Strage di giornalisti
Articolo del settimanale in correzione giornaliera dei dati sui decessi e feriti.
Mentre i giornalisti nel mondo muoiono o vengono feriti, minacciati o come tra la notte del 10 e 11 novembre con Luigi Cristaldi gli viene bruciata l'auto.
In questa guerra tra Israele e Hamas, ma che è diventata tra gli ebrei e i palestinesi, la situazione ormai deve essere chiamata con il suo nome "strage di giornalisti.
È difficile prendere completamente le difese di una delle parti coinvolte, entrambe hanno provocato e ucciso, anche se le attuali proporzioni e gli obbiettivi finali sono molto diversi tra i due lati.
Purtroppo oggi si cerca di silenziare i media.
Il portavoce del governo israeliano, Nitzan Chen, ha dichiarato in un comunicato che Israele sta chiedendo spiegazioni ai quattro organi di informazione internazionale in merito all'articolo di HonestReporting, affermando che ciò che il rapporto ha descritto "supera ogni linea rossa, professionale e morale".
L'AP ha respinto le accuse che la sua redazione fosse a conoscenza degli attacchi.
"Le prime immagini che l'AP ha ricevuto da un freelance mostrano che sono state scattate più di un'ora dopo l'inizio degli attacchi. Nessuno staff dell'AP si trovava al confine al momento degli attacchi, né alcuno di essi ha mai attraversato il confine", si legge in un comunicato.
"Il ruolo dell'AP è quello di raccogliere informazioni sugli eventi di attualità in tutto il mondo, ovunque essi accadano, anche quando questi eventi sono orribili e causano vittime di massa".
L'agenzia di stampa ha inoltre dichiarato di "non lavorare più" con il fotografo Hassan Eslaiah, uno dei quattro fotografi che hanno documentato gli attacchi.
Altri dicono a bassissima voce e se la stampa lo avesse saputo da qualcuno che non era esattamente Hamas, forse un assurdo con certezza, ma ci sono molti che si domandano ancora come è possibile che Hamas abbia superato le difese israeliane con tanta facilità.

All'attacco di Hamas, rispondono intensi bombardamenti e azioni di cui ancora non abbiamo immagini ne notizie sicure al 100%, solo sappiamo che hanno provocato distruzione e morte. Israele ha dichiarato che vuole smantellare Gaza una volta per tutte e sono anche le parole di Dror Eydar, ex ambasciatore di Israele in Italia dal 2019 al 2022. Che ha dichiarato in programma di TV aperta "Ogni persona che minaccia un ebreo, che vuole uccidere un ebreo, deve morire. L'obiettivo è distruggere Gaza, questo male assoluto".
Scusate, ma non sono le farneticazioni di un islamofobo in piazza, di un estremista legato a qualche formazione politica illegale o gruppo ultras e nemmeno di un colono.
I giornalisti occidentali per lo più lavorano dalla parte israeliana e in ogni caso sono arabi o israeliani, in ogni caso veri temerari che divulgano alle agenzie Reuters, AFP Agence France-Presse, Ap Associated Press, come lo era Simone Camilli, il giornalista italiano morto a Gaza nel 2014. Attualmente nessun occidentale lavora su Gaza per queste agenzie che compongono e scelgono le notizie a interesse, minacciate da Israele, al massimo in Libano o Cisgiordania, modificate e inviate a tutta la stampa e TV occidentali, come già visto con la guerra tra Russia e Ucraina.
Dall'altra parte quella arabo-palestinese, sotto continui bombardamenti per intenderci, ci sono i giornalisti Palestinesi, che lavorano quasi tutti, per la stampa e TV arabe e sfidano la morte ogni istante, la più conosciuta e Al Jazeera, ma esistono una quarantina di altre. Molte di queste sono di parte palestinese e chiaramente vedono il conflitto dal loro punto di vista, ma in generale incrociando le notizie di entrambi i lati si possono dedurre molte cose, che ci aiutano a capire megli i fatti.
Addirittura anche dalla Casa Bianca è venuto un monito a garantire la sicurezza e l'incolumità dei giornalisti. Lo "abbiamo detto direttamente agli israeliani" ha affermato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, "garantire la sicurezza e l'incolumità dei giornalisti e dei media indipendenti è una responsabilità di primaria importanza", anche se non sembra essere questa l'intenzione occidentale.
