Droni del Piccolo Principe, droni militari e droni in favela: il paradosso del Brasile

31.10.2025

Mentre a Reggio Calabria centinaia di droni hanno incantato il pubblico nello spettacolo del Piccolo Principe – The Wonderful Drone Show on the Seafront, a Gaza, in Ucraina e in Russia gli stessi droni uccidevano centinaia di migliaia di giovani.
E ieri, a Rio de Janeiro, abbiamo assistito alla prima battaglia urbana in un Paese non in guerra combattuta con droni.

Come possiamo far amare questa tecnologia ai bambini? Forse il vecchio e buon film d'animazione è davvero obsoleto.
A quando un'invasione di droni per uccidere tutti? A quando?

Una serata che resterà nella memoria collettiva di Reggio Calabria e di tutta la provincia: domenica 21 settembre il cielo sopra l'Arena dello Stretto e il Lungomare Falcomatà si è trasformato in un immenso palcoscenico a cielo aperto.
Uno spettacolo meraviglioso — ma altrove, nello stesso momento, i droni continuavano a essere armi letali.
In alcune zone del mondo, infatti, i militari nascondono il loro volto e cancellano persino le tracce del proprio DNA, per colpa dei mini-droni dotati di Intelligenza Artificiale, in grado di identificare e uccidere persone proprio attraverso il riconoscimento genetico e facciale.

E mentre in Italia applaudivamo le coreografie luminose, a Rio de Janeiro è avvenuta la prima battaglia urbana con droni: polizia contro bande di assassini.
Le fazioni criminali hanno utilizzato droni armati con bombe a grappolo — e poi c'è chi parla ancora di "poveri ragazzi".
Ma quei "poveri ragazzi" erano assassini che uccidevano e tengono tuttora milioni di persone sotto scacco nelle favelas di Rio.

È stato un blitz antidroga senza precedenti, con scene da vera e propria guerra.
Ma la colpa — e in Brasile lo sanno tutti — non è solo di chi combatte nelle strade, ma anche di chi governa da Brasilia.

Oltre 2.500 poliziotti armati hanno fatto irruzione nei complessi di Penha e Alemão, affrontando centinaia di banditi pesantemente armati, in una delle più grandi operazioni anti-narcos mai viste nel Paese.
Il bilancio è drammatico: più di 130 morti e decine di arresti nell'azione contro il gruppo criminale del Comando Vermelho.

Tuttavia, più della metà dei morti deriva da scontri tra fazioni rivali: le teste tagliate lo dimostrano.
I poliziotti non tagliano teste — lo fanno i banditi, tra loro.

Un'operazione che sta dividendo il Brasile: cos'è successo davvero?
Questa repressione era evitabile?

Alcuni sostengono che si potesse organizzare una maxi-operazione anti-narcos "meno sanguinosa".
Io dico no. E credo che non sia ancora finita.
Perché Edgar Alves Andrade, detto "Doca", leader del Comando Vermelho, è ancora libero.
E più che attaccare la polizia, cercherà vendetta contro le fazioni rivali che hanno ucciso più della metà dei suoi uomini — ragazzi, sì, ma armati e pericolosi.

In ogni caso, oggi le guerre e le battaglie con i trafficanti si combattono a colpi di droni.
E noi, dall'altra parte del mondo, continuiamo a esaltarli, a guardarli estasiati in spettacoli ispirati ai racconti per bambini, mentre nel resto del pianeta gli stessi droni vengono usati per uccidere.

Masaniello Pasquino