Venezuela: tra provocazioni e deliri di potenza

11.10.2025

Certo, di cose se ne vedono tante. Ma immaginare che Nicolás Maduro, il dittatore del Venezuela – sì, dittatore, perché così si definisce chi governa con elezioni truccate, urne manipolate e oppositori in carcere – possa intraprendere una guerra con gli Stati Uniti di Donald Trump e addirittura vincerla, è pura fantasia tropicale.

Mentre oltre il 70% della popolazione venezuelana vive in condizioni di estrema povertà e attende la fine di un regime che ha distrutto uno dei Paesi più ricchi di risorse naturali dell'America Latina, Caracas gioca con il fuoco.

Secondo quanto riferito da CBS News, due caccia venezuelani hanno sorvolato la nave da guerra americana USS Jason Dunham, in una plateale dimostrazione di forza. La Dunham fa parte di una flotta impegnata da tempo in operazioni contro organizzazioni criminali e narcotraffico nei Caraibi e al largo delle coste venezuelane.

La tensione è salita dopo che Donald Trump ha annunciato la distruzione di un'imbarcazione sospettata di trasportare droga e l'uccisione di undici narcotrafficanti del cartello Tren De Agua, gruppo criminale ritenuto vicino al governo Maduro. Caracas ha reagito accusando Washington di "esecuzioni extragiudiziali", ma il Pentagono non ha usato mezzi termini:

"Si consiglia vivamente al cartello che gestisce il Venezuela di non intraprendere ulteriori azioni volte a ostacolare le operazioni antidroga e antiterrorismo statunitensi."

Una frase pesante, che fotografa bene la percezione internazionale del regime chavista: uno Stato trasformato in cartello.

E mentre il Paese è allo stremo, Maduro risponde come sempre con la retorica militare: ha annunciato la mobilitazione generale della Milizia Nazionale Bolivariana, richiamando 8,2 milioni di cittadini al "sistema di difesa nazionale" e promettendo il coinvolgimento di una "potente base" di altri **4,5 milioni di miliziani addestrati".

Un esercito fantasma, costruito più per propaganda che per difesa reale, chiamato a rispondere a "minacce imperialiste" che servono solo a distrarre l'opinione pubblica interna dal vero dramma: un Paese in ginocchio, dove mancano cibo, medicine e libertà.

Nel teatro geopolitico latinoamericano, Maduro continua a recitare la parte del "rivoluzionario assediato", ma la realtà è ben diversa: il Venezuela non è sotto attacco, è ostaggio del suo stesso governo.

Djàvlon