Oltre a documentare il crescente numero di giornalisti uccisi e feriti, qui a seguire la ricerca del Committee to Protect Journalists CPJ ha rilevato finora più di 210 episodi di aggressioni, arresti, minacce, attacchi informatici e censura che hanno preso di mira i giornalisti mentre svolgevano il loro lavoro in Israele, Gaza e Cisgiordania. (N.d.T.: i numeri di questo rapporto saranno aggiornati man mano che saranno disponibili ulteriori informazioni).
Il 25 ottobre un giorno terribile per un giornalista di AlJazeera a Gaza, infatti la moglie, il figlio e la figlia di Wael Al-Dahdouh sono stati uccisi in un raid aereo israeliano [Screen grab/ Al Jazeera] il 7 novembre il giornalista Mohamed Abu Hassira dell'agenzia di stampa Wafa gestita dall'Autorità Palestinese, è stato ucciso in un attacco aereo contro la sua casa a Gaza insieme a 42 membri della sua famiglia.
Chiaramente è sotto attacco anche l'informazione locale e il diritto di informazione.
Foto: Abdelhakim Abu Riash/Al Jazeera
Ma prima vorrei ricordare la strage di giornalisti che tutta questo insulsa situazione sta facendo, infatti sino a ieri 53 delle vittime erano giornalisti, alcune uccisi intenzionalmente.
Pensate che nel 2023 nel primo semestre erano 16 i giornalisti uccisi (compresa la guerra in Ucraina) in tutto il pianeta, qui siamo ai primi 58 giorni e già siamo a 61 una vera strage con oltre un giornalusta morto al giorno.
È stata confermata da Committee to Protect Journalists CPJ la morte di 63 giornalisti: 56 palestinesi, 4 israeliani e 3 libanese.
11 giornalisti sono stati feriti gravemente (secondo fonti arabe sono oltre 42).
3 giornalisti sono stati dichiarati dispersi (fonti locali parlano in 18).
19 giornalisti sono stati arrestati.
Molteplici aggressioni, minacce, attacchi informatici, censura e uccisioni di familiari.
3 giornalisti uccisi da Hamas
Tra i morti ci sono tre giornalisti israeliani. Yaniv Zohar, fotografo che lavorava per il suo giornale "Yaniv Zohar", è stato ucciso durante l'assalto di Hamas al kibbutz di Nahal Oz.
Ayelet Arnin, che si occupava di news per l'emittente radiofonica Kan, e Shai Regev, dipendente del giornale TMI, uccisi mentre si trovavano al festival Supernova, dove Hamas ha ucciso circa 270 persone.
57 giornalisti uccisi da Israele
Il 7 ottobre, dopo l'attacco di Hamas, Israele ha dato il via ai bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Le bombe israeliane, sulla carta destinate a cancellare Hamas, hanno raso al suolo interi quartieri, colpendo nella maggior parte dei casi civili e sino a ieri si contano 16.000 morti, di cui circa 6.100 bambini, e oltre 49.000 feriti. Alcuni raid sono stati condotti anche contro il Libano, dove opera l'organizzazione paramilitare Hezbollah e la Cisgiordania, con vari morti e feriti..
Issam Abdallah, videoreporter dell'agenzia Reuters che si trovava vicino al confine con Israele per documentare la tensione tra Tel Aviv e l'organizzazione libanese Hezbollah. È stato ucciso in un raid israeliano dove sono rimasti feriti altri quattro giornalisti e i video girati in loco fanno pensare che siano stati deliberatamente bersagliati, siccome si trovavano in una zona isolata e con la scritta Press ben in vista.
Altri 50 giornalisti sono invece stati uccisi dai missili e attacchi israeliani nella Striscia di Gaza 3 in Libano.
