Vergogna Blanca della Rai

16.11.2023

Il servizio pubblico si copre di vergogna invertendo di sana pianta la verità dei fatti storici per come realmente avvenuti. Due anni fa i portuali di Trieste vennero assaliti senza motivo dalle forze dell'ordine per avere organizzato una legittima protesta contro l'infame green pass. Oggi la Rai fa credere il contrario con la fiction Blanca e dai social alle proteste in piazza e TV tutta la rabbia delle persone, noi compresi, un falso in prima serata della Rai che ormai la pone a comprimario della bugia.

"Rappresentati come assassini, ma noi protestavamo seduti, non menavamo gli agenti"

«È veramente allucinante, alla fine è chiaro che si riferiscano a noi portuali, anche se dicono che ogni riferimento è puramente casuale. Il fatto di far passare in una fiction i portuali come quelli che hanno attaccato le forze dell'ordine, mentre noi eravamo lì solamente per difendere i nostri diritti, è veramente schifoso e vergognoso».

Lo dice Stefano Puzzer a capo della protesta pacifica, che subi agressioni ingnobili da parte delle forze pubbliche. 

Solo riproduciamo l'articolo di Borgonovo sul giornale Verità.

L'amarezza di Stefano Puzzer è tangibile e decisamente giustificata. Vedere rappresentati in una serie televisiva della Rai i portuali di Trieste come pericolosi facinorosi e addirittura assassini è troppo anche per un uomo paziente come lui.

«Una cosa del genere ti crea un vuoto dentro», dice alla Verità, «una rabbia enorme, perché pensi che fra quindici anni, se qualcuno vedrà questa serie, si farà un'idea completamente diversa della realtà, nonostante ci siano migliaia di video che testimoniano il fatto che noi eravamo seduti e tranquilli».

Già. Voi eravate seduti, qualcuno addirittura pregava.

«La prima cosa a cui noi pensavamo era l'incolumità delle persone, e passare come un facinoroso che invece ha attaccato la polizia e ha addirittura ammazzato una persona è folle. È folle, non ho altre parole per dirlo, e questo mi fa capire che non siamo neanche in un regime o una dittatura, ma dentro a qualcosa di peggio».

Cioè?

«Questi pensano veramente che tutta la gente sia deficiente, che non riesca più a pensare con la propria testa e vada dietro a qualsiasi cosa mostri la tv. Però alle spalle ci sono dei valori, dei sacrifici... Ci sono dei principi. Forse chi ha scritto quella serie non sa che cosa c'è dietro alla decisione semplice, normale, naturale che abbiamo preso - quella di scioperare - per difendere i nostri diritti. Non sanno quanti sacrifici abbiamo fatto, mettendo in gioco la nostra famiglia, il nostro lavoro, il futuro dei nostri figli».

Insomma vi siete sentiti profondamente offesi.

«Mi chiedo se gli attori, leggendo la parte, si siano posti il problema di ciò che stavano per mettere in scena. Ma credo di no. Stavano parlando di me, di noi, di persone che hanno messo in gioco tutta la loro vita: se io fossi un attore, e dovessi interpretare un ruolo simile, me le farei queste domande. Vuol dire che questa gente una coscienza non ce l'ha».

A proposito di mettere in gioco la propria vita e il proprio lavoro. Tu sei stato licenziato, e adesso state aspettando l'esito dell'appello.

«Sì, io sto facendo tutti i lavori che vengono, che trovo, perché avrò l'appello in febbraio per la causa di lavoro e, se non andrà bene l'appello, andrò in Cassazione. Per fortuna, un giudice di Trieste ha avuto il coraggio di dire che un'azienda deve rimborsare le sospensioni di undici lavoratori che avevano deciso di aderire allo sciopero di quei giorni, di fatto legittimandolo. E questo è un piccolo passo, non poco importante. Però quando vedi quattro pagliacci che in tv si permettono di andare a dire certe cose e di screditare i nostri principi…».

A quel punto sale la rabbia.

«Ma certo. Non hanno screditato soltanto una azione, ma pure dei principi. In quei giorni c'erano appunto in gioco dei principi, dei valori, dei diritti. Delle famiglie che avevano deciso di rimanere a casa senza stipendio perché volevano difendere i loro sacrosanti diritti. Ed è ancora più vergognoso che a fare una cosa del genere sia stata la tv pubblica, che dovrebbe essere al di sopra delle parti».

Di sicuro è un racconto fuorviante. Per questo forse è il caso che su quanto successo in quel periodo si faccia finalmente chiarezza, si rimettano in ordine i tasselli ricostruendo almeno una parte di verità. Magari anche grazie alla commissione Covid, quando inizierà a lavorare. Che ne pensi?

«Mah, dopo quello che ho visto mi sembra inutile che ci vadano a mettere il prosciutto sugli occhi parlando di commissioni Covid. Sono cavolate. Con le commissioni si fanno i dispetti a livello politico, e io dico chissenefrega! Devono pensare a ben altro».

A che cosa?

«A chi adesso sta a casa con gli effetti avversi da vaccino, a chi ha perso la vita, a chi ha perso la salute e il lavoro. Ci sono anche persone che credevano nel vaccino e adesso si trovano ammalate, così come c'è chi ha dovuto cedere al ricatto del vaccino per andare a lavorare. Però non può esistere uno Stato che non abbia le palle di riconoscere quello che ha fatto. E che per lo più, per coprire le sue malefatte, si inventa addirittura una fiction».

Quindi sei scettico riguardo la commissione Covid.

«Allora, io sono uno che non parla se prima non ha visto i fatti, te l'ho già detto in passato. Se la commissione viene fatta è già un primo passo. Ma se questa commissione viene istituita per attaccare gli avversari politici, allora non va bene».

Servirebbe anche una indagine sugli effetti avversi.

«Per prima cosa bisogna pensare a chi sta male. Se si finisce - tramite la commissione Covid o in altro modo - col riconoscere che c'è chi ha avuto effetti avversi dopo il vaccino, anche senza incolpare nessuno, è già un successo. Però si deve riconoscere il diritto di chi si è vaccinato dietro a un ricatto e oggi sta male a essere mantenuto dallo Stato. Io non sono uno che vuole vendicarsi, a me non interessa che qualcuno paghi, ormai tanto la frittata è fatta. Però almeno che vadano ad aiutare chi adesso sta male».

di Francesco Borgonovo, la Verità