USA revocano i visti a sette giudici della Corte Suprema brasiliana

20.07.2025

USA revocano i visti a sette giudici della Corte Suprema brasiliana e al Procuratore generale: crescono le tensioni internazionali

La decisione del governo statunitense di revocare i visti a sette giudici della Suprema Corte Federale (STF) brasiliana e al procuratore generale della Repubblica, Paulo Gonet, segna un'escalation senza precedenti nelle relazioni tra Washington e Brasilia. Dopo l'annuncio di venerdì del segretario di Stato Marco Rubio su X (ex Twitter), che aveva già sospeso il visto del giudice Alexandre de Moraes – relatore del processo contro l'ex presidente Jair Bolsonaro per presunto tentativo di golpe – le nuove revoche hanno allargato il fronte dello scontro diplomatico.

Secondo fonti interne, i soli magistrati risparmiati dalla decisione americana sono Luiz Fux, ex presidente della STF, e i giudici André Mendonça e Nunes Marques, entrambi nominati da Bolsonaro durante il suo mandato (2019-2022). Questo dettaglio alimenta sospetti su un possibile disallineamento politico interno alla Corte e apre interrogativi sulla reale imparzialità dell'organo giudiziario più alto del Paese.

Djàvlon

L'amministrazione Trump, tornata influente dopo le elezioni di midterm, ha definito la serie di indagini e condanne che ha colpito l'ex presidente Bolsonaro una "caccia alle streghe" che, a loro dire, avrebbe generato "un complesso di persecuzione e censura così ampio da violare i diritti fondamentali dei brasiliani e minacciare persino cittadini statunitensi".

Nuove rivelazioni: pressioni interne e dossier riservati

In Brasile, emergono ora nuove indiscrezioni che aggravano la posizione del governo Lula. Alcuni documenti riservati trapelati dal ministero degli Esteri rivelerebbero che già da marzo Brasilia era a conoscenza dell'irritazione crescente di Washington per il ruolo di Moraes e della STF nella gestione delle proteste post-elettorali. Eppure, il governo avrebbe scelto di minimizzare il rischio diplomatico, confidando in una mediazione europea che finora non si è concretizzata.

Inoltre, secondo fonti giornalistiche indipendenti, esisterebbero rapporti riservati di intelligence brasiliana che segnalavano "possibili sanzioni mirate" da parte degli Stati Uniti se la Corte avesse continuato a restringere lo spazio politico dell'opposizione bolsonarista. Tuttavia, il Planalto non avrebbe condiviso queste informazioni né con l'opinione pubblica né con il Parlamento.

Una gestione opaca e il rischio isolamento

Critiche piovono ora sul governo Lula per quella che molti analisti definiscono una gestione opaca e centralizzata della crisi. L'opposizione denuncia che l'Esecutivo ha lasciato che la Corte Suprema assumesse un ruolo di fatto "politico" senza mai intervenire per ristabilire un equilibrio tra i poteri dello Stato. Ciò, secondo alcuni costituzionalisti, ha contribuito a radicalizzare sia i sostenitori di Bolsonaro sia i rapporti con partner esteri chiave.

"Brasile rischia l'isolamento internazionale non per la forza delle sue istituzioni, ma per la loro debolezza e la mancanza di separazione dei poteri", ha dichiarato un ex ambasciatore brasiliano a Washington.

La replica del Planalto

Il governo brasiliano, attraverso il ministro degli Esteri Mauro Vieira, ha definito la decisione americana "inaccettabile" e ha accusato Washington di "interferenza inaccettabile negli affari interni di uno Stato sovrano". Tuttavia, la posizione ufficiale appare indebolita dal silenzio prolungato del presidente Lula, che da giorni evita commenti diretti sulla vicenda.

