Tecnologia uno strumento al servizio dell’uomo? O dispositivo di controllo sull’uomo?

Oggi seguivo un dibattito e voglio dividere con voi il senso dello stesso.
La tecnologia è uno strumento al servizio dell'uomo? Oppure un dispositivo di controllo sull'uomo?
"Se una tecnologia, nel momento in cui viene introdotta, abolisce le tecnologie precedenti o inibisce le alternative, allora non è una tecnologia ma un dispositivo di controllo."
Questo enunciato pone un criterio etico e operativo importante: una vera tecnologia deve co-esistere con la libertà di scelta, non imporsi come unico mezzo. La libertà risiede nella pluralità degli strumenti, non nell'obbligo di utilizzarne uno solo.
Esempio della moneta digitale: "La moneta digitale va bene. Ma se abolisce il contante non è più moneta digitale, è una tecnologia di controllo."
Questo è sicuramente un caso emblematico.
L'adozione della moneta digitale in sé non è negativa — può essere più efficiente, trasparente, tracciabile — ma la sua esclusività toglie all'individuo il diritto all'anonimato, alla riservatezza e all'autonomia economica. L'abolizione del contante rappresenterebbe una perdita di libertà concreta e simbolica.
E allora può venirti in mente la metafora del palazzo senza scale:
"Chi abiterebbe in un palazzo con stupendi e velocissimi ascensori, ma priva di scale?"
Qui si esprime un principio di resilienza e autonomia: una tecnologia che elimina le vie alternative è fragile e totalizzante. La metafora suggerisce che una società davvero libera e responsabile mantiene sempre una via d'uscita, un piano B.
Quindi ci troviamo a uno scontro "Controllo della tecnologia vs. controllo tramite tecnologia" e allora?:
"È la tecnologia che mi sta controllando o sono io che controllo la tecnologia?"
Questa è la domanda etica per eccellenza, oggi più urgente che mai nell'era dell'intelligenza artificiale, degli algoritmi predittivi e dell'Internet of Things (IoT). Il potere decisionale deve restare umano, locale e reversibile — e scusatemi se questo vi fa pensare alle urne elettroniche del Brasile o del Venezuela. Addestrare l'IA a rispondere come vuole qualcun altro non è né intelligenza né libertà.
Emblematico il caso dei mezzi di trasporto elettrici, in primis l'automobile elettrica:
Ora sappiamo che "Può essere disattivata a distanza e pilotata a distanza."
Il rischio qui non è nella macchina elettrica in sé, ma nella connessione remota e nel controllo centralizzato.
L'interruttore — simbolo del potere di scelta — deve restare nelle mani del cittadino, non del produttore, dello Stato o di una piattaforma.
La riflessione che sollevo, pone una questione centrale: l'autonomia dell'individuo nell'era digitale. Una tecnologia che non lascia alternative, che non può essere scollegata, o che può essere spenta da altri, non è al nostro servizio: è un meccanismo di controllo.
Perché una tecnologia sia legittima, etica e umana, deve:
Garantire opzioni (non abolire le precedenti);
Essere disattivabile da chi la utilizza;
Essere trasparente nel suo funzionamento;
Non ledere la libertà dell'individuo (come privacy, autonomia di movimento, scelta economica).
Il progresso non è solo efficienza e innovazione, ma anche libertà e consapevolezza. Se la scala sparisce, e ci resta solo l'ascensore, forse non siamo più in un palazzo, ma in una prigione elegante, come è successo in Spagna durante il Black out.
E non parlo solo di tecnologia. Parlo anche di informazione e di libertà di informazione.
Non importa quanto sia grande o potente un mezzo di comunicazione — televisione, radio, giornali o reti sociali — importa che resti intatto il diritto alla pluralità delle voci, alla verità scomoda, alla possibilità di scegliere dove informarsi e su cosa riflettere.
Come facciamo qui da noi, nel settimanale U Riggitanu, dove trovano spazio le opinioni di Djàvlon, di Cris Vicente, di Masaniello Pasquino, di Andrea Ruggeri e di chi scrive — o ha scritto — come il compianto Giuseppe Gangemi, recentemente scomparso.
Ribadisco: l'opinione deve essere libera, nei limiti della decenza, senza offendere né ferire. Deve essere ferma, analitica, talvolta critica, ma sempre vera ed etica, al servizio del cittadino.
Perché senza libertà di informazione, non c'è cittadino consapevole. E senza cittadini consapevoli, la tecnologia smette di essere uno strumento e diventa una gabbia.
Andrea Ruggeri