Incrocio pericoloso, manca lo Stop

05.11.2023

Analizzavo la questione Israele verso Gaza, la guerra del momento e che preoccupa e scandalizza i più in questo periodo. 

Un incrocio, dove manca lo Stop.

La questione Israele Palestina è estremamente complessa, antica in origine, ma delicata e in mutazione costante e quindi sono consapevole che ogni tipo di sintesi rischia di omettere informazioni o creare possibili domande a cui, non sempre ci può rispondere.

Parlando con varie figure, che consideravo, in un recente passato, persone con un minimo di informazioni e nozioni critiche, ho notato una latente ignoranza (da ignorare chiaro) nella questione mediorientale, peggiorata dalle informazioni assurde profuse dai media TV e giornali poco attendibili italiani in generale, su questioni minimali.

Per un attimo sono tornato con la mente, al periodo pandemico, dove medici pensavano di curarti con Tachipirina e vigile attesa, e politici che ci chiudevano in casa e impedivano di muoverci e comunicare. Ricordo che molti grazie alle stupidaggini prodotte da colleghi senza etica, auto-referenziandosi di istruiti, ci credevano e ubbidivano ciecamente, condannando chi invece cercava una logica a tutto quello.

Fossero vicini, i propri familiari o gli amici, condannavano tutti sulla base di informazioni fornite dalla TV.

Quel periodo per i giornalisti come me, venuti da altri mondi e con un bagaglio d'esperienza notevole, è servito come uno spartiacque, per capire che i colti, non erano chiaramente quelli che avevano studiato o si sentivano colti, ma quelli che mettevano in funzione il cervello e pensavano.

Pochissimi sanno chi sono i palestinesi e gli israeliani. Quasi essuno sa che molti dei morti e rapiti in territorio di Israele da parte di Hamas sono di altre religioni, di altri paesi e che lavoravano come funzionari dei coloni, emigranti che stanno li per un lavoro migliore, che nel loro paese non c'è, la maggior parte sono tailandesi, asiatici in generale, europei, americani, sudamericani, e sì ... ahimè anche arabi e palestinesi.

Pochi sanno che religione professano veramente gli stessi palestinesi e chi sono i veri abitanti in Israele e Gaza.

Le informazioni che veicoliamo in questo articolo, che in gergo chiamiamo fonti, vengono sia da giornalisti israeliani, che arabi, libanesi, ma anche palestinesi, visto che per quanto ne sappiamo, la presenza di noi giornalisti occidentali, negli anni è diventata impossibile, visto che Israele, durante le proprie operazioni, impedisce l'accesso ai reporter di tutto il mondo ai territori di Gaza.

E poi sino a ieri UFFICIALMENTE in 28 giorni 36 giornalisti sono stati uccisi nel conflitto, molti feriti e oltre 110 dei lo familiari morti.

Religione

Dal punto di vista religioso, la maggior parte dei palestinesi professa la religione islamica di confessione sunnita, ma ci sono anche sciiti e comunità cristiane e altre minoranze.

Ma la curiosità senza nessuna logica, che contrappone i sionisti (cioè un'ideologia politica degli ebrei il cui fine è l'affermazione del diritto alla autodeterminazione del popolo ebraico e il supporto ad uno Stato ebraico in quella che è definita "Terra di Israele", (o "Palestina" per i popoli che l'abitavano) dai palestinesi, sono i numeri, cioè il numero di musulmani e cristiani (religioni maggiormente professate dai palestinesi), ovvero 54% degli esseri umani del pianeta (per un totale di 3.771.690.000 di abitanti), contro gli ebrei, ovvero lo 0,2% (circa 13.850.000 di cui 41% vive anche se non stabilmente in Israele.

Quindi non staremmo parlando, come dicono giornali e TV di una guerra di due mondi, ma di 54% della popolazione mondiale contro lo 0,2%.

Continuo a chiedermi, pur essendo contro ad atti terroristici, che non risolvono, perché, pur essendo una lotta di liberazione, la lotta armata e il terrorismo faranno solo vittime innocenti, ma non risolveranno mai nessun problema, specialmente il problema palestinese.

E non l'ho detto solo io.

La cosa che però ci ferisce, noi che non tifiamo per nessuna delle due parti, ma solo difendiamo i valori umani, è la posizione assunta da molti paesi europei, tra i quali Italia, Germania e Regno Unito che contesta la creazione di un corridoio umanitario, usando come discorso quello che non è contestato dalla Carta dei principi dell'Onu: che un movimento nazionale che difenda una causa nazionale possa ricorrere alla lotta armata, ma che il popolo schiacciato da questa posizione ne sia l'unica vittima, con il loro beneplacido.

Che in parole povere vuole dire complici di uno sterminio.

Ricordiamoci che il 9 ottobre del 1982 cinque terroristi di origine palestinese inquadrati nel Consiglio Rivoluzionario di Al-Fatah di Abu Nidal assaltarono la Sinagoga di Roma e uccisero un bambino.

Però non dobbiamo scordare neanche che il massacro di Sabra e Shatila, compiuto dalle Falangi libanesi, alleate di Israele, e dall'Esercito del Libano del Sud, con la complicità dell'esercito israeliano, di un numero di civili compreso fra 762 3.500, prevalentemente palestinesi e sciiti libanesi (la Croce rossa disse 2.400). Il 24 settembre 1982, solo 6 giorni dopo la strage, la spedizione italiana di pace, era li a Sabra e Shatila, io lo so, perché ero tra loro, ed è in quei mesi di Libano che decisi che sarei diventato giornalista.

L'odore della morte era presente e in quei giorni incontrammo tante cose di cui non vorrei ricordare, ma che non potrò mai dimenticare.

Quasi nessuno fu punito, per quell'eccidio.

Nelle guerre, le barbarie e gli atti disumani dovrebbero essere puniti, e sia Hamas come Israele lo sanno, come facciano a dormirci sopra senza avere incubi non lo so.

Gli Ebrei dopo l'Olocausto avrebbero dovuto saperlo, visto che hanno fondato il Simon Wiesenthal Center, e perseguito quegli assassini e i loro collaboratori sino ad oggi.

Oltre 10.000 morti quasi la metà bambini, 23.000 feriti la metà bambini, tra questi l'intera famiglia del nostro collega Wael Al-Dahdouh, questi i dati sino ad oggi a Gaza, che un giorno potrebbero fondare il Wael Al-Dahdouh Center o il Sabra e Shatila Center per ricercare e condannare, quelli che oggi e nell'82 hanno assassinato donne, vecchi e bambini, e collaborato con queste carneficine.

A questo "Incrocio pericoloso, manca lo Stop".

Djàvlon

Fonti: Committee to Protect Journalists; Affaritaliani.it; AlJazeera; Haaretz;

*Bettino Craxi, novembre 1985

"Ebbene, se la questione nazionale palestinese esiste, anche l'azione dell'Olp deve essere valutata con un certo metro, che è il metro della storia. Vedete, io contesto all'Olp l'uso della lotta armata non perché ritenga che non ne abbia diritto, ma perché sono convinto che lotta armata e terrorismo non risolveranno il problema della questione palestinese. L'esame del contesto mostra che lotta armata e terrorismo faranno solo vittime innocenti, ma non risolveranno il problema palestinese. Non contesto però la legittimità del ricorso alla lotta armata che è cosa diversa"