Il traffico delle salme tra Russia e Ucraina
Tra le pagine più cupe e nauseanti della guerra in Ucraina, ce n'è una che non si combatte né nelle trincee né nei cieli dei droni, ma nei media: una vergognosa speculazione sui corpi dei soldati caduti.
Durante l'incontro a Istanbul tra delegazioni russa e ucraina si era concordato uno scambio di prigionieri secondo la formula "tutti per tutti", con priorità ai feriti e ai giovani. Prima, però, si sarebbe dovuto procedere alla restituzione delle salme. La Russia, per bocca di Vladimir Medinskij, si era detta pronta a consegnare i corpi di 6.000 soldati ucraini, custoditi in hangar refrigerati a Voronezh. Kyiv, all'epoca, non fornì cifre.
Ma lo scambio non è mai avvenuto. I russi sostengono di essersi presentati due volte al punto di incontro: la prima, gli ucraini non si sarebbero fatti vedere; la seconda, avrebbero rifiutato di ricevere i primi 1.212 caduti trasportati su camion-frigo. Un video, diffuso in rete, mostrerebbe quei mezzi. Per l'Ucraina è falso, parte di una campagna di disinformazione orchestrata dai servizi russi, come spiegato da Andrii Yusov. Tuttavia, il deputato ucraino Artem Dmitruk ha accusato direttamente Zelensky di aver bloccato il recupero delle salme.
Secondo Mosca, Kyiv non avrebbe un numero equivalente di corpi da restituire, il che implicherebbe ammettere perdite maggiori. In più, recuperare e identificare quei caduti costerebbe allo stato ucraino circa 2,5 miliardi di dollari in risarcimenti alle famiglie.
A peggiorare la tensione, il governatore filorusso di Zaporižžja, Evgenyj Balitsky, ha pubblicato l'elenco delle salme ucraine, gettando nello sconforto migliaia di famiglie che ancora speravano in una notifica ufficiale, non in un post su Telegram.
Che il video russo sia un falso è possibile, come lo è per tante altre notizie manipolate in questo conflitto. Ma le smentite ufficiali da una parte e le accuse dall'altra si rincorrono in un gioco crudele, mentre si attende lo scambio promesso. Se avverrà davvero, sarà forse l'unico modo per capire chi abbia più cinicamente speculato su queste migliaia di vite spezzate.
È comprensibile sentirsi disorientati in un conflitto dove la guerra mediatica è altrettanto feroce quanto quella sul campo. La disinformazione, i video manipolati (veri e propri film hollywoodiani, le versioni contrastanti e i silenzi strategici rendono difficile discernere i fatti reali dalla propaganda, e questo vale per entrambe le parti.
Eventi come Bucha hanno generato forti reazioni internazionali e altrettante controversie sul piano della narrativa, anche se è chiaro che nessuno lascherebbe per 3/4 o 5 giorni il proprio figlio morto sul selciato della strada ormai senza pericolo. Le esagerazioni in merito ad alcuni attacchi, poi ridimensionati nei dati reali, contribuiscono ad alimentare il sospetto generalizzato. Tuttavia, molte di queste informazioni restano difficili da verificare indipendentemente, specie in contesti di censura, guerra psicologica e pressioni politiche.
Intanto i colleghi del Giornale La Nuova Sardegna scrivono: Giornalisti stranieri sono arrivati nella regione di Bryansk, in Russia, per visionare i camion refrigerati con le salme dei militari delle Forze Armate ucraine. Lo riferisce la Tass, aggiungendo che sul posto sono presenti reporter e troupe televisive francesi, arabe, italiane, olandesi, tedesche e provenienti da paesi latinoamericani. Ieri, il capo della delegazione russa per i colloqui con la parte ucraina, Vladimir Medinsky, aveva dichiarato che i rappresentanti dei media mondiali potrebbero recarsi sul luogo dello scambio di prigionieri pianificato con l'Ucraina e accertarsi che la Russia stia effettivamente rispettando i termini dell'operazione. In precedenza, Medinsky, aveva riferito che la parte russa, in stretta conformità con gli accordi di Istanbul, il 6 giugno aveva avviato un'azione umanitaria per trasferire in Ucraina oltre 6.000 salme di militari delle Forze Armate ucraine deceduti, nonché per scambiare prigionieri di guerra feriti e gravemente malati e prigionieri di guerra di età inferiore ai 25 anni. Tuttavia, Medinsky ha osservato che la parte ucraina ha inaspettatamente rinviato sia l'accettazione delle salme che lo scambio di prigionieri di guerra a tempo indeterminato.
Il punto critico è che chi perde credibilità, perde anche la capacità di attrarre fiducia su questioni più ampie, come le trattative o i risarcimenti umanitari. In un tale clima, il principio della verifica indipendente – attraverso organismi neutrali, media attendibili o organizzazioni internazionali – dovrebbe rimanere la bussola, anche se non sempre disponibile in tempo reale.
Djàvlon