Strage di giornalisti

21.04.2024

Articolo del settimanale corretto settimanalmente..

Mentre i giornalisti nel mondo muoiono o vengono feriti, minacciati o come tra la notte del 10 e 11 novembre con Luigi Cristaldi gli viene bruciata l'auto.

In questa guerra tra Israele e Hamas, ma che è diventata tra gli ebrei e i palestinesi, la situazione per noi dell'informazione, ormai deve essere chiamata con il suo nome "strage di giornalisti".

È difficile prendere completamente le difese di una delle parti coinvolte, entrambe hanno provocato e ucciso, anche se le attuali proporzioni e gli obbiettivi finali sono molto diversi tra i due lati, troppi bambinie persone uccise e ferite da parte del palestinesi.

Purtroppo oggi si cerca di silenziare i media, specialmente di parte non Israeliana.
FIl giornalista di Al-Jazeera Wael Al Dahdouh (al centro) assiste al funerale del figlio, il giornalista palestinese Hamza Al Dahdouh, avvenuto il 7 gennaio 2024. (Foto: Reuters/Ibraheem Abu Mustafa)
FIl giornalista di Al-Jazeera Wael Al Dahdouh (al centro) assiste al funerale del figlio, il giornalista palestinese Hamza Al Dahdouh, avvenuto il 7 gennaio 2024. (Foto: Reuters/Ibraheem Abu Mustafa)

All'attacco di Hamas, hanno risposto intensi bombardamenti e azioni di cui non pubblichiamo le immagini per decenza, anche se alcuni nostri articoli vi faranno vedere quello che è già pubblicato. Ma non si hanno, in ogni caso notizie sicure al 100%, solo sappiamo che hanno provocato distruzione e morte. Israele ha dichiarato che vuole smantellare Gaza una volta per tutte e sono anche le parole di Dror Eydar, ex ambasciatore di Israele in Italia dal 2019 al 2022. Che ha dichiarato in programma di TV aperta "Ogni persona che minaccia un ebreo, che vuole uccidere un ebreo, deve morire. L'obiettivo è distruggere Gaza, questo male assoluto"

Scusate, ma non sono le farneticazioni di un islamofobo in piazza, di un estremista legato a qualche formazione politica illegale o gruppo ultras e nemmeno di un colono, ma di un diplomata.

I giornalisti occidentali per lo più lavorano dalla parte israeliana e in ogni caso sono arabi o israeliani, in ogni caso veri temerari che divulgano alle agenzie Reuters, AFP Agence France-Presse, Ap Associated Press, come lo era Simone Camilli, il giornalista italiano morto a Gaza nel 2014. 

Attualmente nessun occidentale lavora su Gaza per queste agenzie che compongono e scelgono le notizie a interesse, minacciate da Israele, al massimo in Libano o Cisgiordania, modificate e inviate a tutta la stampa e TV occidentali, come già visto con la guerra tra Russia e Ucraina.

Dall'altra parte quella arabo-palestinese, sotto continui bombardamenti per intenderci, ci sono i giornalisti Palestinesi, che lavorano quasi tutti, per la stampa e TV arabe e sfidano la morte ogni istante, la più conosciuta e Al Jazeera, ma esistono una quarantina di altre. Molte di queste sono di parte palestinese e chiaramente vedono il conflitto dal loro punto di vista, ma in generale incrociando le notizie di entrambi i lati si possono dedurre molte cose, che ci aiutano a capire meglio i fatti.

Addirittura anche dalla Casa Bianca è venuto un monito a garantire la sicurezza e l'incolumità dei giornalisti. Lo "abbiamo detto direttamente agli israeliani" ha affermato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, "garantire la sicurezza e l'incolumità dei giornalisti e dei media indipendenti è una responsabilità di primaria importanza", anche se non sembra essere questa l'intenzione occidentale. 

