Ho votato, ma non in tutto. Che confusione, ecco perché.

09.06.2025

Oggi sono andato a votare. Ho espresso la mia volontà sui primi quattro quesiti. Sul quinto, invece, ho scelto di non ritirare la scheda, in segno di protesta.
Una protesta netta, perché trovo inaccettabile che sia stato cancellato il diritto alla cittadinanza diretta per i discendenti degli italiani emigrati. E allora mi chiedo: se a una ragazza nata all'estero, figlia della figlia di mia nipote – che parla italiano, mangia italiano, veste e sogna italiano, nipote di uno che alla patria ha dato tutto, pronipote di un maresciallo dei Carabinieri e bisnipote di 3 eroi della patria, di un ragazzo del '99  – non è riconosciuta la cittadinanza, perché dovremmo accelerarla per chi non ha alcun legame con il nostro Paese, con la nostra storia, con chi ha dato la vita per questa nazione?

Avrei potuto votare anche sul quinto quesito – quello sulla cittadinanza da 10 a 5 anni – se fosse stato presentato con maggiore equilibrio, con una visione ampia e inclusiva, rispettosa anche di chi ha sangue italiano nelle vene. Ma così com'era impostato, NO.

L'Italia ha bisogno di persone, è vero, ma a quanto pare preferisce ignorare i suoi pronipoti per dare priorità a chi non ha alcun legame con la nostra cultura. Un paradosso che grida vendetta.

La mia esperienza al seggio

Poco prima delle 15, mi sono recato al seggio. Ho chiesto solo le prime quattro schede, rifiutando la quinta. Un gesto consapevole: in questo modo avrei contribuito al raggiungimento del quorum per i primi quattro quesiti e, astenendomi dal quinto, ho contribuito al mancato raggiungimento del quorum per quest'ultimo (in teoria ... chiaro).

Fin qui tutto chiaro. Ma quando ho chiesto come questa mia scelta sarebbe stata annotata nel verbale, mi sono sentito rispondere che sarebbe stato tutto conteggiato a fine giornata, in base alle schede non votate.
Ho insistito: volevo fosse messo per iscritto che avevo ritirato solo quattro schede su cinque e quali delle quattro. Dopo varie consultazioni, lo hanno fatto. Ma mi hanno trattato come un alieno, dicendomi: "Lei è l'unico che ha chiesto di farlo".

E allora mi sono fatto tre domande:

  1. Rifiutare una scheda non viola forse la segretezza del voto? Se dichiaro apertamente che non voglio votare un quesito, sto rivelando una scelta politica, è giusto?.

  2. Se il conteggio si fa solo alla fine, cosa impedisce a qualcuno – anche per distrazione – di ritirare schede non votate e usarle impropriamente, visto che non si può controllare?

  3. Il quorum vale per ogni quesito o solo per quelli votati? Perché nel mio seggio nessuno sembrava avere le idee chiare su questo punto fondamentale. Come possiamo fidarci? Il quorum vale SOLO per le schede votate.

Se qualcuno ritiene che stia sbagliando, mi corregga pure per iscritto all'indirizzo info@uriggitanu.it.
Ma se ho ragione, quanti altri avranno vissuto la stessa situazione senza battere ciglio?

Risultato? Quorum non raggiunto.

Alle 15 di oggi, con la chiusura delle urne, i numeri parlavano chiaro: il quorum non è stato raggiunto su nessun quesito. Una sconfitta evidente per i promotori.

Chi ha confuso il referendum in piazza questo sabato a Roma, con la questione palestinese (furbacchioni 1) e chi ha cercato di mischiare la cittadinanza da 10 a 5 anni con quella negata ai discendenti (furbacchioni 2) ha dimostrato solo confusione e pressappochismo, ma anche un'immagine al limite della legalità.

La stessa Elly Schlein aveva dichiarato dopo il primo turno delle comunali: "Se fossi nella Meloni comincerei a preoccuparmi."
Beh!? Visti i risultati del quorum referendario, forse dovrebbe essere lei a dimettersi da segretaria del PD. Magari con l'accompagnamento dell'amico Landini della CGIL verso un dignitoso silenzio politico.

A cosa sono serviti questi soldi?

Lo Stato ha speso milioni per organizzare questo referendum. Quei soldi avrebbero potuto finanziare progetti turistici, creare posti di lavoro, dare respiro a territori abbandonati.
E invece, come a Villa San Giovanni – dove c'è chi si oppone al Ponte per investire altrove – ci ritroviamo a discutere dell'ennesima occasione sprecata.
Magari per altri 30 referendum inutili. Dove nemmeno chi dovrebbe controllare conosce le regole.

E noi, intanto, continuiamo a pagare.

Andrea Ruggeri