28 dicembre 1908

29.12.2025

Si è svolta ieri a Messina la Cerimonia ufficiale in ricordo delle Vittime del Terremoto del 28 dicembre 1908, una delle più grandi catastrofi naturali della storia europea contemporanea. Un evento che ha colpito profondamente anche la mia famiglia, che in quel disastro perse tutto: le abitazioni, una fabbrica che dava lavoro a circa 600 operai e a molte delle loro famiglie, il bisnonno, la bisnonna e gran parte dei parenti. Di quella generazione sopravvisse soltanto mio nonno, unico testimone di una storia familiare spezzata.

La commemorazione, appuntamento istituzionalizzato e ormai ricorrente, si è svolta nel luogo simbolicamente dedicato alla memoria collettiva della città, Largo 28 Dicembre 1908, alle spalle del Campanile del Duomo, eretto proprio in onore delle vittime del sisma e del successivo maremoto che devastò Messina e Reggio Calabria, causando oltre centomila morti e cancellando interi quartieri, archivi, memorie e identità.

L'evento di quest'anno ha visto la partecipazione del Sindaco di Messina, Federico Basile, degli Assessori Enzo Caruso e Massimiliano Minutoli, di rappresentanti della deputazione nazionale e regionale messinese e delle autorità civili e militari. Ero presente anch'io, non solo in qualità di giornalista, ma anche come discendente diretto di chi, con quel terremoto, perse tutto.

Durante la cerimonia è stata deposta una corona d'alloro, è stato esposto il Gonfalone della Città di Messina e si è osservato il solenne Silenzio d'ordinanza a cura della Brigata "Aosta", in un clima di profondo raccoglimento e partecipazione. A scandire il momento più alto e solenne è stato l'intervento del Sindaco Federico Basile, che ha richiamato con forza il valore della memoria e il significato simbolico di quel luogo, che non è solo uno spazio urbano ma una ferita ancora aperta nella coscienza collettiva.

Eppure, mancavano alcuni elementi importanti. Mancavano i soldati russi "gli Angeli venuti dal mare", che furono tra i primi a intervenire nei soccorsi alla popolazione stremata, così come mancano ancora oggi alcuni aspetti fondamentali della narrazione storica ufficiale. Manca, soprattutto, un investimento concreto dello Stato nel ripristino e nella trasmissione della memoria di ciò che Messina era prima di quel disastroso 28 dicembre.

Non parlo, a distanza di oltre un secolo, di risarcimenti economici per chi perse tutto – pratica che in altri Paesi è stata adottata anche a distanza di generazioni – ma di iniziative simboliche e strutturali: borse di studio, percorsi di formazione, opportunità di lavoro dedicate a chi, come tante famiglie messinesi, ha dovuto ricostruire da zero una storia familiare, con generazioni scomparse e altre disperse per decenni, poi sopraffatte dalle guerre e mai più realmente recuperate.

Forse questo compito sarebbe dovuto spettare, e spetta ancora oggi, a chi da quel terremoto ha tratto vantaggi politici e assetti di potere. Lo Stato deve ricordare che la ricostruzione non si fa solo con le case, ma anche con la tutela e il riconoscimento della memoria storica, sociale ed economica. Una storia che a Messina e Reggio Calabria è stata spazzata via in pochi minuti, ma che resta fondamentale per comprendere il presente.

Ricordare non può limitarsi a una cerimonia, per quanto sentita e doverosa come quella di ieri. Serve ancora un'attenzione storica ed economica reale da parte dello Stato, di qualsiasi colore politico esso sia, affinché quella memoria non resti soltanto commemorata, ma finalmente riconosciuta.

Andrea Ruggeri