Sciopero Generale o Suicidio Assistito?

30.11.2024

Lo Sciopero generale di 8 ore di venerdì 29, proclamato da Cgil e Uil contro la manovra, sembra più un suicidio assistito.

Si sono fermati i lavoratori di tutti i settori, pubblico e privato, ad eccezione delle ferrovie. Salvo i servizi minimi essenziali, hanno rischiato di fermarsi per tutto il giorno fabbriche, scuole, sanità, poste, uffici pubblici, giustizia e negozi. Per i trasporti, la protesta è stata limitata a 4 ore.

La risposta con questo sciopero, secondo i sindacati, è una mobilitazione senza precedenti (che però non c'è stata ma...). Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, venerdì ha dichiarato: "Oggi non si limita solo alla protesta, ma inizia un percorso di mobilitazione per rivoltare questo Paese. Basta ingiustizie, basta precarietà." Ha aggiunto che "la rivolta sociale significa che ognuno di noi non può voltarsi dall'altra parte di fronte alle ingiustizie, bisogna capire che il problema mio è il problema di tutti e che solo insieme possiamo cambiare questa situazione."

Tuttavia, non tutti sono d'accordo. Anzi, io personalmente non lo sono.

Lo sciopero doveva essere organizzato a suo tempo per opporsi al Green Pass e per difendere i lavoratori costretti a vaccinarsi per non perdere il lavoro. Doveva supportare i portuali di Trieste, ma stranamente non c'era nessuno a fianco loro. 

Questi grandi sindacati dovrebbero vergognarsi, poiché spesso, per ragioni politiche, scendono in piazza solo per attaccare un governo avverso, dimenticando le reali esigenze dei lavoratori.

A mio avviso, e a quello di oltre il 50% della popolazione, questa mobilitazione è un atto di facciata, un ritorno alle abitudini pre-pandemiche, ignorando la vera natura del cambiamento che sta attraversando il mondo del lavoro.

Un solo sindacato, la Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali (FISI), nel 2021 ha avuto il coraggio di proclamare un vero sciopero contro l'obbligo del Green Pass e la vaccinazione obbligatoria per i sanitari.

La FISI fece valere una motivazione solida, dicendo che "lo sciopero generale è giustificato dalla difesa dei valori costituzionali minacciati da eventi che ledono la sicurezza dei lavoratori." La Commissione di Garanzia aveva invitato a revocare lo sciopero per una serie di infrazioni sull'organizzazione, ma la FISI ha mantenuto la posizione, dimostrando un reale impegno a difesa dei diritti dei lavoratori, senza un agire politico o strumentale.

Lo sciopero di venerdì, al contrario, non ha lo stesso fondamento. Non è una lotta per i diritti dei lavoratori, ma un attacco politico, strumentalizzato da sindacati che non difendono veramente i cittadini e i lavoratori.

Vi ricordate Lilliput, nei Viaggi di Gulliver?* A volte sembra che i grandi sindacati siano come i piccoli abitanti di quella terra: piccole azioni simboliche che non incidono realmente sulle questioni cruciali.

Se davvero rappresentassero gli interessi dei lavoratori italiani, dovrebbero concentrarsi su come migliorare i salari, le condizioni di lavoro e aiutare i lavoratori a rispondere ai cambiamenti del mondo del lavoro, che è ormai radicalmente diverso da quello del Novecento. E se questo cambiamento è evidente, non solo nel mondo del lavoro ma anche nelle nuove tecnologie, l'adattamento dei sindacati diventa fondamentale.

Oggi, infatti, siamo nel bel mezzo di una nuova rivoluzione industriale, grazie o per colpa dell'intelligenza artificiale e della robotica, che stanno già cambiando profondamente il panorama occupazionale. 

Le professioni tradizionali rischiano di sparire, e le nuove opportunità richiedono competenze diverse. Questo significa che i sindacati devono evolversi, come è cambiato il mondo del lavoro, per tutelare non solo i lavoratori, ma la dignità e i diritti umani dei cittadini.

