CTS, mascherine in webcam e decisioni “per rispetto delle istituzioni”: i video che fanno discutere

Negli ultimi giorni, alcune registrazioni risalenti al 2021 relative alle riunioni del Comitato Tecnico-Scientifico (CTS) sono tornate al centro dell'attenzione pubblica. Si tratta di ore di video inediti, ora resi pubblici, che documentano le consultazioni interne del gruppo di esperti incaricato di affiancare il governo nella gestione dell'emergenza Covid-19.
Le registrazioni — acquisite nell'ambito del processo sulla morte di Camilla Canepa, la giovane ligure deceduta dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca — sono state trascritte dai carabinieri e inserite negli atti giudiziari, diventando così accessibili anche al pubblico, grazie al lavoro di testate come La Verità e al rilancio di alcuni passaggi chiave da parte di emittenti come Radio Radio, che ne ha discusso apertamente in una serie di trasmissioni recenti.
Un clima tutt'altro che scientificamente neutro
A colpire, al di là dei contenuti, è l'atmosfera stessa che emerge da queste riunioni: un mix di incertezza, esitazioni, battute fuori luogo e soprattutto forti pressioni politiche. Uno degli aspetti più simbolici — e oggetto di ironie virali — è la presenza di membri del CTS collegati in videoconferenza da casa con la mascherina indossata davanti alla webcam. Un'immagine che oggi viene letta come grottesca, ma che allora sembrava in linea con una certa impostazione pubblica, a tratti più performativa che sostanziale.
Il caso Locatelli: "Non sono d'accordo, ma firmo lo stesso"
Tra i passaggi più discussi e virali, rilanciati da Radio Radio e da numerosi utenti sui social, spicca la dichiarazione del professor Franco Locatelli, presidente del CTS e figura di riferimento del mondo pediatrico. Parlando della somministrazione dei vaccini anti-Covid ai giovani, Locatelli afferma:
"Non sono d'accordo con questa scelta, ma la approvo per rispetto delle istituzioni."
Una frase che, nella sua apparente diplomazia, solleva interrogativi pesanti: è accettabile che il parere tecnico-scientifico venga subordinato alla volontà politica? È questo il significato di "consulenza" in ambito emergenziale? E soprattutto: quante decisioni cruciali sono state prese sulla base di valutazioni simili, più orientate alla conformità istituzionale che all'evidenza scientifica?
"Ce lo chiede la scienza"? Davvero?
Durante la gestione della pandemia, tutte le principali misure restrittive, dai lockdown alle vaccinazioni obbligatorie, sono state giustificate con il mantra diventato celebre: "ce lo chiede la scienza". Eppure, le registrazioni del CTS sembrano restituire una realtà molto diversa: una scienza incerta, divisa al suo interno, e non sempre libera di esprimersi in modo autonomo.
Lungi dall'essere una forza unitaria e incontestabile, quella "scienza" appare — a tratti — strumentalizzata, o almeno condizionata da logiche politiche, istituzionali e comunicative. Alcuni membri del comitato appaiono più preoccupati dell'allineamento pubblico che della coerenza scientifica, generando oggi un forte senso di disillusione in molti cittadini.
Una fiducia tradita?
L'opinione pubblica aveva riposto nel CTS un livello molto alto di fiducia, immaginandolo come un organo indipendente, razionale e fondato su basi scientifiche rigorose. Ma oggi, a distanza di anni, con le registrazioni alla mano, questa immagine viene profondamente incrinata.
In attesa che la magistratura faccia piena luce sui fatti nel processo legato alla morte di Camilla Canepa, resta il tema politico e sociale: che impatto avranno queste rivelazioni sulla percezione del rapporto tra scienza e potere? Verrà mai ammesso — almeno sul piano etico — che certe decisioni non erano così scientificamente solide come furono presentate?
La vicenda del CTS non è solo una questione di trasparenza: è una riflessione necessaria su come si costruisce la fiducia nelle istituzioni, soprattutto in tempi di emergenza.
Conclusione
Nel momento in cui la retorica pandemica inizia a essere rivisitata alla luce dei fatti, non si tratta di cercare colpevoli "a posteriori", ma di esigere verità, onestà intellettuale e responsabilità istituzionale. Perché, come mostrano queste registrazioni, la "scienza" — quando filtrata dalla politica — rischia di perdere la sua autorevolezza, e con essa, la fiducia del pubblico.
Vediamo il video di Radio Radio, una delle poche voci che AVEVANO E HANNO RAGIONE.
Masaniello Pasquino