Sciopero – Dov’erano i sindacati prima della Flotilla?
Un gesto tardivo e simbolico, tra anime belle e ipocrisie politiche
Lo sciopero indetto per il 3 ottobre 2025 a sostegno della Flotilla e del popolo di Gaza nasce da motivazioni certamente condivisibili. Nessuno può ignorare la tragedia che da due anni si consuma nella Striscia di Gaza: un attacco continuo, un vile massacro da parte dell'attuale amministrazione israeliana, che da più parti viene ormai definito senza mezzi termini come genocidio.
Sionismo non è semitismo
Prima di tutto, occorre chiarire un punto fondamentale: una cosa è il sionismo politico, altra cosa è l'antisemitismo.
L'antisemitismo è l'odio verso l'ebreo per ciò che è, mentre nel caso attuale si contesta l'azione politica e militare di un governo sionista, non l'identità ebraica. Confondere questi due piani, come spesso avviene nel dibattito pubblico italiano ed europeo, serve solo a silenziare le critiche legittime.
Perché solo ora?
Detto questo, sorge spontanea una domanda: perché i sindacati si mobilitano soltanto ora, dopo due anni di massacri? Perché si protesta solo quando Israele attacca la Flotilla?
Forse l'equipaggio delle barche è più importante del popolo di Gaza, che da anni subisce bombardamenti e assedi nel silenzio quasi generale?
Dov'erano i sindacati l'anno scorso, quando il genocidio proseguiva indisturbato? In pochi, allora, ne parlavamo pubblicamente con vera preoccupazione.
E ancora: dov'erano quando bisognava opporsi con forza alle riforme del lavoro imposte da governi di centrodestra e centrosinistra? O quando si trattava di contrastare l'introduzione dell'infame tessera verde, il cosiddetto Green Pass, nel 2021? Invece di scioperare, i sindacati appoggiarono passivamente — se non attivamente — quelle misure, con scene che molti italiani non hanno dimenticato e forse non dimenticheranno mai.
L'ipocrisia europea e le "anime belle"
Nel frattempo, i governi europei — con la sola eccezione della Spagna di Sánchez, e in misura molto più timida dell'Italia — si limitano a prese di posizione verbali, senza alcuna azione concreta per fermare questa carneficina.
Così, lo sciopero del 3 ottobre rischia di ricadere nella categoria dell'"anima bella" di hegeliana memoria: quella figura che resta nei cieli astratti del "dover essere", senza mai sporcarsi le mani nella concretezza tumultuosa della storia.
Tra le chiacchiere dei governi e gli scioperi simbolici che non cambiano nulla, il risultato è solo quello di posizionare sindacati e partiti di sinistra su una campagna politica che, fino all'era Biden, non era minimamente al centro della loro agenda. A preoccuparsi davvero, in quegli anni, erano solo poche persone comuni.
Scioperare a Roma non ferma Netanyahu
C'è poi un problema pratico: non è certo scioperando a Roma, Torino o Milano che si ferma l'agire genocidario di Israele.
Davvero qualcuno crede che Netanyahu sospenderà le sue operazioni militari perché a Torino i tram si fermano per un'ora?
Se si vuole essere credibili, servono iniziative politiche e diplomatiche concrete, come quelle — giuste e coraggiose — intraprese dal governo spagnolo, o come ha annunciato, almeno a parole, la premier italiana Meloni.
La prova del Green Pass
Un'ulteriore considerazione: lo sciopero viene comunque svolto nonostante la dichiarazione di illegittimità da parte del Garante. Questo dimostra che, se solo avessero voluto, i sindacati avrebbero potuto anche fermare l'introduzione del Green Pass nel 2021. Non l'hanno fatto.
Anzi, ricordiamo bene il segretario del principale sindacato italiano, in una delle sue epifanie televisive, invocare quasi una "benedizione collettiva" per chi si adeguava al nuovo regime sanitario. Scene grottesche, che restano impresse nella memoria collettiva.
Una lezione per la sinistra
Per tutto questo, un consiglio alla sinistra: la scelta di un sindacalista alla guida del fronte progressista non garantirà i risultati sperati, se la linea politica resta quella dell'ambiguità e della distanza dalla realtà.
Per difendere i diritti — dei lavoratori, dei popoli, della verità storica — servono coraggio, coerenza e azioni concrete, non solo scioperi simbolici e anime belle pro-flotilla.
Andrea Ruggeri
