Un futuro senza pane o un'occidente senza moneta?

15.11.2025

Occidente: un'idea che non è nostra

"Occidente". Una parola che usiamo tutti, ogni giorno, come se fosse naturale, ancestrale, scolpita nella geografia o nella cultura.
Non lo è.
Il concetto di "Occidente" non nasce in Europa: è una costruzione politica statunitense, elaborata per delimitare, contenere, controllare.

Gli Stati Uniti, nel timore che vecchie potenze europee — in particolare la Spagna — potessero rimettere piede nelle Americhe, stabilirono l'idea di un Western Hemisphere, un emisfero occidentale "interdetto" alle ingerenze europee: la famosa Dottrina Monroe.
È lì che si pianta il seme di ciò che oggi chiamiamo Occidente.

Eppure c'è un paradosso gigantesco:
l'Occidente non coincide con l'Europa, anzi spesso ne è l'opposto.

Dopo la Seconda guerra mondiale la narrazione che ha dominato è stata quella dei vincitori: l'Europa è caduta, gli Stati Uniti sono saliti sul trono — e insieme a loro paesi che con "l'Occidente culturale" avevano ben poco a che fare.
Risultato?
Noi europei abbiamo adottato un termine che non descrive affatto la nostra identità, ma la loro visione geopolitica, una cornice pensata a Washington e non a Roma, Parigi o Berlino.

È così che l'Occidente diventa una linea elastica: oggi va dall'Europa agli USA, domani arriva fino alla Russia, dopodomani si restringe secondo convenienza.
Non è una civiltà. Non è un valore.
È un'area di influenza americana, ampliata e rimaneggiata secondo esigenze strategiche.

Questa dovrebbe essere storia.
Storia vera. Blindata dalla verità. Da studiare a fondo.
Ma che ve lo dico a fare?

La parola "Occidente" serve a farci digerire qualcosa di più grande

Una narrazione che, detta così, sembra astratta. E invece tocca il quotidiano: moneta e pane.
Le due leve fondamentali del potere sul cittadino.

Chi controlla il pane — lo dico da sempre — controlla la persona.
Chi controlla il cibo controlla la vita.
Ed è esattamente ciò che sta accadendo.

Oggi nel mondo poche multinazionali controllano già il 40% dei semi agricoli, dominano le varietà di grano, orientano le filiere.
È un potere immenso. Ma non basta: ora si punta alla moneta.

Chi conia davvero il denaro?

Un tempo lo Stato batteva moneta.
Oggi?
Oggi il denaro non lo "conia" più il popolo attraverso lo Stato, ma un sistema opaco, bancario, tecnico, finanziario. Un sistema che non vota nessuno ma decide su tutto.

E mentre ce lo raccontano come progresso, arriva la nuova creatura:
la moneta digitale di Stato.

Per l'Europa si chiama euro digitale.
E qui il nodo diventa politico, economico, esistenziale.

Euro digitale: verso cosa ci stanno portando?

L'euro digitale non è banconota, non è moneta fisica, non è tua.
È uno strumento perfetto di tracciamento.
E allora la domanda è inevitabile: dove ci vogliono portare?

Il rischio è chiarissimo:

  • o le banche tornano centrali, riprendendo un ruolo che hanno perso, con una moneta digitale controllata e "garantita";

  • oppure ci avviamo verso un modello nuovo, in cui lo Stato prende il sopravvento sul cittadino, non per tutelarlo ma per gestirlo.

E il tutto entro il 2030, quasi fosse una scadenza già scritta da qualcun altro.

La storia cambia, ma si ripete sempre allo stesso modo

Pane e moneta: due colonne del potere da migliaia di anni.
Cambiano gli strumenti, cambia il linguaggio, cambiano le "narrazioni":
ma la logica è identica.

Chi controlla il cibo controlla la vita.
Chi controlla la moneta controlla la libertà.

E mentre ci parlano di "Occidente", "valori", "sicurezza", nessuno ci dice che sotto queste parole si nasconde un'operazione colossale: ridisegnare il rapporto tra popolo e potere, tra individuo e sistema.

E noi europei, che abbiamo inventato la filosofia, il diritto, la politica, ci ritroviamo a usare la loro parola — Occidente — per descrivere un mondo che non abbiamo costruito noi.

Forse è il momento di riprenderci almeno le parole, se non ancora la storia, forse è il momento di decidere se vogliamo restare liberi o schiavi.

Andrea Ruggeri