88.034.163 di euro buttati via

8.034.163 euro, più i costi di trasporto, montaggio delle sezioni, presenza di poliziotti e carabinieri ai seggi, utenze di luce e acqua, spese per l'alimentazione... tutto per niente, e già lo sapevano prima.
E poi c'è chi grida allo spreco per costruire il Ponte sullo Stretto.
Il quorum non è stato raggiunto. Nessuna sorpresa, ma i numeri fanno comunque impressione: affluenza al di sotto del 30%, ben lontana dalla soglia necessaria del 50% + 1. Un fallimento clamoroso per la sinistra, che ora è chiamata a fare i conti con la portata della sconfitta. Senza dimenticare i milioni di euro gettati al vento per organizzare un voto inutile.
Sì, perché il costo del referendum non può certo passare in secondo piano: oltre 88 milioni di euro. E milioni di schede inviate agli italiani all'estero sono tornate bianche. Silenzio assoluto.
I numeri parlano chiaro. Le spese per lo svolgimento del referendum sono state autorizzate con il decreto legge n. 27/2025, poi convertito e modificato dalla legge n. 72/2025. Il dettaglio:
1.030 euro per ciascuna delle 61.951 sezioni (totale: 63.809.530 euro),
185 euro per ognuno dei 1.492 seggi speciali (totale: 276.020 euro),
4,50 euro per ciascuno dei circa 5,3 milioni di elettori all'estero per la posta prioritaria (totale: 23.948.613 euro).
Totale: 88.034.163 euro.
E mentre lo Stato brucia queste cifre in una consultazione senza esito, c'è anche chi, come Tajani, complica ulteriormente le cose, annullando la cittadinanza ai discendenti italiani all'estero. Un'altra mossa che alimenta disordine.
Non a caso, moltissime delle schede bianche pervenute dall'estero erano una forma di protesta esplicita proprio contro la decisione del ministro Tajani. Un segnale forte, ignorato.
La popolazione è attenta e consapevole. Ma guai a pensare che tutti si sentano vincitori o soddisfatti: il messaggio che arriva dall'estero è chiaro e inequivocabile. Basta prese in giro.
Come dimostrano i casi di Matera, Lamezia Terme, Ortona e Chieti, alcuni comuni si spostano a destra, mentre altri vanno al ballottaggio con la sinistra o il Movimento 5 Stelle. Il dato che emerge è uno: i cittadini non credono più alle promesse, ma ai fatti concreti.
È un campanello d'allarme per Tajani e Schlein, che escono politicamente indeboliti da questa tornata elettorale, sconfitti non tanto dagli avversari, quanto dai limiti evidenti dei loro stessi programmi.
Menestrello Pasquino