfitta non sarà solo l'allenatore a fare le valige, ma anche e soprattutto qualche siciliano.
Djàvlon