G7 Novità? Incontro Trump vs Meloni

Incontro informale Meloni–Trump al G7
Kananaskis, Canada – Giugno 2025
L'incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump non è avvenuto nelle forme canoniche di un bilaterale ufficiale, ma in modo informale, quasi defilato: due leader seduti su una panchina, lontani dalle sale conferenza, intenti a dialogare. Un'immagine che, nella comunicazione politica, vale più di mille comunicati stampa.
Meloni sceglie l'ascolto e Trump la prossimità, in un contesto che sembra dire: "ci parliamo tra persone che contano, fuori dai riflettori ufficiali".
Questo G7 si svolge sotto la pressione crescente della crisi Israele–Iran, della guerra in Ucraina che si trascina verso una conclusione sfavorevole per Kyiv, e del riemergere di nuovi focolai di tensione in Asia e Africa, specialmente quello contro i Cristiani in Nigeria.
Trump arriva al summit con tono muscolare, ma lascia il giorno dopo, "costretto" dall'escalation in Medio Oriente. La sua fretta è una dichiarazione: la priorità americana non è il consesso multilaterale, ma il controllo del proprio ordine globale.
I Temi discussi erano importanti, ma non guidati da altri, per Trump ci vuole prima una base e con chi trovare questa base ed eventuale consenso?
Nonostante la brevità dell'incontro, fonti vicine a Palazzo Chigi parlano di uno scambio su tre nodi chiave:
Medio Oriente: Meloni avrebbe spinto per una linea di dialogo, chiedendo a Trump (e dunque agli USA) un sostegno diplomatico alla de-escalation.
Dazi e commercio transatlantico: tema caro a Meloni per la tenuta dell'economia italiana, soprattutto nel settore manifatturiero.
Difesa e NATO: Trump, da sempre scettico sugli obblighi NATO, potrebbe aver sondato la posizione italiana su spese militari e sicurezza energetica.
Meloni esce rafforzata dal punto di vista mediatico: l'incontro è informale, ma mostra una premier presente, centrale, interlocutrice diretta di uno dei player più divisivi ma determinanti della scena globale.
Non è secondario che l'incontro sia stato diffuso da fonti italiane più che americane: è parte di una narrativa sovranista moderna, dove il dialogo personale vale quanto (se non più) dell'adesione alle linee comuni europee.
L'assenza di delegazioni, la mancanza di verbali e comunicati congiunti, il contesto informale: tutto suggerisce che Trump riconosce in Meloni una figura affidabile in uno scenario post-europeista, pronta eventualmente a dialogare con una futura amministrazione americana più "unilateralista".
Allo stesso tempo, Meloni manda un messaggio a Parigi e Berlino: l'Italia non è più subalterna nella catena gerarchica europea, ma gioca una partita autonoma, bilanciando tra USA, NATO e interessi nazionali.
L'incontro Meloni–Trump non è stato tanto "politico" nel senso classico, quanto relazionale, strategico, simbolico. È l'ennesima dimostrazione di come, nell'attuale scenario internazionale, i rapporti personali tra leader pesino più degli equilibri istituzionali.
In questo gioco, Meloni si muove con disinvoltura, cercando di ritagliare per l'Italia un ruolo da mediatore credibile, da ponte tra i blocchi, pur dentro una crisi dell'ordine multilaterale.
Djàvlon