Scanzi e Baccellieri, Intrattenimento o Informazione?

04.02.2024

Se è intrattenimento ok, sputiamo pure il fuoco in faccia a tutti, purtroppo è una funzione che alcuni "giornalisti" hanno deciso di intraprendere, però dovrebbero cancellare dal bigliettino da visita la parola giornalista, così da non analizzare il loro pensiero come informazione, ma come comicità e intrattenimento.

Sputiamo fuoco in faccia a tutti?
Sputiamo fuoco in faccia a tutti?

Di cosa parlo, alcuni penserebbero alla visita di Travaglio al Cilea di questa sera, NO parlo della battaglia che tiene i reggini attaccati a Facebook dove lo scontro politico è stato strumentalizzato da questi intrattenitori Andrea Scanzi e Gianni Bacellieri contro il consigliere reggino Massimo Ripepi, colpevole di aver anticipato la campagna elettorale, con una serata dal successo assoluto e la presenza a reggio del ciclone Bandecchi, appoggiando il Masaniello Reggino (Massimo Ripepi, chiamato così per via della Rivoluzione Rheggio 743 aC., da un famoso locatore radio italiano) lasciando basiti i politici addormentati, per non dire altro, della nostra città metropolitana.

A noi dello scontro non importerebbe niente, se fossero due politici che dibattono nuove possibilità di governo per il futuro della città, il nostro lavoro sarebbe quello di comunicarne i progetti e le idee, magari facendo un'analisi, ma attaccare un politico offendendo la sua reputazione e funzione, la sua religione, e la comunità, supera qualsiasi opinione ed è condannato dal codice deontologico di un giornalista, di un comunicatore e anche di un blogger professionista.

Nell'articolo 9 del codice deontologico dell'OdG, ma anche dell'ONU si dice: 

"Nell'esercitare il diritto-dovere di cronaca, il giornalista è tenuto a rispettare il diritto della persona alla non discriminazione per razza, religione, opinioni politiche, sesso, condizioni personali, fisiche o mentali".

Quindi da giornalista mi sono scosso. Da Scanzi l'attacco è finanziato dagli avversari politici, preoccupati dal successo dalla serata al Cilea, anche se le offese e l'attacco indiretto alla città di Reggio Calabria, ha lasciato attoniti tutti i cittadini decenti, portando nuovi fans ad appoggiare la Rivoluzione di Ripepi, e tantissime critiche al comico-intrattenitore Scanzi. 

Per Gianni Baccellieri il discorso è praticamente uguale, ma con un aggravante, il fatto di vivere tra le persone che direttamente o indirettamente ha mortificato nel loro diritto al culto religioso, opinioni politiche e condizioni personali.

Beninteso, ognuno svolge la sua attività nella forma che preferisce, con i rischi di denunce ecc..., ma se questo è l'antipasto della consultazione politica / elettorale per le europee e il prossimo anno per Sindaco ci perdoni Baccellieri, ma ci trova pienamente contrari.

La nostra responsabilità come comunicatori su l'uso di aggressioni al culto religioso opinioni politiche e condizioni personale tra le altre, non ammette errori. Siamo sicuri che saranno corrette senza ritardo errori ed inesattezze, come cita il codice deontologico anche in conformità al dovere di rettifica nei casi e nei modi stabiliti dalla legge.

Il rapporto complicato tra social media, talk shows e informazione è all'esasperazione. I social media sembrano essersi rivelati un'arma a doppio taglio, ma allo stesso tempo i più democratici. Possono essere una fonte preziosa per tutti e allo stesso tempo un mezzo rapido per diffondere notizie offensive e false. Ma i talk shows giornalistici hanno superato questa barriera diventando una forma "prezzolata' di aggressione agli avversari e a tutti quelli che hanno altre idee. Addirittura oggi  al Cilea a pagamento, potrete vedere uno dei maestri di questa nuova tendenza con uno spettacolo "I migliori danni della nostra vita" Marco Travaglio raccontando, nel consueto stile tra il satirico e l'accusa, gli ultimi anni, chiaramente attaccando i poteri della politica, della finanza e dell'informazione non legati al suo M5S.

Baccellieri - Ripepi - Scanzi
Baccellieri - Ripepi - Scanzi

Purtroppo la linea tra "intrattenimento e informazione" ha già superato tutti i limiti sfociando in talk shows pieni di fake o verità, offensive, sia in radio come in TV e questo per molti di noi è umiliante, specialmente quando nel momento che ci presentano come giornalisti o comunicatori, sentiamo subito un distacco da parte dell'altra persona, abituata a vederci come bugiardi e comici intrattenitori, non curanti dei problemi altrui, che invece è opera di pochi, anche se molto conosciuti "colleghi". 

La pubblicizzazione aggressiva a livello sportivo, politico, sociale, sempre lamentandosi, distruggendo uno di turno, aizzando gli uni contro gli altri, alcune volte con ragione, non lo discuto, ma la maggior parte no, ahimè, non può far breccia su aggressioni di culto religioso, opinioni politiche e condizioni personali, o realmente comincia a valere tutto e allora non è più democrazia.

Sono finiti i tempi del reggino Luciano Rispoli, di un giornalismo pulito e gentile? Per noi NO e useremo sempre i suoi insegnamenti come base per moralizzare un settore che ci vedrà scomparire, se non rispetterà un minimo di etica professionale

Djàvlon

Ps. Per chi non lo sapesse Tommaso Aniello d'Amalfi, meglio conosciuto come Masaniello è stato un capopopolo napoletano, protagonista della vasta rivolta che vide, dal 7 al 16 luglio 1647, la popolazione napoletana insorgere contro il governo del vicereale spagnolo. La sollevazione di cui Masaniello si fece capofila scaturì dall'esasperazione delle classi più umili e sarebbero da ricercarsi infatti nella specifica realtà politica, economica e sociale della Napoli sei quel tempo.

Masaniello fu accusato ufficialmente di pazzia, ma in realtà solo per il grande successo che sia allora sia oggi questo nome risuona tra i napoletani.

Approfitto per ricordare la canzone meravigliosa dello scomparso artista Pino Daniele dal ritmo unico, Je so' pazzo il testo della canzone è molto forte: per scriverlo Pino si ispira al Masaniello, rivoluzionario che nel Seicento si fa portavoce dei disagi del popolo. Tra le strofe, il cantautore dà voce ai bisogni generazionali e all'irrequietezza imperante. La canzone è una sorta di protesta, senza tanti giri di parole, un po come il Masaniello di Reggio Ripepi.