Ma poi niente di questo succede infatti il 18 dicembre, Alwan, un operatore dei media palestinesi e specialista di voci fuori campo che ha contribuito a diversi media, tra cui la piattaforma Midan, di proprietà di Al-Jazeera, la rivista Mugtama e Al-Jazeera, ed è stato un conduttore radiofonico per la Radio del Sacro Corano dell'Università islamica, è stato ucciso in un attacco aereo israeliano contro la sua casa a Jabalia. Nel suo ultimo post su Facebook, il 17 dicembre, Alwan ha scritto: "Ogni mattina diciamo che la notte scorsa è stata la peggiore della guerra... Tutti i giorni sono uno peggiore dell'altro. Questo descrive brevemente la guerra".

Oltre a documentare il crescente numero di giornalisti uccisi e feriti, qui a seguire la ricerca del Committee to Protect Journalists CPJ ha rilevato finora più di 300 episodi di aggressioni, arresti, minacce, attacchi informatici e censura che hanno preso di mira i giornalisti mentre svolgevano il loro lavoro in Israele, Gaza e Cisgiordania. (N.d.T.: i numeri di questo rapporto saranno aggiornati man mano che saranno disponibili ulteriori informazioni).

Il 25 ottobre è per tutti i giornalisti che lavorano in Palestina, uno dei più terribili, specialmente per un altro giornalista di AlJazeera a Gaza, infatti la moglie, il figlio e la figlia di Wael Al-Dahdouh sono stati uccisi in un raid aereo israeliano e il 7 novembre il giornalista Mohamed Abu Hassira dell'agenzia di stampa Wafa gestita dall'Autorità Palestinese, è stato ucciso in un attacco aereo contro la sua casa a Gaza insieme a 42 membri della sua stessa famiglia.

Chiaramente è sotto attacco anche l'informazione locale e il diritto di informazione globale.

Foto: Abdelhakim Abu Riash/Al Jazeera

Vorrei poi ricordare la strage di giornalisti che tutta questo insulsa situazione sta facendo, infatti sino a ieri 94 delle vittime erano giornalisti, alcune uccisi intenzionalmente. 

Già siamo a 97 giornalisti morti nell'area della Palestina, Libano, Cis Giordania e Israele, una vera strage.

È stata confermata da Committee to Protect Journalists CPJ la morte di 97 giornalisti: 92 palestinesi, 2 israeliani e 3 libanesi.

16 giornalisti sono stati feriti gravemente (secondo fonti arabe sono oltre 60).

4 giornalisti sono stati dichiarati dispersi (fonti locali parlano di 18).

25 giornalisti sono stati arrestati (alcuni torturati).

Molteplici aggressioni, minacce, attacchi informatici, censura e uccisioni di familiari (oltre 1000).

3 giornalisti uccisi da Hamas

Tra i morti ci sono tre giornalisti israeliani. Yaniv Zohar, fotografo che lavorava per il suo giornale "Yaniv Zohar", è stato ucciso durante l'assalto di Hamas al kibbutz di Nahal Oz. 

Roee Idan

Secondo il Times of Israel e la Federazione Internazionale dei Giornalisti, il 20 ottobre il giornalista israeliano Idan è stato dichiarato morto dopo il recupero del suo corpo. Idan, fotografo del quotidiano israeliano Ynet, era stato inizialmente dato per disperso quando sua moglie e sua figlia erano state uccise in un attacco di Hamas il 7 ottobre nel Kibbutz Kfar Aza. Il CPJ ha confermato che stava lavorando il giorno dell'attacco.

[Il CPJ ha rimosso due giornalisti israeliani, Shai Regev e Ayelet Arnin, da questo elenco, dopo che i loro canali hanno confermato che i giornalisti non erano in missione per coprire il festival musicale, né hanno avuto la possibilità di iniziare a raccontare l'attacco dei militanti di Hamas che li ha uccisi il 7 ottobre. Il database globale di CPJ dei giornalisti uccisi include solo quelli che sono stati uccisi in relazione al loro lavoro o dove c'è ancora qualche dubbio che la loro morte sia legata al lavoro].

