Sinner in amaranto vince anche a Parigi

Campo lento e ostile, con i tifosi contro, ma anche i nostri giornali non hanno aiutato: pur esaltandolo, continuano a parlare di "ex Azzurro" e della sconfitta di Shanghai — il torneo orientale della Cina ostile come temperatura che aveva penalizzato tutti, soprattutto i più stanchi e provati da una stagione lunga e faticosa. Ricordiamoci che arrivare in finale in quasi tutti i tornei significa giocare il massimo numero di partite possibili e Sinner lo ha fatto.
Oggi, grazie al suo talento, e a un piccolo riposo, l'Azzurro — come lo chiamiamo noi, a differenza della Gazzetta dello Sport — è di nuovo Jannik Sinner numero 1 del mondo, traguardo che fino a poco tempo fa sembrava ormai sfumato. E invece l'italiano, ancora una volta, ha stupito tutti: con le vittorie di Vienna e Parigi è tornato in vetta, completando un autunno perfetto.
Il passo falso di Alcaraz, forse dovuto a un eccesso di riposo e distrazione (nel suo caso) e a una scarsa comprensione della superficie di Parigi (dove è stato eliminato al primo turno), ha agevolato il sorpasso, ma nulla toglie alla grandezza di ciò che ha fatto Sinner: vincere a Parigi senza perdere un solo set, su un campo lento che in teoria non esaltava né le sue caratteristiche né quelle di Alcaraz, è la dimostrazione di una maturità ormai totale.
Ha gestito ogni match con lucidità, sapendo quando accelerare e quando prendersi un attimo di respiro, senza mai rischiare di compromettere la partita. Ha saputo adattare il suo gioco al campo, rispondendo a Federer, che sosteneva che i campi fossero fatti per lui e per Alcaraz, mentre quello di Parigi fatto per cancellare lo spettacolo, ha funzionato solo con lo spagnolo.
La vera forza di Sinner è la capacità di adattarsi, imparare, lavorare e vincere anche quando è difficile farlo. Sempre con un sorriso sulle labbra e con parole di gentilezza, nel suo discorso nella premiazione - sia verso il suo team che verso gli avversari, e anche con quello stadio e pubblico — specialmente quello francese — che non sempre gli è stato favorevole.
Il pubblico francese è stato, come al Roland Garros, maleducato. Insomma… francese. Jannik, invece, ha esaltato lo stadio e il pubblico, coinvolgendo anche i ball boys e le ball girls, che si sono appassionati e hanno tifato per lui con entusiasmo.
Adesso aspettiamo le Finals di Torino, che potrebbe anche vincere, magari partendo da numero 2. Ma ciò che conta davvero è che Sinner c'è. Mancano solo i veri tifosi — e i giornalisti che smettano di fare solo polemiche, evitando di aizzare orde di imbecilli contro i nostri campioni.
Intanto Jannik ha vinto nuovamente vestendo amaranto: l'unica consolazione per un reggino che vede la sua squadra del cuore, la Reggina (ndr), sprofondare in Eccellenza.
Djàvlon
