Se lo fa Bruno Vespa, allora mi permetto di farlo anch’io

23.10.2025

Queste le parole del giornalista Andrea Ruggeri, presidente dei GIA – Giornalisti Italiani Associati, intervenuto sulla recente polemica legata alle dichiarazioni di Bruno Vespa contro Jannik Sinner.

«Che ci siano critiche alle scelte degli altri, va bene – spiega Ruggeri – purché siano rispettose e guidate dal buon senso. Ma offendere l'appartenenza, dopo tutto ciò che riceviamo da questi ragazzi senza nemmeno meritarlo, questo proprio no».

Ruggeri aggiunge: «Se Sinner dice "no" a Sanremo, io – romagnolo, con sangue siciliano e amante della Calabria – dico che fa bene. Da anni quello di Sanremo è diventato uno spettacolo di pessimo gusto, infarcito di ideologia woke e di musica di scarso livello. E se Sinner decide di non partecipare a qualche cerimonia istituzionale o alle Final Eight di Coppa Davis, è una sua scelta: una questione di agenda e di rispetto per chi lavora ogni giorno e non può essere lì. Ma definirlo "straniero" perché sceglie di vivere dove vuole, questo no. Non ci sto».

Il giornalista prende posizione contro il commento apparso sul profilo X (ex Twitter) di Bruno Vespa, che ha scritto:

"Perché un italiano dovrebbe tifare per Sinner? Parla tedesco (giustamente, è la sua lingua madre), risiede a Montecarlo e si rifiuta di giocare per la nazionale. Onore ad Alvarez che gioca la Coppa Davis con la sua Spagna."

Oltre all'errore nel nome – Alcaraz, non Alvarez – Vespa ha poi corretto il tweet, ma senza cancellarlo, lasciando che raggiungesse oltre un milione di visualizzazioni. Una svista che, secondo Ruggeri, «rivela la scarsa conoscenza del personaggio e dello sport di cui si parla».

«Vespa – continua Ruggeri – ha praticamente detto "bravo" ad Alcaraz, il rivale diretto di Jannik, sostenendo che non ci sarebbe motivo per cui un italiano debba tifare Sinner. Dalla lingua alla residenza, fino alla scelta di non partecipare alla Davis: una somma di argomenti deboli e superficiali. Sinner ha riportato l'Italia sulla mappa del grande tennis. Quando Vespa arriverà al livello di Walter Cronkite o Carson, forse potrà permettersi di giudicare. Ma chi non sa nemmeno scrivere correttamente il nome dell'avversario e amico di Sinner, dimostra di non capire né di tennis né di italianità».

Tolto il fatto che i grandi campione per agenda e programmazione, non sempre giocano la Davis, vedi tutti loro da Diokovich, a Nadal a Federer e lo stesso Alcaraz.

Poi Ruggeri ricorda che milioni di italiani sono emigrati nel mondo, senza per questo perdere la loro identità, anzi esportandola.
«L'Italia – sottolinea – non è fatta solo dai Vespa, ma anche dai Sinner. Da Trento, da Bolzano, da quelle regioni dove si parla tedesco come in Calabria si parla greco o albanese, o si conservano dialetti antichissimi. Questa è l'Italia vera, quella che si esprime nelle sue diversità».

E conclude con un messaggio di orgoglio e rispetto:
«Jannik ha vinto due Coppe Davis insieme ai suoi amici e colleghi: questa è la nazionale. Se ora decide di non giocare, lo farà con la sua coscienza e io lo rispetto. Sono orgoglioso di vedere la bandierina italiana accanto al suo nome. Forza Jannik, forza Azzurri.
E se continuiamo a criticare i nostri campioni, allora dovremmo almeno essere in grado di sostituirli.
Quanto a Vespa – chiude Ruggeri – prima di parlare di patriottismo, dovrebbe chiedere scusa agli italiani per la vergognosa parentesi del Green Pass e della pandemia, quando difese a spada tratta i falsi profeti».

Masaniello Pasquino