95 giornalisti uccisi da Israele per Cpj Committee to Protect Journalists sino al 21 marzo, 132 per Euro Mediterranean Human Rigts Monitor sino al 5 marzo.

Il 7 ottobre, dopo l'attacco di Hamas, Israele ha dato il via ai bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Le bombe israeliane, sulla carta destinate a cancellare Hamas, hanno raso al suolo interi quartieri, colpendo nella maggior parte dei casi civili e sino a ieri si contano dal 7 ottobre sino al 23 aprile almeno 42.510 persone uccise, di cui 38.621 civili, 10.091 donne e 15.780 bambini e oltre 79.240 feriti negli attacchi israeliani a Gaza. In questo rapporto i giornalisti uccisi sono 137, ma noi usiamo il criterio di CpJ per analizzare questo numero, in quanto i giornalisti non a lavoro non sono contabilizzati tra le vittime) Il bilancio rivisto dell'attacco del 7 ottobre contro Israele è di 1.139. Alcuni raid sono stati condotti anche contro il Libano e Cis Giordania, dove opera l'organizzazione paramilitare Hezbollah e la Cisgiordania, con vari morti e feriti. (fonte: Euro Mediterranean Human Rigts Monitor).

Attenzione i dati forniti sono totalmente responsabilità delle fonti citate. 

Per U Riggitanu vale l'Etica e Obiettività , la verità prima di tutto. 

Chiaramente pubblichiamo i dati in base a studi fatti da Cpj e EMHR, Senza Censura.

Qui di seguito i dati con i nomi identificati da Cpj.

Cominciando dal Libano.

Issam Abdallah, videoreporter dell'agenzia Reuters che si trovava vicino al confine con Israele per documentare la tensione tra Tel Aviv e l'organizzazione libanese Hezbollah. È stato ucciso in un raid israeliano dove sono rimasti feriti altri quattro giornalisti e i video girati in loco fanno pensare che siano stati deliberatamente bersagliati, siccome si trovavano in una zona isolata e con la scritta Press ben in vista.

Altri 93 giornalisti sono invece stati uccisi dai missili e attacchi israeliani nella Striscia di Gaza e in Libano. 

I loro nomi sono:

Mohamed El-Reefi, Anadolu Agency;

Abdul Rahman Saima, Raqami TV;

Muhammad Salama, Aqsa TV channel;

Mohamed Yaghi, Al-Jazeera;

Zayd Abu Zayed, Quran Radio channel;

Alaa Al-Hams, Palestinian News Agency;

Angam Ahmad Edwan, Libyan TV channel;

Yasser Mamdouh El-Fady, Kan'an news agency;

Nafez Abdel Jawad, Palestine TV;

Rizq Al-Gharabli, Palestinian Information Center;

Mohammed Atallah, Al-Resalah News;

Iyad El-Ruwagh, Al-Aqsa Voice Radio;

Yazan al-Zuweidi, Al-Ghad;

Mohamed Jamal Sobhi Al-Thalathini, Al-Quds Al-Youm;

Ahmed Bdeir, Bawabat al-Hadaf;

Heba Al-Abadla, Al-Azhar Radio University in Gaza;

Abdallah Iyad Breis, Rawafed educational channel;

Hamza Al Dahdouh, giornalista e cameramen di Al-Jazeera;

Mustafa Thuraya, Agence France-Presse (AFP);

Akram ElShafie, Palestinian press agency Safa;

Jabr Abu Hadrous, Quds Al-Youm broadcaster;

Ahmed Khaireddine, Quds Al-Yom TV;

Mohamad Al-Iff, news agency Al-Rai;

Mohamed Azzaytouniyah, radio Al-Rai;

Ahmad Jamal Al Madhoun, news agency Al-Rai;

Mohamed Naser Abu Huwaidi, Al-Istiklal newspaper;

Mohamed Khalifeh, Al-Aqsa TV channel;

Adel Zorob, Al-Aqsa Voice Radio;