I loro nomi sono:
Hassan Farajallah, Al-Quds TV;
Shaima El-Gazzar, Al-Majedat;
Abdullah Darwish, Al-Aqsa TV;
Montaser Al-Sawaf, Anadolu Agency;
Adham Hassouna, Al-Aqsa universities;
Mostafa Bakeer, Al-Aqsa TV;
Mohamed Mouin Ayyash, Roya News;
Mohamed Nabil Al-Zaq, Al-Quds TV;
Farah Omar, a Lebanese reporter for the Al-Mayadeen TV channel;
Rabih Al Maamari, a Lebanese Al-Mayadeen TV channel;
Ayat Khadoura, a Palestinian freelance journalist;
Alaa Taher Al-Hassanat, AlMajedat Media Network;
Bilal Jadallah, director of Press House-Palestine;
Abdelhalim Awad, Al-Aqsa TV;
Sari Mansour, Quds News Network;
Hassouneh Salim, Jordan-based Roya news, Al-Jazeera, and the Palestinian Journalists' Syndicate;
Mostafa El Sawaf, MSDR News;
Amro Salah Abu Hayah, Al-Aqsa TV channel;
Mossab Ashour, TRT Arabi, and Anadolu Agency;
Ahmed Fatima, Egypt-based Al Qahera News TV;
Yaacoub Al-Barsh, Namaa Radio;
Ahmed Al-Qara, Al-Aqsa;
Yahya Abu Manih, Giornalista del canale radiofonico Al-Aqsa;
Mohamed Abu Hassira, Wafa;
Mohamed Al Jaja, Press House-Palestine;
Mohammed Abu Hatab, Palestine TV;
Majd Fadl Arandas, sito Al-Jamaheer;
Iyad Matar, Al-Aqsa TV;
Imad Al-Wahidi, Palestine TV channel;
Majed Kashko, Palestine TV channel;
Nazmi Al-Nadim, vicedirettore delle finanze e dell'amministrazione di Palestine TV;
Yasser Abu Namous, giornalista di Al-Sahel;
Duaa Sharaf, conduttrice di Radio Al-Aqsa morta lei e il suo bambino nelle sue braccia;
Saed Al-Halabi, Al-Aqsa TV;
Ahmed Abu Mhadi, Al-Aqsa TV;
Salma Mkhaimer, giornalista freelance, morta assieme al figlio;
Mohammed Imad Labad, Giornalista di Al Resalah;
Roshdi Sarraj, giornalista e cofondatore di Ain Media;
Mohammed Ali, Al-Shabab Radio (Youth Radio);
Khalil Abu Aathra, videografo di Al-Aqsa TV;
Sameeh Al-Nady, giornalista di Al-Aqsa TV;
Mohammad Balousha, giornalista e responsabile amministrativo e finanziario "Palestine Today" a Gaza;
Issam Bhar, giornalista di Al-Aqsa TV;
Abdulhadi Habib Al-Manara News Agency and HQ News Agency;
Yousef Maher Dawas, Palestine Chronicle e scrittore di We Are Not Numbers (WANN);
Ibrahim Mohammad Lafi, fotografo di Ain Media;
Mohammad Jarghoun, giornalista di Smart Media;
Mohammad Al-Salhi, foto giornalista dell'agenzia Fourth Authority;
Assaad Shamlakh, giornalista freelance;
Hisham Alnwajha, giornalista dell'agenzia Khabar;
Mohammed Sobh, fotografo dell'agenzia Khabar;
Saeed al-Taweel, caporedattore del giornale Al-Khamsa News;
Mohamed Fayez Abu Matar, foto giornalista freelance;
Ahmed Shehab, giornalista della radio Sowt Al-Asra;
Husam Mubarak, giornalista della radio Al-Aqsa e Salam Mema, giornalista freelance.
(N.d.T.: i numeri di questo rapporto saranno aggiornati man mano che saranno disponibili ulteriori informazioni).
Tutti questi giornalisti morti si uniscono a Shireen Abu Akleh che era considerata una delle più importanti giornaliste presenti nei territori palestinesi, inviata del media internazionale Al Jazeera, nata a Gerusalemme, araba, palestinese cristiana melchita e di nazionalità americana. Morta mentre documentava un blitz israeliano in un campo profughi di Jenin il 12 maggio 2022. La sua morte è ancora sotto indagini sia di Israele come degli USA.
Insomma fare il giornalista in questi territori non è facile, altro che i siparietti dei nostri TG o giornali copiati più o meno da agenzie più o meno attendibili.
Se non si fermano le ostilità la "Strage dei Giornalisti" aumenterà, in proporzione con le bugie sulle notizie dal fronte.
