Elly Schlein a Polistena

12.09.2025

Sanità pubblica: ora tutti paladini, ma dov'erano quando serviva davvero? 

E faremo tutto il contrario di quello che abbiamo sempre fatto, giusto?
E faremo tutto il contrario di quello che abbiamo sempre fatto, giusto?

In questi giorni, in vista delle elezioni regionali in Calabria, assistiamo all'ennesimo teatrino della politica. I soliti volti, gli stessi che hanno governato l'Italia prima, durante e dopo la pandemia, si presentano oggi negli ospedali del Sud come se fossero i salvatori della sanità pubblica. Passano tra medici e infermieri con toni accorati, promettono assunzioni e rilancio, denunciano tagli e carenze. Ma dov'erano quando la sanità veniva smantellata un pezzo alla volta?

La verità è che la malasanità non nasce oggi. È il frutto di anni di politiche scellerate, trasversali a tutti i partiti, ma aggravate in modo irreversibile proprio durante la gestione della pandemia. Una gestione che oggi, alla luce di nuove inchieste e documenti, si rivela viziosa, confusa e opaca, dominata più dalla propaganda che dalla trasparenza e dall'evidenza scientifica.

Il Movimento 5 Stelle, il PD e gli altri partiti di governo dell'epoca si sono resi responsabili di misure estreme, spesso contraddittorie e dannose, che hanno messo in ginocchio non solo la sanità, ma l'intero tessuto sociale ed economico del Paese. Le chiusure senza logica, le restrizioni mal gestite, la gestione emergenziale trasformata in regime permanente, hanno colpito i più deboli e favorito solo chi sapeva approfittarne: furbetti, speculatori e affaristi.

Ora questi stessi protagonisti tornano in passerella, fingendo di avere la soluzione a problemi che loro stessi hanno creato. Ma la gente non è più disposta a farsi prendere in giro. Serve verità, serve memoria. E soprattutto servono scelte nuove, radicalmente diverse.

Tridico ora si scopre calabrese... dopo 30 anni di assenza?

Fa sorridere — o forse dovrebbe far indignare — sentire Pasquale Tridico parlare di "sanità pubblica" e "ospedali calabresi" come se avesse vissuto in prima linea il disastro che i cittadini affrontano ogni giorno. Lo stesso Tridico che oggi si candida a presidente della Regione, è rimasto sostanzialmente assente dalla Calabria negli ultimi 30 anni. Finendo sui giornali più per la richiesta l'inchiesta sul reddito di cittadinanza, che responsabilizza Tridico per non avere consapevolmente attivato i controlli, al fine di non far perdere consenso elettorale e personale ai suoi mandanti, che per i problemi calabresi.

E oggi, come per magia, ricompare a Polistena con dichiarazioni che suonano più come slogan da manuale che come impegni credibili.

Eppure non parliamo di un cittadino qualunque: Tridico è stato presidente dell'INPS, un ruolo chiave durante il periodo più duro per i lavoratori italiani, in piena pandemia e post-pandemia. In quegli anni, mentre i lavoratori perdevano diritti, certezze e dignità, l'INPS spesso rispondeva con ritardi, burocrazia e silenzi. Dov'era Tridico quando serviva difendere davvero i lavoratori?

Ora ci parla di "proposte", di "visite negli ospedali", di "discussioni tra la gente". Ma queste non sono discussioni nuove. Sono i problemi storici che i calabresi vivono sulla propria pelle da decenni. E che lui, come tanti altri, ha ignorato per troppo tempo.

Ce lo chiediamo noi, e se lo chiedono oltre un milione e mezzo di calabresi: con quale credibilità un ex dirigente nazionale, che ha voltato le spalle alla sua terra per anni, ora pensa di presentarsi come il risolutore di tutti i mali?

Non basta tornare tra la gente sotto elezioni. Serve coerenza, memoria, e il coraggio di ammettere gli errori del passato. Solo così si può costruire davvero un futuro diverso per la Calabria.

Masaniello Pasquino