Abdallah Alwan, Midan-Al-Jazeera e Mugtama;

Assem Kamal Moussa, Palestine Now;

Haneen Kashtan, TV Al-Kofiya;

Samer Abu Daqqa, Al-Jazeera Arabic;

Duaa Jabbour, website Eyes Media Network;

Ola Atallah, giornalista fre-palestinese;

Hassan Farajallah, Al-Quds TV;

Shaima El-Gazzar, Al-Majedat;

Abdullah Darwish, Al-Aqsa TV;

Montaser Al-Sawaf, Anadolu Agency;

Adham Hassouna, Al-Aqsa universities;

Mostafa Bakeer, Al-Aqsa TV;

Mohamed Mouin Ayyash, Roya News;

Assem Al-Barsh, Al-Rai radio;

Mohamed Nabil Al-Zaq, Al-Quds TV;

Jamal Mohamed Haniyeh, news website Amwaj;

Farah Omar, a Lebanese reporter for the Al-Mayadeen TV channel; 

Rabih Al Maamari, a Lebanese Al-Mayadeen TV channel; 

Ayat Khadoura, a Palestinian freelance journalist; 

Bilal Jadallah, director of Press House-Palestine;

Abdelhalim Awad, Al-Aqsa TV; 

Sari Mansour, Quds News Network; 

Hassouneh Salim, Jordan-based Roya news, Al-Jazeera, and the Palestinian Journalists' Syndicate; 

Mostafa El Sawaf, MSDR News; 

Amro Salah Abu Hayah, Al-Aqsa TV channel; 

Mossab Ashour, TRT Arabi, and Anadolu Agency; 

Ahmed Fatima, Egypt-based Al Qahera News TV; 

Yaacoub Al-Barsh, Namaa Radio; 

Ahmed Al-Qara, Al-Aqsa; 

Yahya Abu Manih, Giornalista del canale radiofonico Al-Aqsa; 

Mohamed Abu Hassira, Wafa; 

Mohamed Al Jaja, Press House-Palestine;

Mohamad Al-Bayyari,  Al-Aqsa TV channel;

Mohammed Abu Hatab, Palestine TV; 

Majd Fadl Arandas, sito Al-Jamaheer; 

Iyad Matar, Al-Aqsa TV; 

Imad Al-Wahidi, Palestine TV channel; 

Majed Kashko, Palestine TV channel; 

Nazmi Al-Nadim, vicedirettore delle finanze e dell'amministrazione di Palestine TV; 

Yasser Abu Namous, giornalista di Al-Sahel; 

Duaa Sharaf, conduttrice di Radio Al-Aqsa morta lei e il suo bambino nelle sue braccia; 

Jamal Al-Faqaawi, Mithaq Media Foundation;

Saed Al-Halabi, Al-Aqsa TV; 

Ahmed Abu Mhadi, Al-Aqsa TV; 

Salma Mkhaimer, giornalista freelance, morta assieme al figlio; 

Ibrahim Marzouq, Palestine Today TV;

Mohammed Imad Labad, Giornalista di Al Resalah; 

Roshdi Sarraj, giornalista e cofondatore di Ain Media; 

Roee Idan, The Times of Israel;

Mohammed Ali,  Al-Shabab Radio (Youth Radio); 

Khalil Abu Aathra, videografo di Al-Aqsa TV; 

Sameeh Al-Nady, giornalista di Al-Aqsa TV; 

Mohammad Balousha, giornalista e responsabile amministrativo e finanziario "Palestine Today" a Gaza; 

Issam Bhar, giornalista di Al-Aqsa TV; 

Abdulhadi Habib Al-Manara News Agency and HQ News Agency; 

Yousef Maher Dawas, Palestine Chronicle e scrittore di We Are Not Numbers (WANN); 

Salam Mema, Journalists Committee at the Palestinian Media Assembly;

Husam Mubarak, giornalista della radio Al-Aqsa e Salam Mema, giornalista freelance;