1. Conseguenze economiche e diplomáticas: un Brasile isolato e in difficoltà

  • Minaccia di tariffe e recessione economica: L'ex presidente Trump ha già minacciato tariffe fino al 50% sulle esportazioni brasiliane, colpendo agricoltura e carne—settori vitali per le regioni pro-Bolsonaro. La misura ha scatenato una forte contrapposizione interna, con Lula che ha cavalcato la narrativa nazionale per aumentare la sua approvazione, ma a costo di una contrazione economica inevitabile Reuters+2The Guardian+2The Rio Times+2.
  • Crisi diplomatica con alleati regionali e multilaterali: I sussurri d'interferenza statunitense hanno messo in allarme l'Unione Europea e i partner del Sud America. Le reazioni viste da Organizzazioni multilaterali potrebbero isolare diplomaticamente il Brasile, minando i negoziati in corso, incluso l'accordo Mercosur‑UE in stallo.
  • Fuga di capitali e incertezza degli investitori: Le sanzioni agli organi giudiziari e ministeriali, insieme alle tensioni politiche, aumentano il rischio percepito dagli investitori. L'incertezza regolatoria spinge la ripresa post‑pandemica brasiliana verso scenari fragili e instabili.
  • Possibile contrappasso americano: Se l'escalation persisterà, Washington potrebbe intensificare l'uso del Magnitsky Act contro personalità del governo Lula, rafforzando le sanzioni commerciali e finanziarie The Rio Times+1The Washington Post+1.

2. Tensioni interne: Lula e il suo braccio giudiziario

Tra Lula e Moraes nasce una simbiosi pericolosa

  • Un'alleanza intima tra potere politico e giudiziario: Moralisti indipendenti descrivono una simbiosi tra Lula e il giudice Alexandre de Moraes, inquadrawa come le "vere teste dietro al golpe giudiziario". Moraes ha agito da censor operativo, firmando misure che vanno dal silenzio su piattaforme digitali fino a limiti per Bolsonaro e anche esponenti del governo negli USA The Rio TimesEl PaísPoder360.
  • Opposizione vince consensi sulle accuse di "tirannia giudiziaria": Emergenze recenti, come l'arresto del giornalista dos Santos e gli ordini di rimozione su piattaforme, hanno prodotto indignazione diffusa. Un'opinione pubblica sempre più ampia si sente manipolata: una Datafolha (2025) mostra che il 48 % dei brasiliani non si fida della STF The Rio Times.

Legalità o potere incontrollato?

  • Procedimenti senza trasparenza: I documenti mostrano che molte ordinanze di Moraes non spiegano adeguatamente le motivazioni, spingendo critici a parlare di "punizioni arbitrarie senza giurisprudenza"RedditReddit.
  • Stretta sul dissenso: Il governo Lula, sostenuto dalla STF, ha orchestrato una stretta senza precedenti sulla libertà di espressione, utilizzando leggi post-dittatura per avversari come dos Santos o Eduardo Bolsonaro. Una tattica che non pochi qualificano come "golpe mediatico‑giudiziario" The Rio TimesReddit.

3. Loro golpisti, non Bolsonaro: la visione dell'opposizione

  • Accuse dirette: L'opposizione formata da oltre il 70% dei brasiliani urla "i veri golpisti sono Lula e Moraes". L'ex deputato Marcel van Hattem ha dichiarato che "il Brasile sta diventando un paria internazionale" Poder360Poder360.
  • Mobilitazioni nelle piazze: È già fissato un corteo per il 21 luglio a Rio – la piattaforma giustizialista ha raccolto adesioni anche da parlamentari di centro che criticano l'assenza di equilibrio tra poteri RedditReddit.
  • Sentimento di tradimento tra ex elettori di Lula: Partiti moderati vicini al PT cominciano a essere cauti, con fior di commentatori che criticano la deriva autoritaria del governo—accusato di usare la giustizia per ricattare l'altro potere.

Conclusione critica

Lula e Moraes si presentano come difensori della democrazia, ma la reazione è tutt'altro che unanime. Le sanzioni statunitensi – più ampie ora con gli otto visti revocati – portano un doppio peso: economico, attraverso le tariffe, e politico, riducendo il prestigio internazionale del Brasile. L'opposizione non accetta di essere rappresentata come un nemico interno e dice apertamente che i veri colpi di Stato non sono stati mai commessi dai sostenitori di Bolsonaro, bensì da Lula e da una Corte suprema che usa i processi per cementare il potere.

Il rischio? Un Brasile diplomaticamente isolato, con istituzioni in ostaggio di arbitrarietà, e una nazione sempre più divisa, 70% della popolazione che considera l'esecutivo e il giudiziario golpisti in doppiopetto.

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Foto: Evaristo Sa/AFP/Getty Images; REUTERS/Adriano Machado/File Photo; Mateus Bonomi/Anadolu via Getty Images