Andrea Ruggeri
Qui il video prima del missile che ha distrutto l'intero ospedale, vedete voi quante persone e giornalisti erano presenti. Il video a seguire riporta alcune reazioni nel mondo e il momento dell'impatto del missile (dove si ascolta il suono chiaro di un missile e non di un rudimentale razzo, come dicono alcune testate). Entra e autorizza la visione di entrambi se necessario.
Secondo un dossier realizzato nel 2014 dall'osservatorio Ossigeno per l'informazione su commissione della Commissione parlamentare antimafia, sarebbero 28 i giornalisti italiani uccisi dal secondo dopoguerra ad oggi, mentre almeno 15 giornalisti vivono attualmente sotto scorta e altri 2 800 hanno ricevuto minacce di morte.
Di questi, undici sono morti per mano di mafia e camorra (nel caso di nove giornalisti) o come vittime di azioni terroristiche (due giornalisti):
- Cosimo Cristina, fondatore del periodico di Palermo Prospettive Siciliane, ucciso il 5 maggio 1960 dalla mafia.
- Mauro De Mauro, rapito da Cosa nostra il 16 settembre 1970 e di cui non è mai stato trovato il corpo.
- Giovanni Spampinato, ucciso dalla mafia il 27 ottobre 1972.
- Carlo Casalegno, ucciso il 29 novembre 1977 dalle Brigate Rosse.
- Peppino Impastato, assassinato il 9 maggio 1978 da Cosa Nostra.
- Mario Francese, cronista per il Giornale di Sicilia, è stato ucciso da Cosa nostra il 26 gennaio 1979.
- Mino Pecorelli, fondatore di OP-Osservatore Politico, ucciso a colpi di pistola il 20 marzo 1979. I responsabili non sono mai stati accertati.
- Walter Tobagi, scrittore e cronista per il Corriere della Sera, è stato assassinato il 28 maggio 1980 in un attacco terroristico della Brigata XXVIII marzo.
- Giuseppe Fava, direttore del Giornale del Sud e fondatore de I Siciliani, è stato ucciso da Cosa nostra il 5 gennaio 1984.
- Giancarlo Siani, assassinato dalla camorra il 23 settembre 1985.
- Mauro Rostagno, uno dei fondatori del movimento politico Lotta Continua, è rimasto vittima di un agguato mafioso il 26 settembre 1988.
- Beppe Alfano, ucciso dalla mafia l'8 gennaio 1993.
Gli altri diciassette giornalisti sono invece rimasti uccisi mentre si trovavano in missione all'estero. L'elenco comprende i nomi di Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Raffaele Ciriello, Maria Grazia Cutuli, Dario D'Angelo, Amerigo Grilz, Miran Hrovatin, Marco Luchetta, Alessandro Ota, Marcello Palmisano, Guido Puletti e Andrea Rocchelli.
In francia ricordiamo l'aggressione fisica anche alla collega Eugenia Fiore e in Italia durante la pazzia del green pass le aggressioni pro e contro a vari giornalisti.
In Calabria tra i morti, i feriti e i minacciati i numeri sono elevati, ma ne l'Ordine ne le Amministrazioni comunicano questi numeri all'organizzazione CpJ, facciamo solo un esempio nel 2023: Michele Albanese (minacce di morte - sotto scorta); Luigi Cristaldi (bruciata l'auto); Giusy Caminiti (intimidazione); Cesare Minniti (aggredito fisicamente e minacciato); Francesco Ventura (intimidazione); Klaus Davi (intimidazione). Potrei citarne tanti aggrediti verbalmente anche da autorità di pubblica sicurezza.
Ma per il mondo noi in Italia non soffriamo aggressioni, ne licenziamenti in tronco, alla fin fine abbiamo un Ordine che veglia su di noi, anche con Cristaldi, che ha avuto l'auto bruciata nella notte del 10/11 novembre, l'Ordine ha inviato un messaggio di condanna, tanto finirà lì. Abbiamo bisogno di altro tipo di rappresentanza, ma lo capiremo solo quando le cose diventeranno insostenibili
Fonti: Reuters; Wikipedia; Al Jazeera; Middle East Eye; The National; Syria TV; lifegate; Cpj; HT; Parconditio.it; Ossigeno.