Occhiuto a Quarta Repubblica

17.06.2025

Sono anni che scrivo, e sono anni che ripeto che la giustizia messa al servizio dei partiti politici, soprattutto in prossimità di un'elezione, smette di essere giustizia per diventare uno strumento improprio di lotta politica. Utilizzare la giustizia per fini elettorali è una deriva pericolosa. Ma accusare Occhiuto, in questo contesto, è un autogol clamoroso.

In Forza Italia, Roberto Occhiuto è certamente uno dei più corretti, e considerando cosa pensano i cittadini oggi della giustizia italiana, beh… sembra davvero un colpo di pistola al piede per un sistema che, troppo spesso, incarcera innocenti a raffica, paga poi i danni, e spende miliardi per eliminare i nemici degli amici politici. E non parlo solo di destra o sinistra: parlo di un terzo potere. Un potere autonomo, che dovrebbe garantire l'equilibrio, e che invece sembra talvolta giocare una partita propria.

Il Governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, è stato ospite ieri sera a "Quarta Repubblica" su Rete 4, pochi giorni dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per un'ipotesi di corruzione. Nicola Porro, conduttore del programma, lo introduce così:
"È una storia che rientra in quelle che definiamo di 'giustizia impazzita'. È tutto poco chiaro. Lui chiede subito di poter parlare, ma gli dicono 'no, non si può'. Forse è vero, non si può. Ma allora non si dovrebbe nemmeno poter pubblicare tutto sui giornali. E invece si parla di auto di lusso, ma si tratta di una Smart. Occhiuto non vede le carte, ma i giornali sì. E così, di fatto, il processo è già cominciato".

Personalmente, non amo la TV italiana e men che meno i talk show politici, che spesso ignorano le regole basilari dell'etica giornalistica. Ma "Quarta Repubblica", a detta di molti colleghi, è tra i pochi programmi che ancora provano a fare informazione. E allora, bene così.

Occhiuto, in trasmissione, si mostra visibilmente scocciato e arrabbiato. Scatenato.
"Ho ricevuto solo due fogli, e in quei due fogli non c'è nemmeno un fatto concreto. Ho chiesto le carte, ma non me le danno. Poi però le stesse carte finiscono in mano a un giornalista e tutto viene pubblicato su 'Domani', che a questo punto sembra essere diventato la cancelleria del Tribunale. Ho 56 anni e questo è il mio primo avviso di garanzia. Eppure, ho sempre gestito la Regione con trasparenza, fianco a fianco con le istituzioni".

E continua:
"Sono incazzato, sì. Perché si sta dando un'immagine di me e della Regione che non corrisponde al vero. Non dico 'non indagatemi', anzi: indagatemi pure, indagatemi tutto. È capitato a tutti i presidenti della Regione Calabria di essere indagati, arrestati o rinviati a giudizio. Ma intanto, sono stati distrutti. Io questo non lo permetterò. Saranno i calabresi a giudicare se ho governato bene o no".

"Il quotidiano 'Domani' parla di rapporti normali tra soci di società private. Io non ho mai conferito incarichi al mio socio. Si parla di due multe arrivate ad auto aziendali? Pagate. Era un'auto aziendale? Sì. E comunque il mio socio non è uno sprovveduto, altrimenti non ci avrei fatto affari. Si contesta che sia stato nominato dalla mia compagna, ed è vero. Sia io che Matilde Siracusano fummo felici di quella nomina, proprio per il curriculum di quella persona. Ma dov'è la corruzione? Parliamo di una società privata, con operazioni tracciabili, come avviene in qualsiasi azienda seria".

"Ho poi deciso di cedere le quote, perché ho annunciato la mia ricandidatura. E guarda caso, pochi giorni dopo, scoppia questo caos. Non so quali possano essere i problemi, per questo chiedo ai magistrati di ascoltarmi. Credo, leggendo 'Domani' – visto che le carte non le ho – che il nodo sia la nomina di quella persona. Ma quella nomina io non l'ho fatta. So che la Calabria è una regione complicata. Ma io chiedo solo: controllatemi, controllatemi tutto. Chiamatemi. Ho tanto lavoro da fare per questa Regione, e non posso perdere tempo con queste stronzate".

In televisione, Occhiuto si difende con forza. In Regione lavora con determinazione. È, a detta di molti, uno dei migliori governatori dopo Scopelliti, in una terra complessa, dove troppo spesso, quando si perde alle urne, arriva la "giustizia ingiusta".

Djàvlon