Slow Information, qui a U Riggitanu

23.10.2025

Informiamo meno, ma meglio.
Con un approccio che lasci un segno, che venga ricordato nel tempo.

Informare, per noi, non significa riempire righe di parole o fare rumore.
Di "bla bla bla" ne è già pieno il mondo, soprattutto oggi, con i social che inondano tutti di opinioni e notizie istantanee.
Informare significa dare un senso ai fatti, spiegarli, analizzarli, offrire strumenti alle persone perché possano capirli, rifletterci e farsene un'opinione propria.

Oggi, invece, l'informazione pressapochista — non tutta, ma molta — si accontenta di congetture, spesso false, e rincorre i clic, non la verità.

Noi di U Riggitanu siamo un settimanale per una ragione precisa:
perché approfondiamo le notizie, le mettiamo in evidenza per almeno una settimana, le commentiamo, le analizziamo e le viviamo.
Non scriviamo per riempire spazi, ma per creare dialogo con chi legge.

Il nostro giornale è seguito non solo a Reggio Calabria, ma anche all'estero dai calabresi nel mondo, e in Italia da chi vive a Roma, Milano, Torino.
Non siamo un quotidiano: non vogliamo esserlo.
I quotidiani locali raccontano già litigi, incidenti e fatti di cronaca — spesso importanti, ma raramente approfonditi.
Loro inseguono la novità immediata, i clic e la pubblicità.
Noi, invece, siamo ancora liberi da questa corsa.

Il nostro investimento è sulla notizia vera, sulla concretezza, sulla critica onesta.
A volte ci soffermiamo su temi quotidiani, altre volte analizziamo i problemi di fondo, ma sempre con uno sguardo sincero, raramente di parte.
E se c'è da criticare chi lavora male, soprattutto quando è pagato da tutti noi, lo facciamo: perché la critica è parte del giornalismo vero.

Spesso riceviamo messaggi come:

"Vorremmo leggere più notizie su U Riggitanu"
"Perché non aggiornate più spesso? Mi piace come scrivono i vostri giornalisti!"

A queste persone rispondo con questo articolo.

Il giornalismo di qualità non è quantità.
È fatto di verifica, fonti, tempo e giudizio.
Non si costruisce nei primi venti minuti dopo un fatto, né infilando un microfono in bocca al primo intervistato.
Serve tempo per capire e raccontare con giustizia ed equilibrio.

Il giornalismo deve parlare di ciò che non si conosce, non solo di ciò che tutti dicono.
E non deve mai diventare un semplice copia e incolla di comunicati, come purtroppo accade troppo spesso in Calabria.

I nostri articoli servono se vi fanno pensare, se vi offrono esperienze e prospettive nuove.
Perché il giornalismo non deve solo intrattenere, ma anche educare.
Per l'intrattenimento, ci sono già l'intelligenza artificiale e i clown dell'informazione.

E poi, ricordiamolo: tutti sbagliamo.
Il vero errore è non avere il coraggio di ammetterlo.
Oggi l'AI corregge anche le virgole (e forse pure le scoregge, come si dice in Romagna), ma non può correggere la mancanza di onestà o di giudizio umano.

Io, e i ragazzi che sto formando, non corriamo in branco dietro alle stesse notizie.
Non ci azzanniamo per un titolo o per un dettaglio.
Perché quando il giornalismo diventa branco, crollano le regole e scompare l'obiettività.

Ecco perché qui a U Riggitanu lavoriamo con il metodo della Slow Information.
Scegliamo di dare valore al tempo, alle parole e ai fatti.
Scegliamo di raccontare con amore e con rispetto, aiutando i progetti che contano davvero a crescere come "Caminhos de Paulo".

Questo articolo lo dovevo a tutti voi.

Grazie alle migliaia di lettori che ogni settimana arrivano fino in fondo ai nostri articoli.
Lo facciamo con passione, dedizione e amore per una professione che sogniamo più vera e meno "reale" — perché, nella modernità tecnologica, tutto è ormai troppo veloce, troppo immediato.

Un vantaggio per chi legge, forse.
Ma per chi informa, resta una domanda fondamentale:
di che notizia stiamo parlando, davvero?

Andrea Ruggeri

Ps.. "fare. meno per fare meglio"