Il rischio è che, se non si rinnova, il sindacato diventi unicamente uno strumento di lotta politica, distante dalle vere esigenze dei lavoratori. Un sindacato che, pur conservando il cuore pulsante delle battaglie storiche, possa affrontare le sfide del presente e del futuro senza rimanere ancorato a schemi ormai superati.

Lo sciopero di venerdì, quindi, non è una risposta ai reali problemi dei lavoratori, ma piuttosto una chiamata alle armi politica. Un'azione che, se non rinnovata e ricalibrata sulle esigenze del cambiamento, rischia di trasformarsi in un suicidio assistito per il sindacato stesso, incapace di rispondere alle sfide del nuovo millennio.


Andrea Ruggeri

*Per certi aspetti la situazione attuale Sindacati (sinistra) e Governo (destra), mi ricorda il libro di Jonathan Swift "I viaggi di Gulliver' dove il personaggio Gulliver incontra l'isola di Lilliput (che paragonerei all'Italia attuale), dove gli abitanti, i lillipuziani, sono governati da due schieramenti in lotta per il potere tramecksan (tacchi-alti) e stamecksan (tacchi-bassi), che si differenziano gli uni con gli altri non solo per le ideologie opposte, ma per l'altezza delle scarpe che i loro sostenitori portano, fregandosene dei veri problemi.

Questi poi sono nemici di Blefuscu (che potrebbe essere la Russia o il paese nemico del momento), perché rompevano le uova dalla parte stretta e non dalla parte larga (cioè nemici senza un reale motivo), portati poi a una guerra disastrosa e quasi alla distruzione totale.

Vi ricorda niente?

*La situazione attuale tra Sindacati (sinistra) e Governo (destra) mi ricorda molto l'isola di Lilliput descritta nel libro di Jonathan Swift I viaggi di Gulliver.

In questa storia, Gulliver giunge sull'isola di Lilliput, dove gli abitanti – i lillipuziani – sono divisi in due schieramenti, Tramecksan (quelli con i tacchi alti) e Stamecksan (quelli con i tacchi bassi), che non si differenziano solo per le loro ideologie politiche, ma addirittura per l'altezza delle scarpe che indossano. La guerra tra i due schieramenti si basa su una questione puramente superficiale e insignificante, che non ha nulla a che fare con i veri problemi del paese. La divisione tra i due gruppi è talmente assurda che sembra non importare a nessuno dei due schieramenti, che sono pronti a distruggere la propria società pur di prevalere sull'altro.

Questa situazione mi sembra paragonabile alla lotta odierna tra le forze politiche e sindacali in Italia, dove le divisioni ideologiche tra destra e sinistra sembrano oscurare i veri problemi del Paese. Sindacati e Governo, come i lillipuziani, sembrano più concentrati a scontrarsi su temi di poco conto, alimentando divisioni ideologiche che poco hanno a che fare con il benessere della popolazione e la risoluzione dei problemi concreti della società.

Un'altra analogia che vedo è quella con la guerra tra Lilliput e Blefuscu, la nazione nemica. 

In I viaggi di Gulliver, i lillipuziani dichiarano guerra a Blefuscu per una questione altrettanto assurda: i Blefuscu rompono le uova dalla parte sbagliata, quella stretta, mentre i lillipuziani lo fanno dalla parte larga. Questo conflitto inutile e distruttivo porta le due nazioni quasi alla distruzione totale, senza una ragione valida.

Pensate anche voi alle guerre tra Ucraina e Russia? Israele verso Palestina e Libano? Fazioni ribelli contro Assad in Siria?

Oggi, la politica e il sindacalismo italiano sembrano cadere in dinamiche simili: si accendono conflitti su questioni marginali o su pretesti ideologici, alimentando una guerra politica che, invece di risolvere i problemi reali del Paese, rischia solo di minare la stabilità, il progresso e il lavoro. Non si discute mai delle soluzioni concrete per migliorare la vita dei cittadini, ma piuttosto si alimentano le divisioni, come se la lotta per il potere fosse più importante della soluzione dei problemi che affliggono la nostra società.

Vi ricorda qualcosa?

A. Ruggeri