Il Ponte, i Sindaci e il futuro negato: U Riggitanu tra la veglia e il risveglio

09.06.2025

Oggi StrettoWeb ha pubblicato un articolo dal titolo inequivocabile: "Ponte sullo Stretto, la follia dei Sindaci No Ponte: posizione reazionaria, al servizio di chi?". Un pezzo diretto, denso di simboli e riflessioni, che colpisce dritto al cuore di una questione che da decenni infiamma le due sponde dello Stretto. Avremmo voluto dire: "Ma dai, non esagerate". Ma la verità è che anche noi, come tanti cittadini, ne abbiamo le scatole piene.

Il Ponte divide ancora, ma forse, più che dividere le sponde, oggi separa le speranze dai timori, lo sviluppo dalla stagnazione, il coraggio dalla prudenza ideologica. U Riggitanu, che da sempre si sforza di essere spazio di confronto più che di scontro, oggi si trova costretto a fare da paciere e da campanello d'allarme.

La situazione è grave e il tempo scarseggia. Se non si colgono al volo certe occasioni, si rischia di restare senza ricorsi, senza appello. E allora i cittadini, che oggi chiedono chiarezza e visione, domani potrebbero additare proprio quei sindaci che oggi dicono "no" come coloro che "hanno rotto le uova nel paniere". È davvero questo che vogliono i sindaci Falcomatà e Caminiti?

Due città in ginocchio

Reggio Calabria e Villa San Giovanni sono tra le città più provate del Sud Italia. Lo dice StrettoWeb, lo confermano dati e classifiche: disoccupazione alle stelle, giovani costretti a emigrare, servizi sanitari fragili, infrastrutture obsolete, scuole fatiscenti. Due territori che faticano persino a raccontarsi senza accennare al degrado, all'abbandono, all'occasione mancata.

In questo contesto, il Ponte sullo Stretto rappresenta – al netto di tutte le critiche tecniche, ambientali e politiche – un'opportunità concreta, forse l'unica di questa portata, che potrebbe innescare un processo di trasformazione sociale ed economica. Come fa notare StrettoWeb, si tratta del più grande investimento infrastrutturale della storia del Mezzogiorno. Eppure, i sindaci delle due città interessate scelgono la strada dell'opposizione.

Tra il dire e il fare: i dati, non le ideologie

Non si tratta di una questione di schieramento. Non lo è più. Si tratta di futuro. Di lavoro, di dignità, di credibilità politica. Il Ponte significherebbe:

  • Migliaia di posti di lavoro, in fase di cantiere e non solo.

  • Una rete logistica finalmente degna di un territorio strategico tra Europa e Mediterraneo.

  • Un volano per il turismo, oggi spesso penalizzato da collegamenti inadeguati.

  • Un'occasione di modernizzazione generale: ferrovie, porti, viabilità, servizi.

Come può, chi governa città in costante emergenza, voltare le spalle a un progetto simile senza offrire alternative solide, concrete, urgenti?

Il rischio dell'isolamento politico (e morale)

Il rischio è che, a forza di dire "no", ci si trovi isolati. Non per scelta, ma per logoramento. Se Reggio e Villa perderanno anche questa occasione, con che faccia si potrà domani tornare a chiedere investimenti, piani di rilancio, attenzione?

U Riggitanu non si schiera in modo cieco, non fa tifo. Ma oggi suona una sveglia: non si può essere contro tutto per principio. Non si può restare immobili mentre il treno dello sviluppo (o meglio, il Ponte) passa.

Un invito al confronto, non alla rissa

Il nostro appello ai sindaci è semplice: uscite dalle barricate. Sedetevi al tavolo, discutete, pretendete garanzie, sicurezza, rispetto per l'ambiente, monitoraggio, coinvolgimento reale delle comunità. Ma non fermate tutto. Non chiudete le porte a chi prova – anche sbagliando – a proporre futuro.

Perché se si resta fermi, le città affondano. E se i cittadini vi voltano le spalle, non sarà perché qualcuno ha gridato allo scandalo, ma perché nessuno ha osato fare un passo avanti.

A questo punto la domanda è semplice e diretta:
Sindaco Falcomatà, Sindaca Caminiti: è davvero questo ciò che volete per le vostre città?

Djàvlon