Issam Abdallah'agenzia Reuters;

Ahmed Shehab, giornalista della radio Sowt Al-Asra;

Mohamed Fayez Abu Matar, foto giornalista freelance; 

Saeed al-Taweel, caporedattore del giornale Al-Khamsa News; 

Mohammed Sobh, fotografo dell'agenzia Khabar; 

Hisham Alnwajha, giornalista dell'agenzia Khabar; 

Assaad Shamlakh, giornalista freelance;

Yaniv Zohar, Israel Hayom;

Mohammad Al-Salhi, foto giornalista dell'agenzia Fourth Authority;  

Mohammad Jarghoun, giornalista di Smart Media; 

Ibrahim Mohammad Lafi, fotografo di Ain Media; 

(N.d.T.: i numeri di questo rapporto saranno aggiornati man mano che saranno disponibili ulteriori informazioni).

Chiarimenti e correzioni:

Dopo aver ricevuto la notizia che la giornalista e presentatrice palestinese Alaa Taher Al-Hassanat potrebbe essere sopravvissuta all'attacco che si pensa l'abbia uccisa, CPJ ha rimosso il suo nome dalla lista delle vittime in attesa di ulteriori indagini e noi l'abbiamo griffata in amaranto nella lista, fino a che non avremo notizie sul suo stato.

*Le ricerche e la documentazione di CPJ riguardano tutti i giornalisti, definiti come individui coinvolti in attività di raccolta di notizie. Questa definizione comprende coloro che lavorano per un'ampia gamma di testate giornalistiche finanziate pubblicamente e privatamente, nonché i freelance. CPJ non sostiene i giornalisti che violano la legge. Nei casi che abbiamo documentato, diverse fonti non hanno trovato finora alcuna prova che un giornalista fosse impegnato in attività militanti.

Questo testo è stato aggiornato per correggere l'ortografia di Alma Al-Shaab nella voce di Issam Abdallah del 13 ottobre 2023 e di Palestine TV nella voce di Abu Hatab del 2 novembre 2023.

Tutti questi giornalisti morti si uniscono a Shireen Abu Akleh che era considerata una delle più importanti giornaliste presenti nei territori palestinesi, inviata del media internazionale Al Jazeera, nata a Gerusalemme, araba, palestinese cristiana melchita e di nazionalità americana. Morta mentre documentava un blitz israeliano in un campo profughi di Jenin il 12 maggio 2022. La sua morte è ancora sotto indagini sia di Israele come degli USA.

Insomma fare il giornalista in questi territori non è facile, altro che i siparietti dei nostri TG o giornali copiati più o meno da agenzie più o meno attendibili.

Se non si fermano le ostilità la "Strage dei Giornalisti" aumenterà, in proporzione con le bugie sulle notizie dal fronte.

Andrea Ruggeri

Le fonti e i dati sono raccolti da CPJ, noi consultiamo i media Arabi come quelli Israeliani e aggiungiamo eventuali correzioni, nessun dato viene fornito senza un riscontro di queste organizzazioni, noi facciamo giornalismo non politica.

Il giornalista palestinese Abdel Nasser al-Laham, bendato, viene condotto via dai soldati israeliani dalla sua casa in Cisgiordania il 16 ottobre 2023. Al-Laham è detenuto senza accuse nella prigione di Ofer. (Screenshot: CPJ/Ma'an News Agency)
Il giornalista palestinese Abdel Nasser al-Laham, bendato, viene condotto via dai soldati israeliani dalla sua casa in Cisgiordania il 16 ottobre 2023. Al-Laham è detenuto senza accuse nella prigione di Ofer. (Screenshot: CPJ/Ma'an News Agency)

Secondo un dossier realizzato nel 2014 dall'Osservatorio Ossigeno per l'informazione su commissione della Commissione parlamentare antimafia, sarebbero 28 i giornalisti italiani uccisi dal secondo dopoguerra ad oggi, mentre almeno 15 giornalisti vivono attualmente sotto scorta e altri 2.800 hanno ricevuto minacce di morte.

