Immagini pesanti sull'operazione a Rio de Janeiro e risvolti

Questa parte è stata scritta e tradotta da un collega presente a Rio de Janeiro che, temendo per la propria vita e per quella della sua famiglia, ha scritto con il bavaglio alla bocca. Capite ora quanta violenza nasce dall'uso politico della morte e della delinquenza? È questo il vero dramma del Brasile di oggi: non solo la criminalità che uccide, ma anche la paura che zittisce chi cerca di raccontare la verità, quella reale, tutto questo ricorda Gaza dove la tragedia è usata per la narrazione politica, camminando sui corpi di giovani morti per credere che la violenza è l'unico sistema. 

Tutto è iniziato così, anche se da sempre le fazioni criminali comandano le favela e le comunità periferiche e non di Rio de Janeiro. 

I capi della fazione Comando Vermelho (CV) hanno creato gruppi su applicazioni di messaggistica per comunicare ai membri della banda argomenti che vanno dalla pratica della tortura nei confronti dei residenti dei complessi residenziali di Alemão e Penha alla scala dei guardiani che sorvegliano i punti di vendita della droga o al loro comandante sulla strada: il trafficante Edgar Alves de Andrade, noto come Doca o Urso.

Le indagini che hanno dato origine alla megaoperazione nella Zona Nord di Rio di martedì (28), considerata la più letale nella storia della città, mostrano che Juan Breno Ramos, detto BMW, è responsabile dell'applicazione delle punizioni definite dalla fazione nei complessi per comportamenti che non piacciono ai criminali. Le punizioni sono aggressioni, torture e omicidi.

Il risultato non lo vediamo solo ora solo a Rio gli omicidi sono migliaia ogni anno e i complessi residenziali di Alemão e Penha i più violenti.

I corpi che vedete depositati in fila sull'asfalto sono stati privati della parte superiore del vestiario per creare maggiore impatto e alimentare politicamente una narrazione contro poliziotti e governo locale. Questa prassi è ormai comune e conosciuta da noi giornalisti; le famiglie piangono, ma, pur piangendo, restano ancora succubi dei trafficanti, che approfittano dei giovani morti per fare politica e trarne vantaggi — chiaramente per quei politici che li stanno alimentando. Non aggiungo altro, altrimenti anche la mia vita sarebbe in pericolo.

I trafficanti morti sono stati spogliati subito dopo le dichiarazioni del governatore sulle operazioni, nelle quali egli affermava — confermato da immagini — che gli stessi trafficanti armati indossavano mimetiche normalmente usate dall'esercito brasiliano, per confondere i poliziotti.

Molte volte i giovani si uniscono alle fazioni criminali per scelta propria, nella convinzione di difendere la propria famiglia: infatti, se appartieni a una fazione, il rischio che la tua famiglia venga toccata, violentata o uccisa è minore. Ma poi questi giovani finiscono per diventare essi stessi i carnefici delle altre persone della comunità, e spesso anche di chi, ignaro, si trova solo a passare vicino a quei luoghi.

Non dimenticate, in Italia, il caso di Roberto Bardella, finito per errore nella favela Morro dos Prazeres di Rio de Janeiro. A tradire la vittima e il suo amico, che si è salvato, furono il GPS e una telecamera installata nel casco. I motociclisti stavano utilizzando un dispositivo elettronico per orientarsi in città, ma poi commisero l'errore fatale.

Secondo quanto dichiarato dalla polizia, una volta entrati nella favela i due sarebbero stati fermati da un gruppo di banditi armati — esattamente una delle fazioni come quelle di oggi — che li costrinse a scendere dai loro mezzi. Bardella e Rino Polato furono "accolti da spari" e poi obbligati dai criminali a salire su un'auto, dove rimasero ostaggi.

Dal racconto della polizia locale emerse che, durante il rapimento, le sorti dei due italiani si separarono: i malviventi decisero di liberare Polato perché non possedeva alcuna telecamera nel casco, mentre spararono un colpo alla testa a Bardella, che invece aveva una cam. Il corpo della vittima fu trovato in una delle strade della favela, mentre Polato venne localizzato e salvato in uno degli ingressi alla zona da agenti dell'unità di peacekeeping della polizia (UPP).

Capite ora?

Scusate se non mi presento: voi lì subite altre violenze, non ultima quella del green pass e dei vaccini obbligatori; io rischio la vita ogni giorno e forse un giorno per un errore potrei trovarmi a fare la fine di Roberto.