Di questi, undici sono morti per mano di mafia e camorra (ben nove giornalisti) o come vittime di azioni terroristiche (due giornalisti):

  • Cosimo Cristina, fondatore del periodico di Palermo Prospettive Siciliane, ucciso il 5 maggio 1960 dalla mafia.
  • Mauro De Mauro, rapito da Cosa nostra il 16 settembre 1970 e di cui non è mai stato trovato il corpo.
  • Giovanni Spampinato, ucciso dalla mafia il 27 ottobre 1972.
  • Carlo Casalegno, ucciso il 29 novembre 1977 dalle Brigate Rosse.
  • Peppino Impastato, assassinato il 9 maggio 1978 da Cosa Nostra.
  • Mario Francese, cronista per il Giornale di Sicilia, è stato ucciso da Cosa nostra il 26 gennaio 1979.
  • Mino Pecorelli, fondatore di OP-Osservatore Politico, ucciso a colpi di pistola il 20 marzo 1979. I responsabili non sono mai stati accertati.
  • Walter Tobagi, scrittore e cronista per il Corriere della Sera, è stato assassinato il 28 maggio 1980 in un attacco terroristico della Brigata XXVIII marzo.
  • Giuseppe Fava, direttore del Giornale del Sud e fondatore de I Siciliani, è stato ucciso da Cosa Nostra il 5 gennaio 1984.
  • Giancarlo Siani, assassinato dalla camorra il 23 settembre 1985.
  • Mauro Rostagno, uno dei fondatori del movimento politico Lotta Continua, è rimasto vittima di un agguato mafioso il 26 settembre 1988.
  • Beppe Alfano, ucciso dalla mafia l'8 gennaio 1993.

Gli altri diciassette giornalisti sono invece rimasti uccisi mentre si trovavano in missione all'estero. L'elenco comprende i nomi di Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Raffaele Ciriello, Maria Grazia Cutuli, Dario D'Angelo, Amerigo Grilz, Miran Hrovatin, Marco Luchetta, Alessandro Ota, Marcello Palmisano, Guido Puletti e Andrea Rocchelli.

In francia ricordiamo l'aggressione fisica anche alla collega Eugenia Fiore e in Italia durante la pazzia del green pass le aggressioni pro e contro a vari giornalisti.

In Calabria tra i morti, i feriti e i minacciati i numeri sono elevati, ma ne l'Ordine ne le Amministrazioni comunicano questi numeri all'organizzazione CpJ, facciamo solo un esempio nel 2023: Michele Albanese (minacce di morte - sotto scorta); Luigi Cristaldi (bruciata l'auto); Giusy Caminiti (intimidazione); Cesare Minniti (aggredito fisicamente e minacciato); Francesco Ventura (intimidazione); Klaus Davi (intimidazione). Potrei citarne tanti aggrediti verbalmente anche da autorità di pubblica sicurezza

Ma per il mondo noi in Italia non soffriamo aggressioni, ne licenziamenti in tronco, alla fin fine abbiamo un Ordine che veglia su di noi, anche con Cristaldi, che ha avuto l'auto bruciata nella notte del 10/11 novembre, l'Ordine ha inviato un messaggio di condanna, tanto finirà lì. Abbiamo bisogno di altro tipo di rappresentanza, ma lo capiremo solo quando le cose diventeranno insostenibili sia economicamente sia fisicamente, siamo visti come falsi e provocatori al servizio del sistema, ma solo pochi di noi nei posti chiave lo sono, gli altri se non soffrono di aggressioni soffrono mancanza di mezzi e di sostegno economico adeguato.

Andrea Ruggeri

Fonti: Reuters; Wikipedia; Al Jazeera; Middle East Eye; The National; Syria TV; lifegate; Cpj; Euro Mediterranean Human Rigts Monitor; HT; Parconditio.it; Ossigeno, Haaretz.